Messa di mons. Fisichella nella Casa-Santuario delle Figlie di San Camillo a Grottaferrata
“Testimoni dell’amore di Dio, testimoni di vita”. E’ stato questo il passaggio più
volte sottolineato ieri da mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università
Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel corso della Messa
presieduta nella Casa-Santuario delle Figlie di San Camillo a Grottaferrata. Rievocando
l’esempio di San Camillo de Lellis e dei due Beati fondatori, padre Luigi Tezza e
madre Giuseppina Vannini, il presule ha chiesto espressamente alle suore di annunciare
Cristo vivo perché scegliere Cristo significa operare per la vita. “Mi rivolgo proprio
a voi che ogni giorno vedete i segni della passione lungo le corsie degli ospedali
al letto della sofferenza”, ha detto il presidente della Pontificia Accademia per
la Vita. “Anche la sofferenza ha un suo preciso significato”, ha aggiunto. “Viviamo
in un contesto in cui la vita sembra aver perso il suo valore, risulta debole, priva
di significato, più che un elemento di uguaglianza è diventato di disuguaglianza.
Ma la vita è un dono che ci ha fatto il Signore e nessuno può metterla in discussione”.
Mons. Fisichella ha spiegato inoltre che: “Dio ci ha fatto liberi. Anche di fronte
alla malattia? Certamente, se sappiamo dare alla nostra sofferenza un senso. Perché
solo così si è capaci di recuperare quel sentimento di amore che oggi sembra essere
smarrito. Sentiamo spesso parlare di elisir di lunga vita, di ricette magiche per
vivere oltre i cento anni”, ha rilevato il presule, “anche se più tardi, siamo comunque
chiamati a lasciare questo mondo e ciò che rimarrà di noi sarà proprio quella testimonianza
di vita e d’amore che Dio ci ha chiesto”. Nell’accogliere il rettore della Pontificia
Università Lateranense, madre Laura Biondo, superiora generale delle Figlie di San
Camillo, ha ricordato l’impegno quotidiano delle strutture camilliane in difesa della
vita: “Insieme ai laici che prestano servizio nelle nostre strutture cerchiamo nel
nostro servizio quotidiano di coniugare il progresso della medicina con le esigenze
etiche della persona umana”, ha evidenziato la religiosa aggiungendo che: “Le scienze
mediche sono giunte a conoscere meglio le strutture biologiche dell’uomo e il processo
della sua generazione. Questi sviluppi sono certamente positivi e meritano di essere
sostenuti, quando servono a superare o a correggere patologie e concorrono a ristabilire
il normale svolgimento dei processi generativi. Ma essi sono negativi, e pertanto
non si possono condividere, quando implicano la soppressione di esseri umani o usano
mezzi che ledono la dignità della persona, oppure sono adottati per finalità contrarie
al bene integrale dell’uomo” ha concluso madre Laura Biondo. (A cura di Davide
Dionisi)