2010-05-15 15:15:59

Scontri in Thailandia: oltre 20 morti. La Chiesa denuncia: interessi faziosi


Con violenze meno estese rispetto a ieri, Bangkok sta vivendo oggi la sua seconda giornata di guerriglia urbana con nuove vittime: il bilancio complessivo delle ultime ore sale ad almeno 22 morti ed oltre 150 feriti. Il presidente della Conferenza episcopale della Thailandia, mons. Louis Chamniern, arcivescovo di Thare e Nonseng, tenta una mediazione per evitare ulteriori spargimenti di sangue e alncia una forte denuncia. Il servizio di Fausta Speranza RealAudioMP3
Esplosioni e spari a nord e a sud del presidio delle cosiddette camicie rosse, i manifestanti che da tre mesi occupano il distretto commerciale di Bangkok in segno di protesta contro l'attuale governo: chiedono lo scioglimento del Parlamento e la rimozione del primo ministro Vejjajiva. La settimana scorsa c’è stata una tregua in cui si è parlato di elezioni anticipate a novembre, ma le camicie rosse hanno posto condizioni che non sono state accettate. Dunque l’esercito ha isolato il presidio e tagliato luce e rifornimenti. Secondo il governo, nell'accampamento, sono rimaste 6mila persone, mentre qualche settimana fa arrivavano a 30mila. I manifestanti ammettono che scarseggiano le provviste alimentari. Poco fa l’ultimatum: i soldati disperderanno i manifestanti se non lasceranno il presidio. E di fronte al timore di ulteriori violenze e sofferenze, la Chiesa locale ha reso pubblico, attraverso l’Agenzia Fides, un appello al dialogo sottolineando che "leader buddisti, cristiani e musulmani potrebbero contribuire a esplorare nuove vie di dialogo e di mediazione, per una soluzione pacifica”. Il presidente della Conferenza episcopale della Thailandia spiega che il governo accusa i leader della protesta di essere ‘nemici della Coronà e ‘traditori della patrià, ma sembra un modo per screditare la protesta agli occhi della nazione. L’esecutivo – raccomanda – dovrebbe esercitare maggiore pazienza nell’esplorare ancora nuove strade di dialogo e denuncia: entrambe le parti guardano solo ai propri interessi e non al bene comune. Il presidente della Conferenza episcopale thailandese non nasconde la preoccupazione: sarebbe un’ultima possibilità, - dice - prima della “guerra civile” che rischia di insanguinare la nazione. E resta da dire che qualche ora fa è intervenuto il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon: ha rivolto un appello tanto ai manifestanti quando alle autorità thailandesi affinchè facciano tutto ciò che è in loro potere per evitare ulteriore violenza.







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