Santa Sede: sostenere gli immigrati su ricongiungimenti e diritto alla cittadinanza
Due dicasteri vaticani lanciano un appello a sostegno dei ricongiungimenti familiari
degli immigrati e perché gli irregolari siano aiutati a uscire dalla precarietà per
partecipare alla vita sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto
alla cittadinanza. Ce ne parla Sergio Centofanti. In occasione
della Giornata internazionale delle famiglie, che si celebra oggi sotto l’egida dell’Onu
sul tema de “L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo”, i Pontifici Consigli
della Famiglia e della Pastorale per i Migranti hanno pubblicato ieri una Dichiarazione
congiunta a firma dei presidenti dei due dicasteri: il cardinale Ennio Cardinale Antonelli
e l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò. Nell’appello si chiede il rispetto della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani in cui si riconosce che la famiglia è “l’elemento naturale
e fondamentale della società” (articolo 16) mentre Benedetto XVI afferma che essa
è “luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori” (Messaggio
per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2007), per cui deve essere oggetto
della “più ampia protezione e assistenza possibili” (Patto dei Diritti Economici Sociali
e Culturali, articolo 10). “La famiglia – affermano i due dicasteri - gioca un ruolo
insostituibile per la felicità dei suoi membri, per la pace e la coesione sociale,
per lo sviluppo educativo e il benessere generale, per la crescita economica e l’integrazione
sociale. La compattezza dei legami familiari, di fatto, garantisce stabilità, tutela
l’equilibrio sociale e promuove lo sviluppo”. La Dichiarazione rileva l’aumento del
numero delle donne che lasciano il Paese d’origine “alla ricerca di una vita più dignitosa,
coltivando il sogno di attrarre a sé il coniuge, i figli e, talvolta, i parenti più
stretti. Anche i minori e gli anziani entrano nel vortice dei flussi migratori, portando
con sé il triste bagaglio dello smarrimento, della solitudine e dello sradicamento,
talvolta reso anche più pesante da sfruttamento e abuso”. L’appello dei due dicasteri
è che le istituzioni competenti “elaborino politiche familiari responsabili, che facilitino
i ricongiungimenti, permettano agli irregolari di uscire da situazioni di anonimato
e di precarietà mediante vie realmente praticabili e garantiscano il diritto di tutti
alla partecipazione e alla corresponsabilità, sociale e civile, anche attraverso il
riconoscimento del diritto alla cittadinanza”. “L’educazione alla interculturalità
– si afferma - può contribuire a creare una nuova sensibilità, volta a instaurare
più amichevoli rapporti tra singoli individui e tra famiglie, nell’ambito della scuola
e in quelli di vita e di lavoro, con prioritaria attenzione all’infanzia, agli adolescenti
e ai giovani in un mondo di rapidi cambiamenti. Solidarietà e reciprocità, nel rispetto
delle legittime differenze – conclude la Dichiarazione congiunta dei due dicasteri
vaticani - sono condizioni indispensabili per assicurare una pacifica interazione
e un futuro sereno alle nostre società civili e alle comunità ecclesiali”.