Il prof. Buonomo: tentativi di limitare la libertà religiosa in Occidente
“La libertà di religione. Un diritto umano che sta cambiando?” Su questo tema si è
snodato, mercoledì scorso, l'incontro promosso a Roma dal Pontificio Istituto Santa
Maria dell’Anima. E' intervenuto, tra gli altri, il prof. Vincenzo Buonomo,
decano della Facoltà di Diritto Civile e professore di Diritto Internazionale alla
Lateranense. Amedeo Lomonaco gli ha chiesto se la libertà di religione sia
un diritto umano che sta cambiando, in particolare in Occidente:
R. – Sta
cambiando, piuttosto, la concezione della religione e, di conseguenza, anche quella
del diritto alla libertà di religione. Soprattutto perché c’è il tentativo di limitare
la libertà di religione alla libertà di culto, tralasciando quindi quegli aspetti
che sono essenziali, tipo l’insegnamento, la possibilità di esporre le proprie idee
ma, soprattutto, la possibilità dei credenti di poter concorrere alla realizzazione
del bene comune all’interno di una società. Questo credo sia il primo aspetto che
vada sottolineato. Il secondo è il tentativo, sempre più marcato, di limitare l’elemento
religioso alla cultura, per cui la religione sarebbe parte di una cultura o di una
grande cultura e quindi perderebbe la sua specificità.
D.
– Quale è lo stato attuale della giurisprudenza europea sulla libertà religiosa?
R.
– La giurisprudenza europea ha il grande merito di aver sottolineato l’importanza
della libertà di religione in tutti i suoi aspetti, finanche la questione riguardante
il diritto di cambiare religione. Ma, allo stesso tempo, la giurisprudenza europea
ha posto anche dei limiti. Limiti che sono anzitutto rilevabili nel ruolo che lo Stato
può avere nel contenere o nel bloccare – addirittura – le forme di manifestazioni
della religione. Ritenere, cioè, la religione ancora come un elemento che possa creare
conflitto all’interno di una società e non ritenerla invece come un elemento essenziale
per un effettivo dialogo all’interno di una società.
D.
– Quale è oggi il confine tra diritto e violazione della libertà di religione?
R.
– Il confine, oggi, si sposta anzitutto su un elemento: il rapporto tra la libertà
di religione e la libertà di espressione. Di fronte ad episodi di intolleranza religiosa,
che registriamo non solo in Europa, ci accorgiamo che la religione viene limitata
perché c’è una libertà di espressione che molto spesso mette in gioco, o addirittura
ridicolizza, i valori delle religioni e tutto ciò che è legato ad un credo o ad una
credenza religiosa. Il secondo limite è quello di relegare la religione ad un aspetto
privato e, quindi, senza una possibile incidenza nella vita pubblica. L’autorità pubblica,
e non solo nel contesto europeo, deve cogliere nell’aspetto della religione, un obiettivo
concreto: la religione può rimuovere le tensioni e può assicurare soprattutto ai diversi
gruppi, ai diversi orientamenti – anche religiosi – una coesistenza pacifica. La religione
non è una forma di tolleranza delle diverse opinioni. La religione ha un suo specifico
e credo che questo, oggi, sia l’aspetto necessariamente da sottolineare.