2010-05-15 12:54:34

Il prof. Buonomo: tentativi di limitare la libertà religiosa in Occidente


“La libertà di religione. Un diritto umano che sta cambiando?” Su questo tema si è snodato, mercoledì scorso, l'incontro promosso a Roma dal Pontificio Istituto Santa Maria dell’Anima. E' intervenuto, tra gli altri, il prof. Vincenzo Buonomo, decano della Facoltà di Diritto Civile e professore di Diritto Internazionale alla Lateranense. Amedeo Lomonaco gli ha chiesto se la libertà di religione sia un diritto umano che sta cambiando, in particolare in Occidente:RealAudioMP3

R. – Sta cambiando, piuttosto, la concezione della religione e, di conseguenza, anche quella del diritto alla libertà di religione. Soprattutto perché c’è il tentativo di limitare la libertà di religione alla libertà di culto, tralasciando quindi quegli aspetti che sono essenziali, tipo l’insegnamento, la possibilità di esporre le proprie idee ma, soprattutto, la possibilità dei credenti di poter concorrere alla realizzazione del bene comune all’interno di una società. Questo credo sia il primo aspetto che vada sottolineato. Il secondo è il tentativo, sempre più marcato, di limitare l’elemento religioso alla cultura, per cui la religione sarebbe parte di una cultura o di una grande cultura e quindi perderebbe la sua specificità.

 
D. – Quale è lo stato attuale della giurisprudenza europea sulla libertà religiosa?

 
R. – La giurisprudenza europea ha il grande merito di aver sottolineato l’importanza della libertà di religione in tutti i suoi aspetti, finanche la questione riguardante il diritto di cambiare religione. Ma, allo stesso tempo, la giurisprudenza europea ha posto anche dei limiti. Limiti che sono anzitutto rilevabili nel ruolo che lo Stato può avere nel contenere o nel bloccare – addirittura – le forme di manifestazioni della religione. Ritenere, cioè, la religione ancora come un elemento che possa creare conflitto all’interno di una società e non ritenerla invece come un elemento essenziale per un effettivo dialogo all’interno di una società.

 
D. – Quale è oggi il confine tra diritto e violazione della libertà di religione?

 
R. – Il confine, oggi, si sposta anzitutto su un elemento: il rapporto tra la libertà di religione e la libertà di espressione. Di fronte ad episodi di intolleranza religiosa, che registriamo non solo in Europa, ci accorgiamo che la religione viene limitata perché c’è una libertà di espressione che molto spesso mette in gioco, o addirittura ridicolizza, i valori delle religioni e tutto ciò che è legato ad un credo o ad una credenza religiosa. Il secondo limite è quello di relegare la religione ad un aspetto privato e, quindi, senza una possibile incidenza nella vita pubblica. L’autorità pubblica, e non solo nel contesto europeo, deve cogliere nell’aspetto della religione, un obiettivo concreto: la religione può rimuovere le tensioni e può assicurare soprattutto ai diversi gruppi, ai diversi orientamenti – anche religiosi – una coesistenza pacifica. La religione non è una forma di tolleranza delle diverse opinioni. La religione ha un suo specifico e credo che questo, oggi, sia l’aspetto necessariamente da sottolineare.







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