2010-05-15 12:42:07

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa Solennità dell’Ascensione del Signore, la liturgia ci presenta l’ascesa di Gesù al Padre raccontata da Luca nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli. Il Cristo risorto si mostra ai discepoli per quaranta giorni dopo la sua Passione. Poi li conduce fuori verso Betània e mentre li benedice viene portato su, in cielo:

“Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

Su questi brani biblici, ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Che strana questa gioia dei discepoli dopo aver visto Gesù sparire, mentre “veniva portato su, in cielo”! Eppure lo stesso Luca, nell’altro racconto, quello che apre gli Atti, e leggiamo in questa stessa domenica, ci parla della tristezza che li prende, mentre “stavano fissando il cielo”. Tanto che gli angeli li devono scuotere: “Perché state a guardare il cielo?”. Tristezza o gioia? Tutt’e due i sentimenti. La separazione è sempre una lacerazione: ora i discepoli si trovavano ad affrontare la vita e la storia con una responsabilità grande. Essere testimoni di eventi ed esperienze di proporzioni enormi, che dovevano incidere nell’umanità intera. Ma loro erano pochi e sprovveduti, con le idee confuse e in una città ostile alla memoria di Gesù di Nazareth. Era pericoloso anche solo nominarlo. Ma anche gioia: Gesù risorto li aveva aiutati a superare lo shock della crocifissione e della dispersione; li aveva rincuorati più volte, aveva donato loro pace e responsabilità. Ora lo Spirito donerà forza e coraggio, per predicare la buona novella, fare discepole le genti fino ai confini del mondo. E nessuno più li fermerà!







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