Siate profeti di giustizia e pace senza bavagli: così il Papa ai vescovi portoghesi.
I cristiani mostrino la bellezza della fede
La Chiesa contemporanea ha bisogno di uomini, donne e giovani coraggiosi, capaci di
togliersi il bavaglio che una certa cultura antireligiosa vorrebbe imporre e di mostrare
la bellezza della fede. Ha bisogno di sacerdoti che siano “profeti di giustizia”,
che non temano di difendere i poveri e denunciare chi li opprime. Con un discorso
di particolare intensità, Benedetto XVI ha affidato gli ultimi pensieri del suo soggiorno
a Fatima ai circa 50 vescovi del Portogallo, che ieri sera lo hanno ascoltato nell’incontro
svoltosi alla Casa di “Nossa Senhora do Carmo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La fede
in Dio è insidiata da altre “divinità”? I cristiani siano i primi a mostrare il fascino
di seguire il Vangelo. “Signori di questo mondo” – politici o intellettuali che siano
– propongono una loro monocultura che disprezza la religione? I cristiani parlino
di Dio “senza bavagli”. Il discorso con quale Benedetto XVI si congeda da Fatima è
come una sferzata dello spirito, un condensato di cristianesimo adatto ai tempi di
oggi. Non a caso, il Papa lo rivolge e affida ai vescovi del Portogallo, primi responsabili
della Chiesa sul posto. Ma alla vigoria magisteriale dei suoi pensieri, il Pontefice
fa precedere uno squarcio di intimità, parole che confidano cosa significhi stare
sul soglio di Pietro:
“O Papa precisa de abrir-se
cada vez mais… Il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero
della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare
nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità. Obbedendo alla Parola di
Dio, egli è chiamato a vivere non per sé stesso ma per la presenza di Dio nel mondo”.
Detto
questo, Benedetto XVI si lancia in una disamina che fotografa senza sofismi il non
facile tempo della Chiesa nell’epoca del secolarismo. Serve un colpo d’ala, dice in
sostanza. Mentre non servono, aggiunge schietto, sedicenti cristiani vittime dell’imbarazzo
di esserlo:
“Há necessidade de verdadeiras testemunhas… C’è
bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani
dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali,
i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale,
con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti
non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore
di barriere all’ispirazione cristiana”. Dunque, elenca
il Pontefice, spazio a una coraggiosa tempra missionaria, a un “laicato maturo” che
si identifichi con la Chiesa e sia “solidale con la complessa trasformazione del mondo”,
e che soprattutto sia libero da soggezioni: “Mantende
viva a dimensão profética… Mantenete viva la dimensione profetica,
senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché ‘la parola di Dio non è incatenata!’
(...) Decisivo, però, è riuscire ad inculcare in ogni agente evangelizzatore un vero
ardore di santità, consapevoli che il risultato deriva soprattutto dall’unione con
Cristo e dall’azione del suo Spirito”. E a questo punto,
Benedetto XVI ribadisce una delle sue convinzioni più profonde: la vita cristiana
non è un noioso elenco di regole. E contro questo abusato luogo comune, il Papa oppone
la freschezza della testimonianza, la vera forza che converte. “Difficilmente” - afferma
- la fede cattolica...
“…poderá tocar os corações
graças a simples discursos… ...potrà toccare i cuori mediante semplici
discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani.
Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia
il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona,
non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro
con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo,
rendendo testimonianza di Lui”.
Per questo, il
Papa ha ringraziato in particolare i Movimenti ecclesiali. I carismi suscitati dallo
Spirito Santo, ha detto, hanno portato una “nuova primavera” quando in tanti parlavano
di “un inverno della Chiesa”. Ai vescovi, Benedetto XVI ha chiesto di essere garanti
della “ecclesialità” di tali comunità, eventualmente correggendone “con comprensione”
i percorsi di fede. Quindi, ha concluso spronando il clero all’autenticità della vocazione.
Ai vescovi chiede di riscoprire la "paternità episcopale", perché "per troppo tempo
- nota - si è relegata in secondo piano la responsabilità dell'autorità come servizio
alla crescita degli altri". E ai preti chiede di avere “sentimenti di misericordia
e di compassione” per rispondere alle “gravi carenze sociali”. E seppure le difficoltà
adesso “si fanno sentire di più”, esse ha incalzato:
“Não
vos deixem esmorecer na lógica do dom… Non vi facciano indebolire
nella logica del dono. Continui ben viva, nel Paese, la vostra testimonianza di profeti
della giustizia e della pace, difensori dei diritti inalienabili della persona, unendo
la vostra voce a quella dei più deboli, che avete saggiamente motivato a possedere
voce propria, senza temere mai di alzare la voce in favore degli oppressi, degli umiliati
e dei maltrattati”.