2010-05-14 15:06:52

Siate profeti di giustizia e pace senza bavagli: così il Papa ai vescovi portoghesi. I cristiani mostrino la bellezza della fede


La Chiesa contemporanea ha bisogno di uomini, donne e giovani coraggiosi, capaci di togliersi il bavaglio che una certa cultura antireligiosa vorrebbe imporre e di mostrare la bellezza della fede. Ha bisogno di sacerdoti che siano “profeti di giustizia”, che non temano di difendere i poveri e denunciare chi li opprime. Con un discorso di particolare intensità, Benedetto XVI ha affidato gli ultimi pensieri del suo soggiorno a Fatima ai circa 50 vescovi del Portogallo, che ieri sera lo hanno ascoltato nell’incontro svoltosi alla Casa di “Nossa Senhora do Carmo”. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

La fede in Dio è insidiata da altre “divinità”? I cristiani siano i primi a mostrare il fascino di seguire il Vangelo. “Signori di questo mondo” – politici o intellettuali che siano – propongono una loro monocultura che disprezza la religione? I cristiani parlino di Dio “senza bavagli”. Il discorso con quale Benedetto XVI si congeda da Fatima è come una sferzata dello spirito, un condensato di cristianesimo adatto ai tempi di oggi. Non a caso, il Papa lo rivolge e affida ai vescovi del Portogallo, primi responsabili della Chiesa sul posto. Ma alla vigoria magisteriale dei suoi pensieri, il Pontefice fa precedere uno squarcio di intimità, parole che confidano cosa significhi stare sul soglio di Pietro:

 
“O Papa precisa de abrir-se cada vez mais…
Il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità. Obbedendo alla Parola di Dio, egli è chiamato a vivere non per sé stesso ma per la presenza di Dio nel mondo”.

 
Detto questo, Benedetto XVI si lancia in una disamina che fotografa senza sofismi il non facile tempo della Chiesa nell’epoca del secolarismo. Serve un colpo d’ala, dice in sostanza. Mentre non servono, aggiunge schietto, sedicenti cristiani vittime dell’imbarazzo di esserlo:

 
“Há necessidade de verdadeiras testemunhas…
C’è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all’ispirazione cristiana”.
 
Dunque, elenca il Pontefice, spazio a una coraggiosa tempra missionaria, a un “laicato maturo” che si identifichi con la Chiesa e sia “solidale con la complessa trasformazione del mondo”, e che soprattutto sia libero da soggezioni:
 
“Mantende viva a dimensão profética…
Mantenete viva la dimensione profetica, senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché ‘la parola di Dio non è incatenata!’ (...) Decisivo, però, è riuscire ad inculcare in ogni agente evangelizzatore un vero ardore di santità, consapevoli che il risultato deriva soprattutto dall’unione con Cristo e dall’azione del suo Spirito”.
 
E a questo punto, Benedetto XVI ribadisce una delle sue convinzioni più profonde: la vita cristiana non è un noioso elenco di regole. E contro questo abusato luogo comune, il Papa oppone la freschezza della testimonianza, la vera forza che converte. “Difficilmente” - afferma - la fede cattolica...

 
“…poderá tocar os corações graças a simples discursos…
...potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani. Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui”.

 
Per questo, il Papa ha ringraziato in particolare i Movimenti ecclesiali. I carismi suscitati dallo Spirito Santo, ha detto, hanno portato una “nuova primavera” quando in tanti parlavano di “un inverno della Chiesa”. Ai vescovi, Benedetto XVI ha chiesto di essere garanti della “ecclesialità” di tali comunità, eventualmente correggendone “con comprensione” i percorsi di fede. Quindi, ha concluso spronando il clero all’autenticità della vocazione. Ai vescovi chiede di riscoprire la "paternità episcopale", perché "per troppo tempo - nota - si è relegata in secondo piano la responsabilità dell'autorità come servizio alla crescita degli altri". E ai preti chiede di avere “sentimenti di misericordia e di compassione” per rispondere alle “gravi carenze sociali”. E seppure le difficoltà adesso “si fanno sentire di più”, esse ha incalzato:

 
“Não vos deixem esmorecer na lógica do dom…
Non vi facciano indebolire nella logica del dono. Continui ben viva, nel Paese, la vostra testimonianza di profeti della giustizia e della pace, difensori dei diritti inalienabili della persona, unendo la vostra voce a quella dei più deboli, che avete saggiamente motivato a possedere voce propria, senza temere mai di alzare la voce in favore degli oppressi, degli umiliati e dei maltrattati”.







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