2010-05-14 14:28:14

Santa Sede: sostenere gli immigrati su ricongiungimenti e diritto alla cittadinanza


Due dicasteri vaticani lanciano un appello a sostegno dei ricongiungimenti familiari degli immigrati e perché gli irregolari siano aiutati a uscire dalla precarietà per partecipare alla vita sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto alla cittadinanza. Ce ne parla Sergio Centofanti.RealAudioMP3

In occasione della Giornata internazionale delle famiglie, che si celebra domani sotto l’egida dell’Onu sul tema de “L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo”, i Pontifici Consigli della Famiglia e della Pastorale per i Migranti hanno pubblicato oggi una Dichiarazione congiunta a firma dei presidenti dei due dicasteri: il cardinale Ennio Cardinale Antonelli e l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò. Nell’appello si chiede il rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in cui si riconosce che la famiglia è “l’elemento naturale e fondamentale della società” (articolo 16) mentre Benedetto XVI afferma che essa è “luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori” (Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2007), per cui deve essere oggetto della “più ampia protezione e assistenza possibili” (Patto dei Diritti Economici Sociali e Culturali, articolo 10). “La famiglia – affermano i due dicasteri - gioca un ruolo insostituibile per la felicità dei suoi membri, per la pace e la coesione sociale, per lo sviluppo educativo e il benessere generale, per la crescita economica e l’integrazione sociale. La compattezza dei legami familiari, di fatto, garantisce stabilità, tutela l’equilibrio sociale e promuove lo sviluppo”. La Dichiarazione rileva l’aumento del numero delle donne che lasciano il Paese d’origine “alla ricerca di una vita più dignitosa, coltivando il sogno di attrarre a sé il coniuge, i figli e, talvolta, i parenti più stretti. Anche i minori e gli anziani entrano nel vortice dei flussi migratori, portando con sé il triste bagaglio dello smarrimento, della solitudine e dello sradicamento, talvolta reso anche più pesante da sfruttamento e abuso”. L’appello dei due dicasteri è che le istituzioni competenti “elaborino politiche familiari responsabili, che facilitino i ricongiungimenti, permettano agli irregolari di uscire da situazioni di anonimato e di precarietà mediante vie realmente praticabili e garantiscano il diritto di tutti alla partecipazione e alla corresponsabilità, sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto alla cittadinanza”. “L’educazione alla interculturalità – si afferma - può contribuire a creare una nuova sensibilità, volta a instaurare più amichevoli rapporti tra singoli individui e tra famiglie, nell’ambito della scuola e in quelli di vita e di lavoro, con prioritaria attenzione all’infanzia, agli adolescenti e ai giovani in un mondo di rapidi cambiamenti. Solidarietà e reciprocità, nel rispetto delle legittime differenze – conclude la Dichiarazione congiunta dei due dicasteri vaticani - sono condizioni indispensabili per assicurare una pacifica interazione e un futuro sereno alle nostre società civili e alle comunità ecclesiali”.







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