Onu: la violenza delle armi continua a bloccare lo sviluppo degli Stati
Diversi studi dimostrano che i Paesi con una situazione di conflitto armato sono quelli
meno sviluppati. Una conferenza sul tema si è svolta mercoledì scorso a Ginevra, in
Svizzera. Il capo del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), Helen Clark,
ha dichiarato che la violenza armata resta uno dei principali ostacoli al raggiungimento
degli Obiettivi del Millennio. Si tratta di otto obiettivi che tutti i 191 Stati membri
dell'Onu si sono impegnati a raggiungere entro l'anno 2015. Purtroppo, a 5 anni dal
termine stabilito, i dati relativi ai provvedimenti contro l’interazione fra violenza
armata e sviluppo socioeconomico non sono confortanti. “La violenza armata ha un effetto
devastante sui piani di sviluppo dei Paesi del Sud del mondo – ha detto la rappresentante
dell’Undp – la vita normale viene stravolta, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini
e la possibilità di accedere ai servizi basilari”. E fonti ufficiali dell’Onu dichiarano
che, ogni anno, la violenza armata in Paesi non in stato di guerra costa all’economia
planetaria 163 miliardi di dollari, una cifra superiore alla somma totale di tutti
gli aiuti allo sviluppo stanziati nel mondo annualmente. Un dato che si affianca a
quello citato dal ministro degli Esteri norvegese (co-organizzatore della conferenza
insieme all’Onu), che fissa a 2000 il numero di persone che ogni giorno muoiono nel
mondo per violenze armate. I partecipanti alla Conferenza hanno riconosciuto come
prioritario che la comunità internazionale mobiliti tutte le forze possibili per limitare
la proliferazione di armi e il loro utilizzo. E’ stato inoltre sottolineato il ruolo
guida dell’Onu nel promuovere strumenti di diritto internazionale che contrastino
il commercio di armi, affinché sia davvero possibile pervenire, nei tempi stabiliti,
al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. (M.A.)