2010-05-13 13:02:24

La fedeltà nel tempo è il nome dell'amore: così il Papa ai Vespri. I sacerdoti affidati al Cuore Immacolato di Maria


Con coraggio e fiducia, siate fedeli alla vostra vocazione: è l’esortazione di Benedetto XVI ai fedeli, in particolare ai consacrati, rivolta ieri sera alla celebrazione dei Vespri nella Chiesa della Santissima Trinità di Fatima, definita “ideale cenacolo di fede”. Nell’incontro dedicato al clero nell’Anno Sacerdotale, il Papa ha anche pronunciato un “Atto di affidamento e consacrazione dei sacerdoti al Cuore Immacolato di Maria”. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3
 
Canti

 
“Ognuno di noi – ha affermato Benedetto XVI - è chiamato ad essere, con Maria e come Maria, un segno umile e semplice della Chiesa”. Il Papa ha quindi ricordato che “la principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell’Altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore”:

 
“A fidelidade no tempo é o nome do amor…”
La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore”, ha detto il Papa, “di un amore coerente, vero e profondo a Cristo Sacerdote”.

 
Quindi, nell’Anno Sacerdotale che volge al termine, ha invitato i presbiteri a vivere con gioia la consacrazione, testimoniando la “fedeltà sacerdotale, fondata sulla fedeltà di Cristo”:
 
“Isto supõe, evidentemente, uma verdadeira intimidade com Cristo…”
Ciò – ha osservato nell’omelia – suppone evidentemente una vera intimità con Cristo nella preghiera, poiché sarà l’esperienza forte ed intensa dell’amore del Signore che dovrà portare i sacerdoti e i consacrati a corrispondere in un modo esclusivo e sponsale al suo amore”.

 
Questa vita di “speciale consacrazione”, ha aggiunto, “è nata come memoria evangelica per il popolo di Dio, memoria che manifesta, certifica e annuncia all’intera Chiesa la radicalità evangelica e la venuta del Regno”. Ha così messo l’accento sulla preghiera, l’ascesi, la vita spirituale e l’azione apostolica dei consacrati:
 
“Como é grande, hoje, a necessidade deste testemunho...”
Quanto grande è oggi il bisogno di questa testimonianza”, ha detto il Papa, specie nel momento in cui molti “vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna”.

 
La Chiesa ha “la missione di aiutare” gli uomini ad “aderire alla conoscenza e all’amore di Dio”. Certo, ha proseguito, “Dio è padrone dei suoi doni e la conversione degli uomini è grazia”. Ma i consacrati, ha avvertito, “sono chiamati ad aderire alla conoscenza e all’amore di Dio, e la Chiesa ha la missione di aiutarli in questa vocazione”. Il Pontefice ha quindi rivolto il pensiero alla profonda solidarietà tra tutti i membri del Corpo di Cristo. Come ci insegna Giovanni Maria Vianney, ha ricordato, non è possibile amare Cristo senza amare i propri fratelli. Parole corredate da una viva esortazione ai sacerdoti:
 
“A fidelidade à própria vocação exige coragem…”
La fedeltà alla propria vocazione – ha detto – esige coraggio e fiducia, ma il Signore vuole anche che sappiate unire le vostre forze”, essendo “solleciti gli uni verso gli altri” e sostenendosi fraternamente. E li ha invitati a riservare “particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che proprio di un ministro di Gesù Cristo”.

 
Infine, li ha incoraggiati ad una preghiera “fiduciosa e perseverante” per le nuove vocazioni sacerdotali tra i fedeli.

 
Canti

 
A conclusione dei Vespri, il Papa ha pronunciato un “Atto di affidamento e consacrazione dei sacerdoti al Cuore Immacolato di Maria”. Possa la Chiesa, è stata la sua invocazione, “essere rinnovata da santi sacerdoti, trasfigurati dalla grazia di Colui che fa nuove tutte le cose”:

 
“Ajudai-nos, com a vossa poderosa intercessão…”
Aiutaci con la tua potente intercessione – ha detto il Papa alla Vergine – a non venir meno a questa sublime vocazione, a non cedere ai nostri egoismi, alle lusinghe del mondo ed alle suggestioni del Maligno”.

 
Benedetto XVI ha chiesto a Maria di avvolgere i fedeli col suo amore materno, non stancandosi di “visitarci, consolarci e sostenerci”:

 
“Com este acto de entrega…”
Con questo atto di affidamento e di consacrazione – ha detto il Santo Padre – vogliamo accoglierti in modo più profondo e radicale, per sempre e totalmente nella nostra esistenza umana e sacerdotale”.
 
“La tua presenza – ha concluso – faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità, faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinché ogni uomo veda la salvezza del Signore”.

 
Dopo i Vespri, il nostro inviato Roberto Piermarini ha raccolto alcune testimonianze dei presenti, a cominciare dal rettore del seminario Redemptoris Mater di Colonia che si sofferma su un passaggio dell’omelia del Papa: RealAudioMP3

R. – Quando ci ha chiamati a diventare degli uomini liberi, in grado di amare, in grado di donarsi, preti liberi per essere casti, umili, obbedienti. Anche come rettore sono rimasto molto colpito, quando ha detto che siamo stati liberati per mezzo di Cristo da noi stessi. E credo che questo sia il punto fondamentale nella formazione dei seminaristi: far loro presente che la vocazione è una chiamata alla libertà in Cristo e che è Cristo che ci dona questa libertà attraverso il suo Spirito Santo.

 
D. – Adesso la parola ad un seminarista...

 
R. – Mi ha colpito tantissimo vedere l’amore con cui il Papa ha parlato con noi. Mi ha colpito anche l'invito a vivere questa chiamata di Cristo come libertà, sapere che Lui mi chiama con amore. E vivere il Sacramento dell’Eucaristia come punto centrale della mia vita; sperimentare veramente ogni giorno Cristo nella mia vita, attraverso questo Sacramento; sperimentare questo amore, che è un amore non soltanto per me, ma un amore che mi chiama a portare questo messaggio di Cristo, morto e risorto, a tutto il mondo.

 
D. – Chiediamo un commento anche all’omelia di Benedetto XVI qui a Fatima ad una religiosa...

 
R. – E' stato qualcosa di molto profondo, un invito forte a meditare e pregare davanti al Santissimo.

 
D. – Un sacerdote portoghese...

 
R. – Per me è stato un invito alla fedeltà, a servire Dio e la Chiesa con tutta la nostra forza, rinnovando ogni giorno la nostra volontà di amare e servire il popolo di Dio.

 
D. – Chiediamo ad un padre gesuita spagnolo un commento sull’omelia di Benedetto XVI...

 
R. – La cosa che mi ha colpito è quando ha detto che noi dobbiamo avere al primo posto la fedeltà, la fedeltà della nostra consacrazione, nel tempo e anche nell’amore a Cristo Gesù. Questa è stata la cosa più preziosa che ho potuto cogliere della sua omelia.







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