“La crisi finanziaria potrebbe frenare la crescita”. È quanto afferma la Banca centrale
europea (Bce) nel bollettino mensile di maggio, spiegando che sulla ripresa di Eurolandia,
tuttora in corso sia pure ad un ritmo “moderato”, peseranno “il processo di risanamento
dei bilanci” in vari settori, la bassa utilizzazione della capacità produttiva e il
mercato del lavoro debole. Riguardo il settore del lavoro, la Bce avverte della possibilità
di un aumento di disoccupazione nei prossimi mesi ed esorta pure i governi europei
a “intraprendere un'azione incisiva per conseguire il risanamento durevole e credibile
delle finanze pubbliche”. La crescita delle sedici economie dell'euro sarà dell'1,1%
nel 2010, un decimale in meno rispetto all'1,2% previsto nel primo trimestre di quest'anno.
La Bce prevede un ritorno della crescita all'1,8% - ancora al di sotto dei livelli
di crescita potenziale - soltanto oltre il 2012.
Spagna, piano di austerità:
tagli del 5% agli stipendi dei dipendenti pubblici Il primo ministro spagnolo,
José Luís Rodríguez Zapatero, ha annunciato ieri al parlamento di Madrid un piano
di austerità senza precedenti, che servirà a ridurre di 15 miliardi di euro il deficit
pubblico. Colpiti soprattutto gli stipendi dei dipendenti pubblici, che saranno tagliati
– già dal prossimo mese – del 5%, per poi essere congelati per tutto il 2011. Tagli
sono previsti anche per le pensioni, per gli aiuti allo sviluppo e per gli investimenti
pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011. Dura la reazione dei sindacati,
che hanno annunciato scioperi e manifestazioni. Salvatore Sabatino ha intervistato
Josto Maffeo, corrispondente da Madrid per il quotidiano “Il Messaggero”:
R. – Ieri
è stato il giorno della solitudine di Zapatero. È rimasto solo: sinistre, centro e
destra l’hanno lasciato solo. E questo perché Zapatero negli ultimi due anni è stato
accusato prima di aver negato la crisi, e poi di aver avallato una raffica di misure
dispendiose che sono servite a ben poco o a nulla. Zapatero è stato accusato di aver
perso tempo e, in secondo luogo, di essere stato un improvvisatore. Adesso – dietro
le pressioni prima di Angela Merkel e dell’Unione Europea e poi dopo una telefonata
di Barack Obama alla vigilia di questa sessione del parlamento – è stato costretto
dall’esterno a intervenire sullo stato sociale, rispetto al quale aveva giurato fino
a poche ore prima che non sarebbe stato toccato, perché era il “fiore all’occhiello”
della sua legislatura.
D. – E in molti credono che
questi tagli, alla fine, non bastino nemmeno a risanare i conti pubblici…
R.
– Non solo non bastano, ma addirittura c’è anche un problema tecnico-giuridico molto
complesso. Bisogna vedere se le leggi consentono di operare tutti questi tagli, perché
una cosa è annunciare la riduzione degli stipendi della pubblica amministrazione centrale
– non quella delle autonomie, dei 17 governi e parlamenti che ha la Spagna – e altra
cosa è vedere come si possa varare una cosa del genere ad esempio nelle aziende a
partecipazione statale, dove ci sono impiegati parastatali. Bisogna poi anche vedere
con quale strumento ad un certo punto si possa far fare marcia indietro agli stipendi.
È inedito nella storia spagnola,
D. – A far salire
ulteriormente la tensione, c'è anche il bollettino mensile emesso dalla Banca centrale
europea che prevede un ulteriore aumento della disoccupazione nell’area euro. Cosa
vuol dire questo per un Paese che ha superato la soglia del 20 per cento della disoccupazione?
R.
– Il 20 per cento che vuol dire quattro milioni e 600 mila persone: dietro ci sono
le famiglie. Un milione e mezzo di famiglie dove non c’è nessuno che abbia lavoro.
Bisogna poi anche andare a verificare qual è la situazione sociale. È chiaro che qui
è accaduta una cosa: la Spagna ha vissuto per troppi anni di rendita, ha vissuto di
sole, spiaggia e mattone. Il mattone si è gonfiato a tal punto che la bolla è esplosa
e poi ad un certo punto anche la crisi internazionale ha fatto retrocedere quello
che era il secondo Paese recettore di turismo nel mondo dopo la Francia, e gli ha
fatto perdere colpi. È un Paese di servizi che in questo momento non riceve il denaro
che riceveva prima e che si è soprattutto indebitato fino al collo.
Portogallo,
giro di vite sui conti: taglio del 5% agli stipendi dei politici Il premier
socialista portoghese, Josè Socrates, e il leader dell'opposizione di centrodestra,
Pedro Passos Coelho, hanno raggiunto un accordo la notte scorsa su un piano di misure
di austerità aggiuntive che prevede fra l'altro l'aumento dell'Irpef e dell'Iva nel
2010 e un’imposta del 2,5% sui benefici delle imprese, riferisce il quotidiano Publico.
Il nuovo giro di vite punta ad accelerare la riduzione del deficit pubblico, dal 9,4%
del 2009 al 7% per la fine di quest'anno, e al 2,8% nel 2013. Il Psd di Passos Coelho,
il principale partito di opposizione, ha garantito il suo appoggio al governo minoritario
monocolore socialista di Socrates nell'adozione di misure di risanamento delle finanze
del Paese. Sarà introdotto inoltre un taglio del 5% agli stipendi di politici e di
dirigenti delle aziende pubbliche. Nell'insieme le misure concordate da Socrates e
dal leader del Psd dovrebbero produrre secondo Publico 2,1 miliardi di euro.
Primo
via libera alla legge anticorruzione in Grecia Il parlamento greco ha approvato
in linea di principio una legge anti corruzione in base alla quale ministri, politici,
amministratori locali e funzionari dello Stato potranno essere allontanati dai loro
incarichi e i beni confiscati. La legge è stata approvata ieri sera in aula e dopo
l'integrazione degli emendamenti sarà formalmente votata martedì prossimo. È stata
voluta dal premier, Giorgio Papandreou, nel quadro della moralizzazione della vita
pubblica considerata elemento fondamentale per riformare il Paese, salvarlo dal dissesto
finanziario e garantirne la ripresa. La legge, che proibisce agli uomini politici
e ai funzionari pubblici di detenere conti o interessi off-shore, prevede la
prigione per gli evasori fiscali ed ammende fino ad un milione di euro. Un'amnistia
sarà accordata a chi denunci attività corruttive.
Ancora combattimenti a
Mogadiscio Almeno cinque persone uccise e 23 ferite in combattimenti avvenuti
ieri a Mogadiscio, tra truppe del governo di transizione somalo e alcuni ribelli islamici,
non meglio identificati. Lo rende noto oggi Mareeg.com, citando alcuni testimoni.
I combattimenti sono iniziati, secondo quanto riporta il sito, nel distretto di Hodan,
per poi propagarsi ad altre “zone di guerra” della capitale somala, e hanno visto
contrapporsi “da una parte le truppe delle forze governative supportate da soldati
dell'Unione africana (Ua) dell'Amisom, e dall'altra combattenti islamici”. I responsabili
dei servizi di pronto soccorso e di ambulanza hanno riferito di avere trovato tre
cadaveri e di aver “soccorso una ventina di civili feriti”. Mogadiscio è da diversi
anni teatro di aspri combattimenti tra le forze governative e ribelli Shabaab, collegati
ad Al Qaeda. Dalla fine del 2009, il governo di transizione somalo (Tfg) controlla
solo una piccola parte della capitale, mentre il resto è dominato dagli insorti islamici. Ennesimo
attentato in Iraq: 5 morti a Sadr City Cinque persone sono rimaste uccise la
notte scorsa nell'esplosione di un'autobomba a Sadr City, nel principale quartiere
sciita di Baghdad. Nell'attentato sono rimaste ferite 20 persone, secondo quanto riferito
da una fonte. In un altro episodio, altre sette persone sono rimaste ferite questa
mattina nell'esplosione di una bomba al passaggio di un'auto della polizia, nel centro
di Baghdad.
Trenta talebani uccisi in scontri in Afghanistan Una
trentina di talebani sono stati uccisi ieri in uno scontro con truppe statunitensi
nella provincia meridionale afghana di Kunduz. I combattimenti sono avvenuti a Ghor
Tapa e non hanno coinvolto truppe afghane o tedesche.
L’esercito prende
posizione a Bangkok isolando le "camicie rosse" I reparti corazzati dell'esercito
thailandese hanno preso posizione oggi alle 18 ora locale (le 13 in Italia) attorno
al quartiere di Bangkok, occupato dalle "camicie rosse", allo scopo di isolarle e
impedire loro di rifornirsi. In particolare, l'esercito ha indicato che bloccherà
l'accesso alle principali strade attorno al distretto commerciale e ha sollecitato
i negozi della zona a chiudere. Da tre mesi, le “camicie rosse" occupano il distretto
commerciale di Bangkok in segno di protesta contro l'attuale governo: chiedono lo
scioglimento del parlamento e la rimozione del primo ministro Abhisit Vejjajiva. Le
elezioni anticipate promesse dal primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, per
il 14 novembre non avranno luogo se i manifestanti antigovernativi delle "camicie
rosse" non toglieranno subito il loro presidio fortificato nel centro di Bangkok.
Lo ha indicato il segretario generale del primo ministro, Korbsak Sabhavasu.
Identificato
il bimbo sopravvissuto nel disastro aereo a Tripoli Si chiama Ruben, ha otto
anni ed abita a Tilburg (Olanda) il bimbo sopravvissuto al disastro aereo di ieri
a Tripoli. Il ministero degli Esteri olandese ha confermato stamattina l'identità
del bambino sopravvissuto, riferendo che un membro dell'ambasciata olandese a Tripoli
si è recato a trovarlo in ospedale e gli ha parlato. Ruben ha riportato fratture multiple
ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico alle gambe, ma nessun organo vitale
è stato danneggiato. Sono 70 gli olandesi morti. L'Olanda è sotto choc per la tragedia:
tutti gli uffici pubblici espongono oggi la bandiera a mezz'asta in segno di lutto,
mentre la campagna elettorale per il voto nazionale del 9 giugno è stata sospesa per
alcuni giorni.
Domani in Turchia il ricorso contro il referendum sulla Costituzione Il
principale schieramento dell'opposizione turca, il Partito repubblicano del popolo
(Chp), che si ispira a Kemal Ataturk, ha reso noto che presenterà domani un ricorso
alla Corte costituzionale per bloccare un referendum approvato ieri dal presidente,
Abdullah Gul, su una riforma della Costituzione voluta dal Partito giustizia e sviluppo
(Akp), di radici filo-islamiche e al governo. Il Chp è contrario alla riforma, perchè
ritiene che se essa venisse approvata l'Akp consoliderebbe ulteriomente il suo potere
a danno della magistratura e della forze armate, tradizionalmente bastioni a difesa
della laicità dello Stato turco fondato da Ataturk.
Vertice Usa-Cina Washington
e Pechino tornano a confrontarsi sul delicato tema dei diritti umani, dopo quasi due
anni di crisi. L’amministrazione Obama e i leader cinesi discuteranno per due giorni
negli Usa dell’innalzamento degli standard nel rispetto dei diritti fondamentali.
Un argomento reso ancora più difficile dall’attuale situazione politica internazionale
e dalla necessità di ottenere l’appoggio cinese nella gestione dei rapporti con l’Iran
e la Corea del Nord. Stefano Leszczynski ha intervistato sulla questione Riccardo
Noury, portavoce di Amnesty International Italia:
R. – Intanto,
è un segnale potenzialmente importante, perché il dialogo è comunque un fatto positivo.
Non si parlava di diritti umani tra Stati Uniti e Cina da molto tempo: prima, per
non inserire un’agenda politica all’interno di un evento sportivo come furono le Olimpiadi.
Poi, perché c’era la crisi economica e finanziaria e quindi le due superpotenze volevano
trovare una soluzione congiunta a scapito di un tema importante, quale quello dei
diritti umani. Ovviamente, sedersi intorno ad un tavolo è importante, ma bisogna capire
quali sono gli argomenti e soprattutto se ci sia una intenzione seria di fare passi
avanti da entrambe le parti su un tema che è di vitale importanza.
D.
– Si tratta quindi di un argomento molto delicato nei rapporti tra i due Stati, che
potrebbe essere reso poco concreto dagli importanti temi internazionali che sono ancora
sul tavolo e cioè l’Iran, la Corea del Nord, la vendita di armi statunitensi a Taiwan…
R.
– Questo indubbiamente è un rischio, perché se si prosegue – come in passato – con
un atteggiamento comune a scapito dei diritti umani o con solidarietà regionali, o
con opportunità politiche per cui si cerca di ostacolare l’altro, non si va certamente
avanti. Bisognerebbe uscire da questi doppi standard, secondo i quali i diritti umani
importano quando è conveniente e si sacrificano quando non lo è.
D.
– Si può cercare di vedere un segnale positivo, affermando che la situazione dei diritti
umani ha subito dei progressi negli ultimi tempi: negli Stati Uniti, con la nuova
amministrazione e in Cina, per così dire, grazie allo sviluppo economico...
R.
– Per quanto riguarda gli Stati Uniti, le intenzioni dell’amministrazione Obama finora
non sono state seguite da grandi passi concreti. E’ importante che si sia iniziato
a parlare di questioni profonde come il modo con cui gli Stati Uniti hanno gestito
la guerra al terrorismo sotto le due amministrazioni Bush. Per quando riguarda poi
la Cina, l’elemento parzialmente positivo – se vogliamo – è che il tabù sulla pena
di morte è ormai superato. Di questo tema si parla in Cina e c’è una sensibilità in
particolare all’interno del mondo universitario, accademico, di esperti e di docenti
di diritto, nel mitigare gli effetti di questa pratica che ancora oggi porta migliaia
di persone a essere messe a morte ogni anno.
Kirghizistan,
manifestazione per il presidente deposto Bakyev I sostenitori del presidente
deposto, Kurmanbek Bakyev, hanno occupato la sede del governo locale nella città di
Osh, nel sud del Paese. Secondo quanto si è appreso, i sostenitori hanno avuto tafferugli
con le guardie e poi sono entrati nell'edificio del governo dopo aver tenuto una manifestazione
alla quale hanno preso parte circa 1000 persone. Bakyev è fuggito lo scorso mese dal
Paese per rifugiarsi in Bielorussia, in seguito alla violenta rivolta che portò l'opposizione
al potere. Poco prima dell'irruzione nella sede dell'amministrazione regionale di
Osh, i sostenitori si erano radunati nella piazza della città per chiedere il ritorno
del loro leader al potere. Poi, hanno occupato la sede del parlamento locale. Dal
suo rifugio in Bielorussia, Bakyev ha affermato di voler essere sempre il presidente
del Kirghizistan.
Civili uccisi in un attentato in Daghestan Sono
tutti civili, e non poliziotti come riferito in un primo momento, le vittime di un
agguato avvenuto oggi in Daghestan, nel Caucaso del nord. Le persone rimaste uccise
erano operai addetti alla riparazione di una torre per le trasmissioni tv, dove si
stavano recando scortati da alcuni agenti di polizia, quattro dei quali sono rimasti
feriti nell'attacco.
Salito a 66 il numero dei morti nella miniera di carbone
in Russia È salito a 66 il numero dei morti nelle due esplosioni di gas avvenute
sabato scorso, 8 maggio, nella maggiore miniera di carbone russa, la Raspadskaia,
nella regione siberiana di Kemerovo, nel bacino carbonifero del Kuzbass. Lo ha reso
noto la Protezione civile, aggiungendo che le operazioni di soccorso sono state interrotte
a causa degli incendi e di una forte concentrazione di gas. Ventiquattro persone sono
ancora disperse".
Macedonia Per la prima volta da quando ha aderito
al Consiglio d'Europa nel 1995, la Macedonia ha assunto da questa settimana la presidenza
del Comitato dei ministri, organo esecutivo dell'organizzazione paneuropea. Skopje,
che guiderà l'istituzione per i prossimi sei mesi, si concentrerà in particolare sull'effettiva
implementazione delle misure atte a proteggere la credibilità e il funzionamento della
Corte europea dei diritti dell'uomo, e in generale dell'intero sistema di protezione
dei diritti umani. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 133 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.