2010-05-13 15:12:12

Bce: la crisi frena la crescita


“La crisi finanziaria potrebbe frenare la crescita”. È quanto afferma la Banca centrale europea (Bce) nel bollettino mensile di maggio, spiegando che sulla ripresa di Eurolandia, tuttora in corso sia pure ad un ritmo “moderato”, peseranno “il processo di risanamento dei bilanci” in vari settori, la bassa utilizzazione della capacità produttiva e il mercato del lavoro debole. Riguardo il settore del lavoro, la Bce avverte della possibilità di un aumento di disoccupazione nei prossimi mesi ed esorta pure i governi europei a “intraprendere un'azione incisiva per conseguire il risanamento durevole e credibile delle finanze pubbliche”. La crescita delle sedici economie dell'euro sarà dell'1,1% nel 2010, un decimale in meno rispetto all'1,2% previsto nel primo trimestre di quest'anno. La Bce prevede un ritorno della crescita all'1,8% - ancora al di sotto dei livelli di crescita potenziale - soltanto oltre il 2012.

Spagna, piano di austerità: tagli del 5% agli stipendi dei dipendenti pubblici
Il primo ministro spagnolo, José Luís Rodríguez Zapatero, ha annunciato ieri al parlamento di Madrid un piano di austerità senza precedenti, che servirà a ridurre di 15 miliardi di euro il deficit pubblico. Colpiti soprattutto gli stipendi dei dipendenti pubblici, che saranno tagliati – già dal prossimo mese – del 5%, per poi essere congelati per tutto il 2011. Tagli sono previsti anche per le pensioni, per gli aiuti allo sviluppo e per gli investimenti pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011. Dura la reazione dei sindacati, che hanno annunciato scioperi e manifestazioni. Salvatore Sabatino ha intervistato Josto Maffeo, corrispondente da Madrid per il quotidiano “Il Messaggero”:RealAudioMP3

R. – Ieri è stato il giorno della solitudine di Zapatero. È rimasto solo: sinistre, centro e destra l’hanno lasciato solo. E questo perché Zapatero negli ultimi due anni è stato accusato prima di aver negato la crisi, e poi di aver avallato una raffica di misure dispendiose che sono servite a ben poco o a nulla. Zapatero è stato accusato di aver perso tempo e, in secondo luogo, di essere stato un improvvisatore. Adesso – dietro le pressioni prima di Angela Merkel e dell’Unione Europea e poi dopo una telefonata di Barack Obama alla vigilia di questa sessione del parlamento – è stato costretto dall’esterno a intervenire sullo stato sociale, rispetto al quale aveva giurato fino a poche ore prima che non sarebbe stato toccato, perché era il “fiore all’occhiello” della sua legislatura.

 
D. – E in molti credono che questi tagli, alla fine, non bastino nemmeno a risanare i conti pubblici…

 
R. – Non solo non bastano, ma addirittura c’è anche un problema tecnico-giuridico molto complesso. Bisogna vedere se le leggi consentono di operare tutti questi tagli, perché una cosa è annunciare la riduzione degli stipendi della pubblica amministrazione centrale – non quella delle autonomie, dei 17 governi e parlamenti che ha la Spagna – e altra cosa è vedere come si possa varare una cosa del genere ad esempio nelle aziende a partecipazione statale, dove ci sono impiegati parastatali. Bisogna poi anche vedere con quale strumento ad un certo punto si possa far fare marcia indietro agli stipendi. È inedito nella storia spagnola,

 
D. – A far salire ulteriormente la tensione, c'è anche il bollettino mensile emesso dalla Banca centrale europea che prevede un ulteriore aumento della disoccupazione nell’area euro. Cosa vuol dire questo per un Paese che ha superato la soglia del 20 per cento della disoccupazione?

 
R. – Il 20 per cento che vuol dire quattro milioni e 600 mila persone: dietro ci sono le famiglie. Un milione e mezzo di famiglie dove non c’è nessuno che abbia lavoro. Bisogna poi anche andare a verificare qual è la situazione sociale. È chiaro che qui è accaduta una cosa: la Spagna ha vissuto per troppi anni di rendita, ha vissuto di sole, spiaggia e mattone. Il mattone si è gonfiato a tal punto che la bolla è esplosa e poi ad un certo punto anche la crisi internazionale ha fatto retrocedere quello che era il secondo Paese recettore di turismo nel mondo dopo la Francia, e gli ha fatto perdere colpi. È un Paese di servizi che in questo momento non riceve il denaro che riceveva prima e che si è soprattutto indebitato fino al collo.

 
Portogallo, giro di vite sui conti: taglio del 5% agli stipendi dei politici
Il premier socialista portoghese, Josè Socrates, e il leader dell'opposizione di centrodestra, Pedro Passos Coelho, hanno raggiunto un accordo la notte scorsa su un piano di misure di austerità aggiuntive che prevede fra l'altro l'aumento dell'Irpef e dell'Iva nel 2010 e un’imposta del 2,5% sui benefici delle imprese, riferisce il quotidiano Publico. Il nuovo giro di vite punta ad accelerare la riduzione del deficit pubblico, dal 9,4% del 2009 al 7% per la fine di quest'anno, e al 2,8% nel 2013. Il Psd di Passos Coelho, il principale partito di opposizione, ha garantito il suo appoggio al governo minoritario monocolore socialista di Socrates nell'adozione di misure di risanamento delle finanze del Paese. Sarà introdotto inoltre un taglio del 5% agli stipendi di politici e di dirigenti delle aziende pubbliche. Nell'insieme le misure concordate da Socrates e dal leader del Psd dovrebbero produrre secondo Publico 2,1 miliardi di euro.

Primo via libera alla legge anticorruzione in Grecia
Il parlamento greco ha approvato in linea di principio una legge anti corruzione in base alla quale ministri, politici, amministratori locali e funzionari dello Stato potranno essere allontanati dai loro incarichi e i beni confiscati. La legge è stata approvata ieri sera in aula e dopo l'integrazione degli emendamenti sarà formalmente votata martedì prossimo. È stata voluta dal premier, Giorgio Papandreou, nel quadro della moralizzazione della vita pubblica considerata elemento fondamentale per riformare il Paese, salvarlo dal dissesto finanziario e garantirne la ripresa. La legge, che proibisce agli uomini politici e ai funzionari pubblici di detenere conti o interessi off-shore, prevede la prigione per gli evasori fiscali ed ammende fino ad un milione di euro. Un'amnistia sarà accordata a chi denunci attività corruttive.

Ancora combattimenti a Mogadiscio
Almeno cinque persone uccise e 23 ferite in combattimenti avvenuti ieri a Mogadiscio, tra truppe del governo di transizione somalo e alcuni ribelli islamici, non meglio identificati. Lo rende noto oggi Mareeg.com, citando alcuni testimoni. I combattimenti sono iniziati, secondo quanto riporta il sito, nel distretto di Hodan, per poi propagarsi ad altre “zone di guerra” della capitale somala, e hanno visto contrapporsi “da una parte le truppe delle forze governative supportate da soldati dell'Unione africana (Ua) dell'Amisom, e dall'altra combattenti islamici”. I responsabili dei servizi di pronto soccorso e di ambulanza hanno riferito di avere trovato tre cadaveri e di aver “soccorso una ventina di civili feriti”. Mogadiscio è da diversi anni teatro di aspri combattimenti tra le forze governative e ribelli Shabaab, collegati ad Al Qaeda. Dalla fine del 2009, il governo di transizione somalo (Tfg) controlla solo una piccola parte della capitale, mentre il resto è dominato dagli insorti islamici.
 
Ennesimo attentato in Iraq: 5 morti a Sadr City
Cinque persone sono rimaste uccise la notte scorsa nell'esplosione di un'autobomba a Sadr City, nel principale quartiere sciita di Baghdad. Nell'attentato sono rimaste ferite 20 persone, secondo quanto riferito da una fonte. In un altro episodio, altre sette persone sono rimaste ferite questa mattina nell'esplosione di una bomba al passaggio di un'auto della polizia, nel centro di Baghdad.

Trenta talebani uccisi in scontri in Afghanistan
Una trentina di talebani sono stati uccisi ieri in uno scontro con truppe statunitensi nella provincia meridionale afghana di Kunduz. I combattimenti sono avvenuti a Ghor Tapa e non hanno coinvolto truppe afghane o tedesche.

L’esercito prende posizione a Bangkok isolando le "camicie rosse"
I reparti corazzati dell'esercito thailandese hanno preso posizione oggi alle 18 ora locale (le 13 in Italia) attorno al quartiere di Bangkok, occupato dalle "camicie rosse", allo scopo di isolarle e impedire loro di rifornirsi. In particolare, l'esercito ha indicato che bloccherà l'accesso alle principali strade attorno al distretto commerciale e ha sollecitato i negozi della zona a chiudere. Da tre mesi, le “camicie rosse" occupano il distretto commerciale di Bangkok in segno di protesta contro l'attuale governo: chiedono lo scioglimento del parlamento e la rimozione del primo ministro Abhisit Vejjajiva. Le elezioni anticipate promesse dal primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, per il 14 novembre non avranno luogo se i manifestanti antigovernativi delle "camicie rosse" non toglieranno subito il loro presidio fortificato nel centro di Bangkok. Lo ha indicato il segretario generale del primo ministro, Korbsak Sabhavasu.

Identificato il bimbo sopravvissuto nel disastro aereo a Tripoli
Si chiama Ruben, ha otto anni ed abita a Tilburg (Olanda) il bimbo sopravvissuto al disastro aereo di ieri a Tripoli. Il ministero degli Esteri olandese ha confermato stamattina l'identità del bambino sopravvissuto, riferendo che un membro dell'ambasciata olandese a Tripoli si è recato a trovarlo in ospedale e gli ha parlato. Ruben ha riportato fratture multiple ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico alle gambe, ma nessun organo vitale è stato danneggiato. Sono 70 gli olandesi morti. L'Olanda è sotto choc per la tragedia: tutti gli uffici pubblici espongono oggi la bandiera a mezz'asta in segno di lutto, mentre la campagna elettorale per il voto nazionale del 9 giugno è stata sospesa per alcuni giorni.

Domani in Turchia il ricorso contro il referendum sulla Costituzione
Il principale schieramento dell'opposizione turca, il Partito repubblicano del popolo (Chp), che si ispira a Kemal Ataturk, ha reso noto che presenterà domani un ricorso alla Corte costituzionale per bloccare un referendum approvato ieri dal presidente, Abdullah Gul, su una riforma della Costituzione voluta dal Partito giustizia e sviluppo (Akp), di radici filo-islamiche e al governo. Il Chp è contrario alla riforma, perchè ritiene che se essa venisse approvata l'Akp consoliderebbe ulteriomente il suo potere a danno della magistratura e della forze armate, tradizionalmente bastioni a difesa della laicità dello Stato turco fondato da Ataturk.

Vertice Usa-Cina
Washington e Pechino tornano a confrontarsi sul delicato tema dei diritti umani, dopo quasi due anni di crisi. L’amministrazione Obama e i leader cinesi discuteranno per due giorni negli Usa dell’innalzamento degli standard nel rispetto dei diritti fondamentali. Un argomento reso ancora più difficile dall’attuale situazione politica internazionale e dalla necessità di ottenere l’appoggio cinese nella gestione dei rapporti con l’Iran e la Corea del Nord. Stefano Leszczynski ha intervistato sulla questione Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:RealAudioMP3

R. – Intanto, è un segnale potenzialmente importante, perché il dialogo è comunque un fatto positivo. Non si parlava di diritti umani tra Stati Uniti e Cina da molto tempo: prima, per non inserire un’agenda politica all’interno di un evento sportivo come furono le Olimpiadi. Poi, perché c’era la crisi economica e finanziaria e quindi le due superpotenze volevano trovare una soluzione congiunta a scapito di un tema importante, quale quello dei diritti umani. Ovviamente, sedersi intorno ad un tavolo è importante, ma bisogna capire quali sono gli argomenti e soprattutto se ci sia una intenzione seria di fare passi avanti da entrambe le parti su un tema che è di vitale importanza.

 
D. – Si tratta quindi di un argomento molto delicato nei rapporti tra i due Stati, che potrebbe essere reso poco concreto dagli importanti temi internazionali che sono ancora sul tavolo e cioè l’Iran, la Corea del Nord, la vendita di armi statunitensi a Taiwan…

 
R. – Questo indubbiamente è un rischio, perché se si prosegue – come in passato – con un atteggiamento comune a scapito dei diritti umani o con solidarietà regionali, o con opportunità politiche per cui si cerca di ostacolare l’altro, non si va certamente avanti. Bisognerebbe uscire da questi doppi standard, secondo i quali i diritti umani importano quando è conveniente e si sacrificano quando non lo è.

 
D. – Si può cercare di vedere un segnale positivo, affermando che la situazione dei diritti umani ha subito dei progressi negli ultimi tempi: negli Stati Uniti, con la nuova amministrazione e in Cina, per così dire, grazie allo sviluppo economico...

 
R. – Per quanto riguarda gli Stati Uniti, le intenzioni dell’amministrazione Obama finora non sono state seguite da grandi passi concreti. E’ importante che si sia iniziato a parlare di questioni profonde come il modo con cui gli Stati Uniti hanno gestito la guerra al terrorismo sotto le due amministrazioni Bush. Per quando riguarda poi la Cina, l’elemento parzialmente positivo – se vogliamo – è che il tabù sulla pena di morte è ormai superato. Di questo tema si parla in Cina e c’è una sensibilità in particolare all’interno del mondo universitario, accademico, di esperti e di docenti di diritto, nel mitigare gli effetti di questa pratica che ancora oggi porta migliaia di persone a essere messe a morte ogni anno.

 
Kirghizistan, manifestazione per il presidente deposto Bakyev
I sostenitori del presidente deposto, Kurmanbek Bakyev, hanno occupato la sede del governo locale nella città di Osh, nel sud del Paese. Secondo quanto si è appreso, i sostenitori hanno avuto tafferugli con le guardie e poi sono entrati nell'edificio del governo dopo aver tenuto una manifestazione alla quale hanno preso parte circa 1000 persone. Bakyev è fuggito lo scorso mese dal Paese per rifugiarsi in Bielorussia, in seguito alla violenta rivolta che portò l'opposizione al potere. Poco prima dell'irruzione nella sede dell'amministrazione regionale di Osh, i sostenitori si erano radunati nella piazza della città per chiedere il ritorno del loro leader al potere. Poi, hanno occupato la sede del parlamento locale. Dal suo rifugio in Bielorussia, Bakyev ha affermato di voler essere sempre il presidente del Kirghizistan.

Civili uccisi in un attentato in Daghestan
Sono tutti civili, e non poliziotti come riferito in un primo momento, le vittime di un agguato avvenuto oggi in Daghestan, nel Caucaso del nord. Le persone rimaste uccise erano operai addetti alla riparazione di una torre per le trasmissioni tv, dove si stavano recando scortati da alcuni agenti di polizia, quattro dei quali sono rimasti feriti nell'attacco.

Salito a 66 il numero dei morti nella miniera di carbone in Russia
È salito a 66 il numero dei morti nelle due esplosioni di gas avvenute sabato scorso, 8 maggio, nella maggiore miniera di carbone russa, la Raspadskaia, nella regione siberiana di Kemerovo, nel bacino carbonifero del Kuzbass. Lo ha reso noto la Protezione civile, aggiungendo che le operazioni di soccorso sono state interrotte a causa degli incendi e di una forte concentrazione di gas. Ventiquattro persone sono ancora disperse".

Macedonia
Per la prima volta da quando ha aderito al Consiglio d'Europa nel 1995, la Macedonia ha assunto da questa settimana la presidenza del Comitato dei ministri, organo esecutivo dell'organizzazione paneuropea. Skopje, che guiderà l'istituzione per i prossimi sei mesi, si concentrerà in particolare sull'effettiva implementazione delle misure atte a proteggere la credibilità e il funzionamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, e in generale dell'intero sistema di protezione dei diritti umani. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 133

 
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