Regno Unito: Cameron al lavoro per un governo di coalizione con i lib-dem
Il nuovo primo ministro britannico, il leader conservatore David Cameron, è al lavoro
per la formazione del suo governo assieme ai liberal-democratici (lib-dem), la prima
coalizione degli ultimi 70 anni in Gran Bretagna. Ai Tories sono arrivate le congratulazioni
del presidente statunitense Obama, del presidente della Commissione europea Barroso
e del segretario generale della Nato Rasmussen. Da Londra ci riferisce Sagida Syed:
David Cameron
in serata è stato accolto dalla regina Elisabetta dopo che il premier Gordon Brown
aveva dato le sue dimissioni. Cameron formerà un governo con i liberal-democratici
con cui è stato raggiunto un accordo e a cui andranno alcune posizioni-chiave a partire
da Nick Clegg, per cui si profila un ruolo da vice-premier. Parlando per la prima
volta a Downing Street, Cameron ha ringraziato il suo predecessore per aver reso il
Paese più unito all’interno e più compassionevole all’estero e non ha nascosto le
difficoltà di un governo di coalizione, ma ha aggiunto che lavorerà secondo i punti
del suo programma e per affrontare i problemi sociali, il contenimento del deficit
e la riforma elettorale. E dopo la conferma di George Osborne al ministero delle Finanze
e di William Hague agli Esteri, si attende ora la lista completa dei nuovi ministri,
mentre per i laburisti sconfitti inizia un periodo di riflessione e di rinnovamento,
a partire dall’elezione di un nuovo leader entro l’estate. La soluzione
emersa dal complesso panorama politico britannico premia dunque i liberal-democratici,
il partito di minoranza relativa, con posizioni di rilievo nell’ambito del nuovo esecutivo.
Primo tra tutti spicca, infatti, il ruolo di vice premier del loro leader Nick Clegg.
Molti osservatori si rivelano dubbiosi sulla tenuta di una coalizione come quella
messa in piedi da David Cameron, ma il patto stretto dai due leader e orientato verso
una riforma istituzionale potrebbe addirittura dare vita ad un nuovo sistema politico
in Gran Bretagna. In ogni modo, i liberal-democratici, che non hanno ottenuto i seggi
che speravano dai sondaggi, sono a tutt'oggi il partito che può decidere del futuro
politico del Paese. Sentiamo Mathiew Fford, docente di storia contemporanea
presso l’Università Lumsa di Roma, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – La situazione
è proprio così e in un certo senso è un po’ paradossale. Il partito più piccolo, con
questa sessantina di seggi, ha scelto il governo: il centrodestra, formato dal partito
conservatore e dal partito liberal-democratico, può guidare una maggioranza efficace
presso la Camera dei Comuni. L’altra cosa, ancora troppo presto da vedere, sarà proprio
l’impatto delle richieste liberal-democratiche sul programma di questo governo. Ma
finora, sembra che una notevole influenza ci sia già. D. – Tra
le aspirazioni dei liberal-democratici c’è quella della riforma elettorale … R.
– Qui il punto è che si propone il cosiddetto “voto alternativo”. Questa è una riforma
non molto ampia. Sicuramente non è proporzionale, è soltanto un modo per migliorare
leggermente il sistema uninominale a turno unico che abbiamo! Si calcola che, se ci
fosse stato questo sistema durante le ultime elezioni, il partito liberal-democratico
avrebbe guadagnato altri 20 seggi, il partito conservatore avrebbe perso altri 20
seggi e il partito laburista ne avrebbe guadagnati cinque. Quindi, in realtà, non
è una grande riforma, ma anche una simile, sia pur piccola riforma, potrebbe aumentare
ulteriormente il peso del partito liberal-democratico, e questo naturalmente indicherebbe
che la strada del futuro potrebbe essere di nuovo quella di un governo di coalizione. D.
– C’è il pericolo nel sistema inglese che si verifichi un “ribaltone”, cioè che ad
un certo punto il partito di minoranza decida di cambiare alleato e creare una nuova
maggioranza? R. – Tutto è possibile, direi, nel mondo politico.
Il potere è ciò che è e ci sono sempre crisi esterne imprevedibili. Però, quello che
è interessante nell’accordo attuale tra i due partiti di governo, è avere un governo
che duri diversi anni; vogliono anche introdurre una legislatura di cinque anni in
cui non sia possibile avere uno scioglimento e nuove elezioni. E’ chiaro che questo
tipo di sviluppo, che rientra in un programma più ampio di riforme del sistema politico
e anche costituzionale, vuole impedire proprio questo tipo di rischio!