Mons. Mamberti: la presenza della fede nella dimensione pubblica è un contributo
per tutti
La presenza della religione nella dimensione pubblica è a vantaggio di tutti: è quanto
sottolineato da mons. Dominique Mamberti alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali,
in occasione di un Convegno sul tema “La religione nella sfera pubblica in Canada”.
L’evento alla Casina Pio IV in Vaticano è stato promosso dall’ambasciata canadese
presso la Santa Sede nell’ambito delle celebrazioni per il 40.mo anniversario dello
stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Canada e Vaticano. L’indirizzo d’omaggio
è stato pronunciato dall’ambasciatore canadese presso la Santa Sede, la signora Anne
Leahy. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La dimensione
pubblica della religione è un contributo al bene comune a vantaggio di tutti, credenti
e non credenti: è quanto affermato dal segretario vaticano per i Rapporti con gli
Stati, mons. Dominique Mamberti, che si è soffermato sulla prospettiva cristiana della
religione nello spazio pubblico. Il presule ha sottolineato che la fede non è mai
solo individuale, ma anche comunitaria e dunque ha, necessariamente, una dimensione
pubblica e sociale. Del resto, ha proseguito, i credenti sono interessati al bene
comune, come dimostra l’impegno in settori particolari come l’educazione e la sanità.
Mons. Mamberti ha ricordato il riconoscimento del ruolo della religione da parte di
documenti come la Convenzione di Vienna del 1989 e il Trattato di Lisbona. Al contempo,
ha rilevato che nell’attuale fase di secolarizzazione c’è la tendenza ad escludere
la religione, bandendo i simboli religiosi. Un’ideologia, ha detto ancora, che tende
a privatizzare la fede. Mons. Mamberti ha quindi rivolto il
pensiero al dialogo interreligioso, una sfida sempre più urgente in un mondo ormai
globalizzato. Inoltre, il presule ha ribadito, riecheggiando le parole di Benedetto
XVI alla Moschea di Amman, l’incompatibilità della religione con la violenza. La Santa
Sede, ha ricordato, si è sempre battuta per la promozione della libertà religiosa
nelle istanze internazionali. Quindi, ha evidenziato l’impegno della Chiesa cattolica
contro la cristianofobia, un fenomeno che ha tre caratteristiche: la disinformazione
sui cristiani, l’intolleranza e la violenza anche persecutoria. Grazie a questo impegno
della Santa Sede, ha rammentato, l’espressione "cristianofobia" è stata introdotta
per la prima volta nel 2003 in documenti dell’Onu, associandola all'islamofobia e
all'antisemitismo. Oggi, ha aggiunto, esiste inoltre un rappresentante dell’Osce per
la lotta contro l’intolleranza e la discriminazione dei cristiani e dei membri delle
altre religioni. Alla conferenza sono intervenuti anche la prof.ssa Solange
Lefebvre, dell’Università di Montréal, e il prof. Iain T. Benson di Toronto. La prima
relatrice si è soffermata sul cattolicesimo canadese francofono difronte alla diversità
religiosa; il prof. Benson è invece intervenuto sul tema dell'inclusività religiosa
nello spazio pubblico nel sistema canadese.