Il profondo legame del Papa con il Santuario di Fatima nelle parole del cardinale
Saraiva Martins
Il nostro inviato in Portogallo, Roberto Piermarini, ha domandato al cardinale José
Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi, quale
sia il legame che unisce Benedetto XVI alla Vergine di Fatima: R. – C’è un
grande legame tra Benedetto XVI e Fatima. E questo perché, tra l’altro, il cardinale
Ratzinger è stato già a Fatima per presiedere il pellegrinaggio mondiale, che vede
a Fatima centinaia di migliaia di persone. In un’altra occasione, poi, il cardinale
Ratzinger ha tenuto una conferenza nella sede di Porto dell’Università Cattolica portoghese.
Ci sono dunque molti legami tra Benedetto XVI, Fatima e il Portogallo. Bisogna anche
ricordare che è stato proprio il cardinale Ratzinger a preparare la pubblicazione
dell’ultima parte del "segreto" di Fatima. Allora era prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede e il documento che fu letto a Fatima alla fine della Messa
di beatificazione di Giacinta e Francesco fu preparato proprio dal cardinale Ratzinger
insieme con i suoi collaboratori. D. – Nel 2000, lei ha accompagnato
a Fatima Giovanni Paolo II. Che ricordo le è rimasto di quella visita? R.
– Io ho molti ricordi, ma ce ne è soprattutto uno al quale mi voglio riferire e che
è stato per me veramente molto commovente. Giovanni Paolo II mi aveva voluto con molta,
molta intensità assieme a lui alla Beatificazione dei due veggenti di Fatima, per
portarli alla gloria degli altari, per mettere un candelabro che illuminasse l’uomo
di oggi e soprattutto i bambini di oggi. Dopo la Beatificazione di Giacinta e Francesco,
rientrando a Roma in aereo, Giovanni Paolo II parlava con grande calore di quanto
avvenuto: un calore che era chiaramente l’espressione di una persona che era riuscita
finalmente a realizzare ciò che da tempo desiderava, beatificare i due pastorelli.
Mai mi dimenticherò di quella reazione di Papa Giovanni Paolo II: era un uomo felice.
"Finalmente – pensava tra sé – ho fatto quello che da molto tempo avrei voluto fare!”.
Non dimentichiamo che Giovanni Paolo II era intimamente legato a Fatima per tanti
motivi, non ultimo in riferimento all’attentato. Lui ha detto chiaramente e più di
una volta che è stata la Madonna di Fatima a salvargli la vita, perché – secondo lui
– è stata proprio la Madonna di Fatima a deviare la pallottola che avrebbe dovuto
ucciderlo. Tanto era convinto di questo, che offrì alla Madonna di Fatima quella stessa
pallottola che avrebbe dovuto ucciderlo e che è ora nella Corona della Bianca Signora
della Cova di Iria. D. – In occasione della visita di Giovanni
Paolo II, culminata con la Beatificazione dei pastorelli Giacinta e Francesco, venne
data lettura della terza parte del “segreto” di Fatima, che secondo la Santa Sede
si era compiuto con l’attentato allo stesso Pontefice il 13 maggio del 1981. Cosa
risponde a chi parla di una “quarta parte” del segreto, che sarebbe tenuta nascosta? R.
– Certamente, si parla di una quarta parte del segreto di Fatima, ma secondo me questa
quarta parte non esiste. Si tratta piuttosto di una affermazione gratuita, che non
ha alcun fondamento nella realtà delle cose. La terza parte è l’ultima parte del messaggio
del segreto di Fatima. Non c’è alcuna ragione valida per poter affermare che esista
una quarta parte. So bene che molto se ne è parlato e che qualcuno ha pure scritto
un libro sull’argomento, ma io non trovo alcun fondamento in tale affermazione. D.
– Lei ha incontrato numerose volte nel suo monastero di Coimbra la terza veggente,
suor Lucia. Cosa ricorda di quegli incontri? R. – Ho tanti ricordi
e tutti commoventi. Io incontravo suor Lucia, ogni anno, in agosto e precisamente
il 15 agosto, Festa dell’Assunta. Quel giorno, infatti, le suore del Monastero di
Coimbra, sapendo che io ero in vacanza in Portogallo, a Lisbona, mi invitavano a celebrare
la messa per la Festa dell’Assunta. In quell’occasione, avevo sempre un incontro con
suor Lucia e con tutte le altre suore del Monastero. Suor Lucia mi ha sempre dato
l’impressione di essere una persona semplice, una persona anche molto intelligente,
molto pratica, ma soprattutto una persona santa. Il suo modo di parlare e il suo modo
di muoversi esprimevano molto chiaramente – secondo me – la sua santità. Era veramente
una santa. Questa era l’impressione che mi rimaneva sempre dopo aver parlato con Lucia.
Era di una semplicità straordinaria, la semplicità del Vangelo. Proprio per la sua
intelligenza e praticità è stata l’economa del Monastero di Coimbra. Quando le Suore
carmelitane di clausura hanno avuto bisogno di erigere un altro monastero nella città
di Guarda, fu proprio suor Lucia che da Coimbra andò a Guarda per parlare con gli
architetti e dire loro come dovevano fare il nuovo monastero. I santi sono sempre
pratici, realistici, concreti. D. – Eminenza, cosa ha rappresentato
e cosa rappresenta oggi Fatima per la sua vita? R. – Fatima
ha rappresentato sempre molto nella mia vita, fin da bambino. E questo perché, come
succede con tutte le mamme portoghesi – almeno con la maggior parte delle mamme
portoghesi – la mia mamma mi ha sempre parlato della Madonna di Fatima sin dalla tenera
età. Ho quindi imparato ad amare la Madonna di Fatima e a venerare i pastorelli. Per
me, quindi, come penso per la maggior parte dei portoghesi, amare la Madonna di Fatima,
essere devoti della Madonna di Fatima è qualcosa di naturale. Lo abbiamo imparato
dalla mamma, tutti noi.