Presidenziali nelle Filippine: in testa Benigno Aquino. Intanto nel Paese sono almeno
16 le vittime degli scontri
Benigno Aquino, figlio della ex presidente Corazon e del leader dell'opposizione assassinato
nel 1983, e' in testa nelle presidenziali di ieri nelle Filippine con il 40,44% dei
voti sugli avversari, l'ex presidente Joseph Estrada, fermo al 25,76%, e il senatore
Manuel Villar al 13,98% dei consensi. Ad accompagnare il voto ancora una volta diversi
episodi di violenza in tutto il Paese, con un bilancio di almeno 16 morti soprattutto
nella provincia di Maguindanao, teatro del massacro di 57 civili lo scorso novembre.
Degli scenari attuali e delle riforme auspicabili parla al microfono di Gabriella
Ceraso, padre Sebastiano d’Ambra, missionario del Pime a Mindanao:
R. – Ci sono
diversi scenari, molto allarmanti. C’è bisogno soprattutto di leaders credibili: la
gente ormai non si fida quasi di nessuno, vede a destra e a sinistra tanta corruzione…
Logicamente, c’è anche il problema del conflitto che in qualche modo è un ostacolo
allo sviluppo. Spero che il Paese abbia il coraggio di eliminare le armi. Poi, c’è
la riforma agraria che non è stata completata del tutto. In più, bisognerebbe condurre
una campagna contro quelle famiglie che da generazioni e generazioni mantengono il
potere nel Paese.
D. – Lei si è occupato a lungo
del rapporto con i musulmani. Da queste elezioni può venire un aiuto, un’apertura
su questo fronte?
R. – Sì, possono aiutare se i politici
capiscono che la soluzione per un rapporto migliore non sono le armi, ma è proprio
il dialogo. C’è da sperare che entrino in questa ottica. Però, guardando alle elezioni
in quanto tali, non ci sono cose eccezionali che ci facciano capire che questo avverrà:
resta soltanto un desiderio.
D. – Come ha partecipato
e partecipa la Chiesa a questo momento particolare del Paese?
R.
– Dal punto di vista della preghiera, i vescovi hanno suggerito una novena in preparazione
alle elezioni. Per quanto concerne il coinvolgimento nelle varie parrocchie, mandano
dei volontari nei presidi interni per vedere che tutto proceda secondo criteri giusti.
Il problema è che con lo scenario che abbiamo adesso non ci sono grandi prospettive.
I vescovi hanno fatto diverse dichiarazioni, sono stati abbastanza attenti e precisi
nel condannare o nell’evidenziare le situazioni del Paese. Adesso stiamo a vedere
cosa succederà.
D. – Secondo i sondaggi, il successore
della Arroyo potrebbe essere il figlio di Corazon Aquino, Benigno III. Dalla sua nomina,
quali speranze?
R. – Lui sta cavalcando un po’ il
fatto che sia il padre sia la madre sono figure di spicco nelle Filippine. Lui è una
figura nuova: non ha fatto grandissime cose, in passato, però dice che metterà fine
alla corruzione nel Paese e c’è da crederci perché è una figura nuova, quindi non
abbiamo casi di corruzione nella sua storia. Vedremo.