Presentata la 46.ma Settimana sociale italiana, in programma in ottobre a Reggio Calabria.
Intervista con mons. Arrigo Miglio
“Sì dalla Chiesa italiana al federalismo, previsto dalla Costituzione, purchè il Paese
continui ad essere solidale”. Così si è espresso mons. Arrigo Miglio, presidente
della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la
pace, presentando questa mattina presso la nostra emittente la 46.ma Settimana Sociale
che avrà luogo dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria, sul tema “Cattolici nell’Italia
di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Sulla crisi europea è stato
sottolineato che l’Italia, a differenza della Grecia, è ancora “in piedi” anche grazie
al del volontariato, vero ammortizzatore sociale del Paese. Ma quanto hanno inciso
nella scelta di Reggio Calabria, quale sede dei lavori, i recenti fatti di Rosarno?
Paolo Ondarza lo ha chiesto a mons. Miglio.
R. – Non
è una scelta casuale, non è legata ad episodi contingenti, perché dell’agenda abbiano
cominciato a parlare due anni fa, quindi ben prima dei fatti di Rosarno. Una delle
aree su cui ci pareva importante riflettere era proprio quella dell’immigrazione,
ma poi la prima area in cui si articola l’agenda riguarda proprio i problemi del mondo
del lavoro, soprattutto dell’impresa e della necessità di crescere. Molte diocesi
hanno chiesto di affrontare queste esperienze, soprattutto le aggregazioni ecclesiali
ed anche i vari ambiti professionali sia della finanza sia del mondo sociale. Ci sentiamo
quindi abbastanza confortati da ciò che leggiamo, da ciò che abbiamo ascoltato nel
proporre questi punti come questioni sulle quali poter fare leva per muoverci verso
una crescita per il bene comune.
D. – “Bene comune”: un concetto che
forse è poco al centro dell’agenda politica… R. – Purtroppo
sì, è poco al centro. Abbiamo voluto provare ad individuare dei problemi concreti
che possono permetterci intanto di concorrere al bene comune con tutte le forze di
buona volontà e poi anche di realizzare storicamente, concretamente, un bene comune
possibile oggi: questo, però, all'interno della visione di bene comune che è caratteristica
dell’insegnamento sociale della Chiesa. D. – Alcuni esempi? R.
– Sui temi dell’immigrazione, ci siamo focalizzati su un punto preciso: il problema
dei figli d’immigrati che nascono sul nostro suolo, nel nostro Paese. Il tema della
famiglia abbiamo preferito considerarlo in modo trasversale, per cui dove si parla
di lavoro, dove si parla di educazione, dove si parla di mobilitazione delle risorse
che escono dall’università, il tema della famiglia ci sembra un tema trasversale che
va tenuto al centro in tutti questi ambiti. D. – Di fronte alla
crisi internazionale e alla crisi europea, originata dalla situazione economica in
Grecia, com’è possibile guardare ancora con speranza ad un futuro basato su valori
etici? R. – E’ possibile guardare ancora con speranza, perché
le buone volontà non mancano, le risorse non mancano, ma hanno bisogno di essere sostenute
e sviluppate. Tutto il nostro discorso tiene conto del contesto globalizzato e noi
abbiamo proprio preso quest’impegno: far emergere gli elementi di speranza. Non vorremmo
che le notizie negative potessero far dimenticare invece gli elementi di speranza
che ci sono.