Alla Gregoriana il Corso sulla Chiesa e la politica internazionale della Santa
Sede per i diplomatici latinoamericani
Si apre oggi pomeriggio, alla Pontificia Università Gregoriana, un Corso sulla Chiesa
Cattolica e la politica internazionale della Santa Sede, rivolto a diplomatici di
Paesi latinoamericani. L’evento, giunto alla sua IV edizione, è promosso dalla Fondazione
“La Gregoriana” e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain. Hanno collaborato
all’iniziativa il Ministero degli Esteri italiano e la Provincia di Roma. Sulle ragioni
di questo corso, Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Roberto Papini,
segretario generale dell’Istituto Maritain:
R. – Il problema
di cui ci siamo accorti è che molti diplomatici accreditati presso la Santa Sede venivano
a Roma ma ignoravano l’azione della Chiesa cattolica: com'è strutturata, quali sono
le sue finalità non direttamente religiose. Sono finalità che riguardano la promozione
della pace, dei diritti umani, della giustizia, il suo agire sul piano internazionale
attraverso i suoi osservatori presso l’Onu e le agenzie dell’Onu… Perché spesso i
nunzi della Santa Sede si muovono e coalizzano forze di Paesi intorno ai temi che
citavo prima. Perché ci siamo rivolti a dei diplomatici? Perché sono in qualche modo
in prima linea per agire riguardo alle questioni dello sviluppo, della pace eccetera.
In altre parole, si adoperano per risolvere con mezzi non violenti le possibili controversie
di cui è pieno il mondo. Dare allora una conoscenza a questi diplomatici sul ruolo
stabilizzatore che la Chiesa cattolica ha nel sistema politico mondiale, ci è sembrato
una cosa importante.
Il ciclo di lezioni si svolge da
oggi al 22 maggio ed è articolato in due momenti. Il primo modulo, in programma a
Roma fino al 16 maggio, presenterà una visione d’insieme della Chiesa cattolica, mentre
il secondo modulo si svolgerà a Torino dal 17 al 22 maggio e si focalizzerà sulle
opere sociali della Chiesa in un contesto industriale. Al microfono di Fabio Colagrande,
padre Franco Imoda, presidente della Fondazione “La Gregoriana”, si sofferma
sui risultati ottenuti finora con questa iniziativa:
R. – Direi
la conoscenza, quasi la trasparenza, che abbiamo cercato di dimostrare nel presentare
la missione della Chiesa come organizzazione: il titolo è sempre come organizzazione
internazionale. Direi che questo suscita sempre un grande interesse e questo continua:
dopo lo scioglimento del corso, ci sono contatti che rimangono; molti di loro ci notificano
una promozione, un cambio di carriera… Diciamo che fa sì che sia una piccola rete,
ma una rete che continua. L’elemento-domanda è molto importante: nelle presentazioni
che facciamo cerchiamo di lasciare uno spazio ampio alle loro domande e credo che
lo utilizzino tutto e vorrebbero perfino utilizzarne ancora. Ricordo che alla fine
del primo anno, in cui il corso è durato tre settimane, c’era stata grande soddisfazione:
i partecipanti l’avevano trovato molto intenso. ma nonostante questo chiedevano di
più anche sul piano di un dialogo interreligioso esplicito, che pure era rappresentato
e che noi non volevamo neanche imporre e che tuttavia, implicitamente, risorgeva.
Ma fu una loro richiesta: abbiamo ridotto il corso a due settimane, per la difficoltà
di un diplomatico ad allontanarsi dal suo lavoro per tre settimane. Rimane comunque
la soddisfazione, da un lato, e dall’altro la curiosità di continuare a scoprire un
mondo che forse è meno conosciuto. Quest’anno, la matrice dell’America Latina è forse
ancora più prevalentemente cristiana, con tutte le differenziazioni, le sfumature
che possono esserci in questo continente.
D. – Padre,
è evidente l'importanza per le cancellerie politiche conoscere quale sia l’azione
diplomatica della Santa Sede, lo status giuridico internazionale della Città del Vaticano:
tutte cose che a volte, forse, i giovani diplomatici in carriera non conoscono a sufficienza
e tutte cose che è necessario conoscere in un ambito internazionale nel quale i valori
religiosi diventano, molto spesso, un motore della politica...
R.
– Sembra una voce che risorge, tra tante parti, del grande bisogno che oggi il mondo
ha di valori, di una visione giusta della persona. Noi non pretendiamo di poter rispondere
a tutto questo, nel nostro corso.Ma la Chiesa, in quanto portatrice di un messaggio
universale di trascendenza, che tocca soprattutto la centralità della persona umana,
deve avere un messaggio in questo campo. E credo che questo venga anche riconosciuto
da chi si avvicina a noi, sapendo che il Vaticano, la Santa Sede, si presenta con
un messaggio: un messaggio antropologico, un messaggio di speranza.