India: lo studio della Bibbia promuove un maggiore impegno dei fedeli
Lo studio della Bibbia sta trasformando la vita dei cristiani nell'India nord-orientale
e sta avendo molte conseguenze pratiche. Ne è convinto padre Thomas Manjaly, professore
di Bibbia all'Oriens Theological College di Shillong, il quale, parlando all’associazione
caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha detto che la Sacra Scrittura
occupa posto molto importante nella vita della Chiesa nel nord del Paese indiano,
dove la maggioranza dei cristiani è costituita da protestanti. In particolare – riporta
l’agenzia Zenit – lo studio della Bibbia è fondamentale per un movimento di piccole
comunità cristiane sviluppatesi nelle parrocchie cattoliche negli ultimi 15 anni.
“Ha aiutato le persone a impegnarsi maggiormente con la Parola di Dio”, ha affermato
il sacerdote, spiegando che “ascoltano la Bibbia in piccoli gruppi, la sentono spiegare
e poi pregano”. Questi gruppi – ha sottolineato il religioso – aiutano i fedeli ad
applicare la Bibbia alla propria vita e mettono in pratica ciò che hanno studiato.
La Bibbia occupa inoltre un posto preminente nella casa, dove diventa il centro di
una sorta di tempio. Fondamentale in questo processo – ricorda ancora padre Manjaly
– è il ruolo svolto da un leader della comunità locale, da un catechista o da una
suora che fa visita alla famiglia. La cerimonia prende la forma di un breve servizio
di preghiera preparato dalla Chiesa nella lingua locale. Padre Manjaly, membro della
Pontificia Commissione Biblica vaticana, ha anche spiegato come sia comune per le
famiglie leggere insieme la Bibbia, superando l’analfabetismo. La Bibbia sta anche
aiutando a promuovere una moderna forma di adorazione. Nascono infatti nuovi inn,
basati soprattutto sul Vangelo, sulle lettere di San Paolo e sui Salmi, in musica
e lingua locale kahsi, che da sempre ha tradotto quelli portati dai missionari
provenienti dall’Europa. In questo modo – conclude padre Manjaly – “ora non c’è musica
italiana, tedesca o spagnola, ma la nostra musica”. (E. B.)