Il progetto dell'ong "Intervita Onlus" a sostegno della scolarizzazione in Kenya
"Intervita Onlus", una ong italiana attiva dal 1999 con progetti di cooperazione dedicati
soprattutto alla tutela dei diritti dei bambini e ai diritti delle donne, ha aperto
una sede a Nairobi, centro nevralgico per l’organizzazione di progetti di sviluppo
nell’Africa Orientale. Una scelta che rientra nella strategia di cooperazione per
sostenere l’importante decisione adottata nel 2003 dal governo keniota di rendere
la scuola primaria gratuita per tutti i bambini: una decisione che ha determinato
un boom di iscrizioni impossibili da evadere a causa della mancanza di edifici scolastici.
Monica Weisz, responsabile del progetto, ci spiega di cosa si tratta al microfono
di Stefano Leszczynski:
R. – Abbiamo
deciso di investire particolarmente in Kenya per appoggiare questa iniziativa lodevole
del governo kenyota di aumentare l’accesso dei bambini alla scuola primaria. Però,
il governo kenyota in effetti si è trovato di fronte ad una serie di innumerevoli
problemi. Pensate che nel giro di pochi anni, dal 2003 al 2009, il numero degli iscritti
alle scuole primarie è aumentato di 2 milioni e 700 mila persone. In realtà, anche
nelle scuole secondarie c’è stato un forte aumento degli iscritti e quindi il governo
si è trovato con una carenza di strutture – di aule scolastiche, proprio – e con una
carenza nell’organico degli insegnanti. Per questo, Intervita ha voluto intervenire
fortemente nel Paese per sostenere questa iniziativa del governo, soprattutto nelle
regioni dove i risultati negli esami delle elementari è molto basso.
D.
– Questo degli interventi in favore della scolarizzazione non è il solo ambito di
cui Intervista si sia occupata in Africa…
R. – Noi
abbiamo voluto stabilire la nostra prima sede africana proprio in Kenya, perché è
un Paese nevralgico nell’Africa orientale, trovandosi in un’area che comprende Paesi
fortemente instabili come il Sudan e la Somalia. Il Kenya, invece, a parte i disordini
post-elettorali alla fine del 2007, è un Paese tendenzialmente stabile. Gli interventi
che noi mettiamo in atto sono sicuramente interventi nei quali l’istruzione e la salute
sono centrali, sono il punto di partenza: occupandoci prevalentemente di bambini,
vogliamo garantire loro un futuro. Noi operiamo con interventi integrati, quindi scegliamo
le aree in cui c’è una maggiore povertà e lì poi interveniamo a favore di tutta la
comunità. Non solo istruzione e salute, quindi, ma anche sicurezza alimentare, sviluppo
economico, diritti delle donne e dei bambini, partecipazione comunitaria e aiuto alla
sostenibilità ambientale.
D. – Colpisce un po' il
vedere che nell’ambito della cooperazione allo sviluppo è di nuovo il settore della
società civile quello che impegna più risorse, mentre poco viene fatto a livello istituzionale
da parte dei Paesi donatori…
R. – Credo che forse
anche da noi, nei nostri Paesi sviluppati, non abbiamo capito che l’istruzione e la
salute sono veramente ambiti in cui investire, per far sì che non ci siano squilibri
sociali e non si verifichino violenze.