Elezioni nel Regno Unito: vincono i conservatori ma il Parlamento è "sospeso"
I risultati definitivi delle elezioni di ieri in Gran Bretagna confermano la tendenza
delineatasi già in mattinata di un Parlamento ‘sospeso’, cioè privo di una maggioranza
che consenta la formazione di un governo conservatore o liberal-laburista. I Tories
di David Cameron, infatti, hanno conquistato 291 seggi, 35 in meno di quelli necessari
a formare una maggioranza autonoma. I laburisti del premier Brown hanno ottenuto 251
seggi, mentre i liberaldemocratici si sono fermati a 51 seggi. A questo punto si apre
l’ipotesi di un governo di coalizione di centro-sinistra guidato da Brown, ma si tratta
comunque di una grave anomalia del sistema elettorale britannico. Ma sentiamo come
fotografa la situazione Pierantonio Lacqua, giornalista esperto di politica
britannica, raggiunto telefonicamente a Londra da Stefano Leszczynski:
R. – Lo spettro
dell’“hung parliament”, del cosiddetto “Parlamento sospeso”, senza cioè una
maggioranza chiara, si è poi realizzato. Questo crea chiaramente un problema anche
istituzionale: il sistema britannico si regge proprio sul bipartitismo ed è, quindi,
chiaro che qui c’è un fallimento. I laburisti di Gordon Brown - al potere ormai da
13 anni - non hanno perso tutta la loro forza propulsiva: erano infatti dati come
sconfitti, mentre probabilmente riescono ancora a tentare di fare un governo. Perché,
qual è la situazione adesso? I conservatori avranno più deputati ai Comuni, ma non
in numero sufficiente per governare; i laburisti sono usciti secondi da queste elezioni
e, comunque, non sono stati sorpassati dai liberaldemocratici. Gordon Brown, quindi,
a questo punto può presentarsi come primo ministro in carica al nuovo parlamento ed
ovviamente dovrà dare le dimissioni soltanto se verrà sfiduciato. C’è la possibilità
a questo punto di un governo di coalizione che per la Gran Bretagna è sempre un qualcosa
di molto raro - è stato tentato l’ultima volta 30 anni fa – ed è considerata comunque
una anomalia. C’è poi anche il rischio di un governo debole e il rischio che anche
i mercati reagiscano molto male a questo risultato elettorale. I partiti dovranno,
quindi, tener conto non soltanto dei loro giochi politici, ma anche di questo contesto.
Tra l’altro è probabile che un governo anche di minoranza o di coalizione abbia breve
vita e che, quindi, si vada di nuovo al voto probabilmente entro l’anno.
D.
– Quali sono i motivi per cui i laburisti non sono stati del tutto sconfitti o meglio
si può considerare come un successo per i laburisti questa elezione dopo un governo
così lungo?
R. – Gordon Brown, malgrado non abbia
mai brillato anche nelle occasioni mediatiche, ha potuto anche mandare questo messaggio
che lui e il suo cancelliere dello scacchiere erano in effetti un baluardo sicuro
per questa crisi economica, perché chiaramente la crisi economica è stata il motivo
fondamentale che ha spinto i britannici a votare in un modo o nell’altro. Quindi,
Gordon Brown è stato visto da molti come un primo ministro molto più efficace per
quanto riguarda la gestione della crisi economica.
D.
– I liberaldemocratici ovviamente assumono una posizione molto importante in questo
contesto politico pur essendo il partito più piccolo…
R.
– Tutti dicono di volere un governo molto responsabile, stabile e forte sul piano
finanziario, però la richiesta più dirompente dei liberaldemocratici è quello che
si cambi il sistema elettorale: dal sistema uninominale secco, dove chi vince prende
tutto, ad un sistema proporzionale. Ovviamente è questa la ragione per cui non vedo
la possibilità di una coalizione con i conservatori, perché un sistema proporzionale
consegnerebbe i conservatori inevitabilmente all’opposizione per decenni. Un sistema
proporzionale potrebbe invece portare ad una lunga egemonia dei liberaldemocratici
e dei laburisti assieme. I due partiti, però, non sono del tutto omogenei e
non c’è in Gran Bretagna questa tradizione della coalizione.