Thailandia. I vescovi: "ingiustizia sociale e corruzione" alla radice della crisi
L’ingiustizia sociale percepita da larghe fasce di popolazione e la corruzione sono
i due fattori principali per spiegare la presente crisi politica e sociale in Thailandia:
è quanto afferma in un colloquio con l’agenzia Fides mons. Louis Chamniern Santisukniram,
arcivescovo di Thare e Nonseng, e presidente della Conferenza episcopale della Thailandia.
“I disordini delle ultime settimane – spiega a Fides l’arcivescovo – affondano le
radici in problemi di giustizia sociale: parte della popolazione lamenta disuguaglianze
e disparità, e molti cittadini ritengono di non avere il medesimo trattamento, gli
stessi diritti, pari opportunità, standard di vita e di benessere rispetto ad altri.
Inoltre, a monte, vi è il problema della corruzione. Come in diversi Paesi asiatici,
questo è un problema serio in Thailandia, che rimette in primo piano l’urgenza di
moralità, trasparenza, etica, responsabilità dei leader politici e di quanti governano
la comunità civile”. La Chiesa e gran parte della popolazione giudicano con favore
la road map in cinque punti disegnata dal governo e sottoposta ai leader dell’opposizione:
non trasformare la monarchia in un’arma nella lotta politica; varare riforme per appianare
le disuguaglianze; non acuire il conflitto sociale e politico tramite i mass-media;
creare una commissione indipendente di indagine sulle violenze delle scorse settimane
(27 morti e 900 feriti); intraprendere un serio cammino di pacificazione nazionale.
Tutti sperano che questa possa rappresentare una via per porre fine alla crisi che
da troppo tempo attanaglia il Paese. Della road map fa parte l’annuncio del Premier
Abhisit di sciogliere il Parlamento e settembre e indire nuove elezioni il 14 novembre
2010. Mons. Chamniern sottolinea: “La situazione politica è delicata e complicata.
La Thailandia è un paese che ha la sua storia, la sua modalità, il suo percorso di
democrazia. Credo che la road map avrebbe avuto un sicuro successo se fosse stata
concordata precedentemente con l’opposizione. In politica è importante muoversi all’insegna
del dialogo, della cooperazione, del compromesso con le altre parti in campo. Noi
continuiamo a sperare in un accordo, a pregare perché non vi sia violenza, perché
il Paese possa riprendere una sana via di democrazia e stabilità”. Sul ruolo dei
leader religiosi, l’arcivescovo afferma: “Nella crisi presente, la politica non ha
chiesto l’ausilio delle comunità religiose. Come Chiesa, insieme con le altre comunità
religiose – anche attraverso un recente incontro pubblico - abbiamo comunque cercato
di dare il nostro contributo con la preghiera, esortando al dialogo, educando alla
legalità e alla giustizia sociale, alla moralità nell’agire sociale e politico. Nei
prossimi mesi ho invitato i fedeli cattolici impegnati direttamente nelle amministrazioni
civili locali, per un percorso di formazione sulla dottrina sociale della Chiesa”.
La Chiesa thailandese – conclude – proseguirà sulla linea della preghiera, del dialogo
con le componenti religiose e civili della società, della formazione delle coscienze.
(R.P.)