2010-05-06 15:49:58

Africa: parlamentari chiedono la fine delle mutilazioni genitali femminili


Una risoluzione contro la pratica delle mutilazioni genitali femminili (Fgm) in quanto “pratica lesiva della dignità e dei diritti umani”: l’hanno richiesta all’Assemblea generale delle Nazioni Unite i deputati dei parlamenti africani, riunitisi a Dakar in Senegal, uno dei 17 Paesi africani ad aver bandito tale pratica. Ma anche sul continente, ancora molto resta da fare secondo Morissandra Kouyaté, responsabile dell’Organizzazione non governativa interafricana sulle pratiche tradizionali, che intervenendo nel dibattito ha sottolineato come “esista notevole disparità tra le legislazioni dei diversi Paesi. Alcuni hanno approvato delle leggi - riferisce l'agenzia Misna - che bandiscono le fgm, altri non le applicano e comunque non è raro che gli abitanti di un paese in cui la pratica è bandita attraversino il confine solo per aggirare l’ostacolo”. In Africa, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono circa 91 milioni le ragazze sopra i nove anni sottoposte alla mutilazione dei genitali, una cifra a cui si aggiungono tre milioni di persone ogni anno. La prevalenza del fenomeno varia considerevolmente da regione a regione all'interno del medesimo stato, ma secondo l'Oms in almeno sette Paesi (Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone e Somalia) e nel Nord del Sudan il fenomeno tocca la quasi totalità della popolazione femminile. In altri, come Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania, la diffusione è maggioritaria ma non universale. In Ciad, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Kenya e Liberia il tasso di prevalenza è tra il 30 e il 40% della popolazione femminile, mentre nei restanti Paesi la diffusione varia dallo 0,6 al 28,2%. Dal novembre 2005, il cosiddetto Protocollo di Maputo voluto dall’Unione Africana, vieta e condanna in modo esplicito le mutilazioni femminili. Nell’incontro di Dakar è emerso con chiarezza come, nonostante il sostegno formale alla lotta contro le mutilazioni cresca rapidamente nel continente, in alcuni Paesi africani manchi l’impegno concreto e diretto dei governi ad adottare o far rispettare le leggi, ma soprattutto a intervenire attivamente con campagne informative e formative per sradicare abitudini e credenze che spingono al ricorso alle mutilazioni.”Le leggi sono solo un passo intermedio, c’è un lungo lavoro culturale da fare per sradicare il fenomeno dai villaggi” ha detto N'Deye Soukeye Gueye, alla guida del ministero della Famiglia in Senegal e in prima linea contro le Fgm nel Paese, spiegando come, pur essendosi dotato di un’apposita legge in materia nel 1999 (tra i primi Paesi del continente), il Senegal ha ottenuto i risultati maggiori solo dopo aver lanciato una serie di campagne mirate nelle zone dove la pratica era maggiormente diffusa. Campagne che, lentamente e nel corso di anni, hanno convinto gli influenti anziani ed esponenti religiosi locali a sposare la campagna contro le mutilazioni ottenendo un tasso di riduzione della pratica del 70%. (R.P.)







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