2010-05-05 16:01:31

Times Square: attentatore nega legami col terrorismo


E’ stato formalmente incriminato negli Stati Uniti il trentenne pakistano Faisal Shahzad arrestato per il fallito attentato di Times Square a New York. L’uomo, naturalizzato americano, avrebbe parzialmente confessato di avere preparato l’attacco terroristico, negando tuttavia di far parte di una cellula organizzata. Nonostante le indagini portino lontano da Al Qaeda, numerosi arresti sono stati compiuti anche in Pakistan, dove l’intelligence locale si è immediatamente attivata in collaborazione con le autorità Usa. Il fallito attentato avrebbe comunque potuto risolversi in una strage e la paura che regnava dopo gli attentati dell’11 settembre torna a farsi palpabile. Il commento di Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo internazionale intervistata da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – E’ possibile che la psicosi possa riprendere, ma non certo con l’intensità che abbiamo visto in passato. Non credo che ci troviamo di fronte ad una minaccia del tipo dell’11 settembre. Abbiamo di fronte dei dilettanti e, quindi, fortunatamente questi attacchi non vanno in porto.
 
D. – In ogni caso, dilettanti che si sono formati in campi di addestramento, che hanno potuto disporre di fondi. Si può immaginare che dietro ci sia, comunque, qualcosa di più grosso?
 
R. – Questo è interessante. Il fatto che questo individuo si sia formato in un campo di addestramento dà un po’ l’idea che il campo di addestramento oggi come oggi e specialmente in questa zona non ha nulla a che vedere con i campi di addestramento degli anni Ottanta e degli anni Novanta in Afghanistan: quelli gestiti appunto da Bin Laden e da Al Qaeda. E questo perché se è vero che ci sia stato questo addestramento è stato limitato soltanto agli usi degli esplosivi, senza un addestramento comportamentale e del funzionamento dell’attività del terrorista.
 
D. – Nuovamente l’aspirante terrorista era integrato nella società americana…
 
R. – Sì, questo sicuramente è un elemento che vedremo tornare alla ribalta nel futuro: l’indottrinamento avviene nel tessuto sociale della società occidentale. Dalle informazioni che riceviamo da parte delle autorità dell’antiterrorismo, questo è un individuo che ha agito da solo e quindi non fa parte di una cellula, non fa parte di una rete. Vediamo, quindi, anche un grande cambiamento dagli attentati di Londra, dagli attentati di Madrid, dove invece esisteva una rete, anche se piccola però c’era.
 
D. – Diventa sempre più difficile a questo punto, ad un livello di intelligence, individuare eventuali “cani sciolti”?
 
R. – Ecco, questo è il problema maggiore. La grande difficoltà dell’antiterrorismo, in questa fase di ennesima trasformazione del terrorismo di matrice islamica. Direi che c'è proprio l’impossibilità di penetrare reti sociali, dove un individuo – appunto un “cane sciolto” – può attivarsi indipendentemente da quello che succede nel mondo.







All the contents on this site are copyrighted ©.