All’udienza generale, l’appello del Papa per un mondo libero dalle armi nucleari.
La catechesi incentrata sul compito di santificazione dei sacerdoti
Un mondo libero dalle armi nucleari: è l’appello lanciato da Benedetto XVI durante
l’udienza generale tenutasi stamani in Piazza San Pietro, gremita da almeno 30 mila
fedeli. Nella catechesi, il Pontefice si è soffermato sul compito del sacerdote di
santificare gli uomini. Il Papa ha anche ribadito il ruolo irrinunciabile della famiglia
nella società. Quindi, non ha mancato di ricordare la sua visita alla Sacra Sindone
di Torino e l’imminente viaggio apostolico in Portogallo. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
La pace “riposa
sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti e non soltanto sull’equilibrio
delle forze”: è quanto sottolineato dal Papa che all’udienza generale ha incoraggiato
il processo di disarmo nucleare al centro dei lavori di una Conferenza internazionale
apertasi a New York il 3 maggio scorso. Serve, ha detto il Pontefice, “il pieno e
sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali”:
“In
tale spirito, incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la
creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa
eliminazione dal pianeta. Esorto, infine, tutti i partecipanti alla riunione di New
York a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente la trama
politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche
aspirazioni dei Popoli”. Prima
dell’appello sul nucleare, la catechesi del Papa era iniziata con un ricordo della
visita alla Sindone di Torino di domenica scorsa:
“Quel
sacro Telo può nutrire ed alimentare la fede e rinvigorire la pietà cristiana, perché
spinge ad andare al Volto di Cristo, al Corpo del Cristo crocifisso e risorto, a contemplare
il Mistero Pasquale, centro del Messaggio cristiano”. Ha
così rivolto il pensiero ai compiti specifici del sacerdote, in particolare a quello
di santificare gli uomini. Santificare, ha sottolineato, significa mettere in contatto
una persona con Dio. La questione è però come l’uomo può trovare quel contatto con
Dio:
“La fede della Chiesa ci dice che Dio stesso
crea questo contatto, che ci trasforma man mano in vere immagini di Dio”. Ecco,
allora, il compito di santificazione del sacerdote che, ha osservato il Papa, si “realizza
nell’annuncio della Parola di Dio” e “in modo particolarmente intenso con i Sacramenti”.
Dunque, ha spiegato, è “Cristo stesso che rende santi, cioè ci attira nella sfera
di Dio”. Ha così notato che negli ultimi decenni, vi sono state tendenze orientate
a far prevalere la dimensione dell’annuncio “staccandola da quella della santificazione”.
In realtà, però, i miracoli che Gesù compie “indicano che il Regno viene come realtà
presente che coincide con la sua stessa persona” e che “parola e segni sono indivisibili”.
L’aver sottovalutato questo compito di santificazione, ha perciò osservato, ha rappresentato
“un indebolimento della stessa fede nell’efficacia salvifica dei Sacramenti”:
“E’
importante, quindi, promuovere una catechesi adeguata per aiutare i fedeli a comprendere
il valore dei Sacramenti, ma è altrettanto necessario, sull’esempio del Santo Curato
d’Ars, essere disponibili, generosi e attenti nel donare ai fratelli i tesori di grazia
che Dio ha posto nelle nostre mani, e dei quali non siamo i “padroni”, ma custodi
ed amministratori”. E ciò, ha soggiunto, soprattutto in
questo tempo nel quale da una parte la fede va indebolendosi e dall’altro emerge “un
profondo bisogno e una diffusa ricerca di spiritualità”. Il sacerdote, è l’esortazione
del Papa, deve perciò sempre ricordare che “nella sua missione l’annuncio missionario
e il culto non sono mai separati”. Al contempo, ha avvertito, ogni presbitero deve
saper di essere solo uno strumento dell’agire salvifico di Dio:
“Tale
coscienza deve rendere umili e generosi nell’amministrazione dei Sacramenti, nel rispetto
delle norme canoniche, ma anche nella profonda convinzione che la propria missione
è far sì che tutti gli uomini, uniti a Cristo, possano offrirsi a Dio come ostia viva
e santa a Lui gradita”. Benedetto
XVI ha quindi rinnovato l’invito a tornare al Confessionale, al Sacramento della Riconciliazione
perché “il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto”, sentendosi amato
da Dio e sperimentando la presenza della Misericordia Divina. In questo Anno Sacerdotale,
il Papa ha quindi esortato i fedeli ad essere vicini ai sacerdoti:
“Siate
consapevoli del grande dono che i sacerdoti sono per la Chiesa e per il mondo; attraverso
il loro ministero, il Signore continua a salvare gli uomini, a rendersi presente,
a santificare. Sappiate ringraziare Dio, e soprattutto siate vicini ai vostri sacerdoti
con la preghiera e con il sostegno, specialmente nelle difficoltà, affinché siano
sempre più Pastori secondo il cuore di Dio”. Al
momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua inglese, il Papa si è rivolto
a quanti prenderanno parte al Congresso sulla Famiglia in Svezia.
“Marriage
is truly an instrument of salvation…” “Il matrimonio – ha detto – è
uno strumento di salvezza non solo per gli sposati, ma per tutta la società”. Il matrimonio,
ha aggiunto, “richiede di essere preparati a sacrificare i propri intersessi per il
bene degli altri” ed invita “a proteggere il dono di una nuova vita”. Quanti hanno
la fortuna di nascere “in una famiglia stabile, scoprono qui la prima e fondamentale
scuola per una vita virtuosa e le qualità di una buona cittadinanza”. Quindi, salutando
i pellegrini portoghesi, ha manifestato tutta la sua gioia per la sua imminente visita
pastorale nel Paese, nel decimo anniversario della Beatificazione dei Pastorelli di
Fatima, Francesco e Giacinta.
“A todos, sem excluir
ninuèm…” “Saluto tutti, nessuno escluso con cordialità – è stato il
suo messaggio – ci vediamo a breve a Lisbona, Fatima e Porto”. In tedesco, ha salutato
le famiglie e gli amici delle nuove reclute della Guardia Svizzera che giureranno
domani. In italiano, ha quindi rivolto un pensiero speciale ai pellegrini provenienti
dalla diocesi di Brescia e accompagnati dal loro vescovo, mons. Luciano Monari. Il
Papa ha ricordato con gioia la sua visita nella terra di Paolo VI, lo scorso novembre,
auspicando che tale evento produca numerosi frutti per tutta la comunità ecclesiale.