2010-05-03 14:04:02

Violenze anticristiane in Iraq: uccisi 4 giovani, 171 feriti


Si aggrava il bilancio dell’attentato avvenuto ieri nel nord dell’Iraq: 4 persone sono rimaste uccise e 171 ferite da un ordigno esploso al passaggio di un autobus che portava alcuni studenti universitari dal villaggio di Qaraqosh all’ateneo di Mosul. Una deflagrazione prima e un’autobomba, poi, esplosa lungo la strada al passaggio del bus di giovani, tutti tra i 18 e i 26 anni: sono stati due attentati distinti, come ha confermato al Sir l’arcivescovo caldeo della città, mons. Emil Shimoun Nona, che ha raccontato la dinamica dei fatti, spiegando come gli studenti, che facevano lo stesso percorso ogni mattina, siano stati “un bersaglio fin troppo facile per i terroristi”. Il presule ha ricordato, inoltre, come “l’assenza di un governo e le diatribe interne ai partiti non facciano che creare un terreno adatto alla violenza”. L’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, George Casmoussa, attraverso la Fides ha lanciato oggi un appello alle Nazioni Unite affinché intervengano in difesa dei cristiani: “Nella comunità regna la paura – ha detto il presule – occorrono gesti concreti, misure chiare e forti per restituire pace e sicurezza alla minoranza cristiana in Iraq”. Tra le vittime del duplice attentato, c’è il proprietario di un negozio vicino al luogo dell’esplosione, ad Hamdaniya, 40 km a est di Mosul; tra i feriti, invece, 17, in gravi condizioni, sono stati trasportati all’ospedale di Erbil. Il sindaco della cittadina di Hamdaniya, Nissan Karoumi, ha detto che da almeno cinque anni l’ateneo è nel mirino di gruppi di estremisti islamici che lottano per la conversione degli studenti. Già nel 2008 l’allora arcivescovo di Mosul, Paolos Faraj Rahho, fu rapito e in seguito trovato morto. A Mosul, intanto, prosegue la diaspora della minoranza cristiana: se le autorità non prenderanno provvedimenti, la città in breve tempo potrebbe diventare completamente musulmana. La paura dei cristiani è evidente anche nelle parole del vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, addolorato che nessuno tra i responsabili delle istituzioni locali abbia rivolto una parola di solidarietà ai cristiani. (A cura di Roberta Barbi)







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