Violenze anticristiane in Iraq: uccisi 4 giovani, 171 feriti
Si aggrava il bilancio dell’attentato avvenuto ieri nel nord dell’Iraq: 4 persone
sono rimaste uccise e 171 ferite da un ordigno esploso al passaggio di un autobus
che portava alcuni studenti universitari dal villaggio di Qaraqosh all’ateneo di Mosul.
Una deflagrazione prima e un’autobomba, poi, esplosa lungo la strada al passaggio
del bus di giovani, tutti tra i 18 e i 26 anni: sono stati due attentati distinti,
come ha confermato al Sir l’arcivescovo caldeo della città, mons. Emil Shimoun Nona,
che ha raccontato la dinamica dei fatti, spiegando come gli studenti, che facevano
lo stesso percorso ogni mattina, siano stati “un bersaglio fin troppo facile per i
terroristi”. Il presule ha ricordato, inoltre, come “l’assenza di un governo e le
diatribe interne ai partiti non facciano che creare un terreno adatto alla violenza”.
L’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, George Casmoussa, attraverso la Fides ha lanciato
oggi un appello alle Nazioni Unite affinché intervengano in difesa dei cristiani:
“Nella comunità regna la paura – ha detto il presule – occorrono gesti concreti, misure
chiare e forti per restituire pace e sicurezza alla minoranza cristiana in Iraq”.
Tra le vittime del duplice attentato, c’è il proprietario di un negozio vicino al
luogo dell’esplosione, ad Hamdaniya, 40 km a est di Mosul; tra i feriti, invece, 17,
in gravi condizioni, sono stati trasportati all’ospedale di Erbil. Il sindaco della
cittadina di Hamdaniya, Nissan Karoumi, ha detto che da almeno cinque anni l’ateneo
è nel mirino di gruppi di estremisti islamici che lottano per la conversione degli
studenti. Già nel 2008 l’allora arcivescovo di Mosul, Paolos Faraj Rahho, fu rapito
e in seguito trovato morto. A Mosul, intanto, prosegue la diaspora della minoranza
cristiana: se le autorità non prenderanno provvedimenti, la città in breve tempo potrebbe
diventare completamente musulmana. La paura dei cristiani è evidente anche nelle parole
del vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, addolorato che nessuno
tra i responsabili delle istituzioni locali abbia rivolto una parola di solidarietà
ai cristiani. (A cura di Roberta Barbi)