Libertà religiosa nel mondo: India fra i Paesi a rischio
L’India “ha una nobile tradizione di rispetto per le religioni e le culture diverse,
ma in alcuni casi la situazione non è più così. I fondamentalisti stanno iniziando
ad erodere le garanzie costituzionali, eliminando molti aspetti di libertà individuali.
Prima fra tutti la libertà religiosa: ma la protezione dei diritti legati al credo
è una necessità, per la più grande democrazia del mondo”. Lo dice all'agenzia AsiaNews
mons. Albert D’Souza - Segretario generale della Conferenza episcopale cattolica e
arcivescovo di Agra - commentando il Rapporto della Commissione americana per la libertà
religiosa, che per il secondo anno di seguito mette l’India fra i Paesi a rischio.
Secondo il testo, il governo indiano “riconosce il problema della violenza locale
e ha creato alcune strutture per rispondere alla minaccia. Tuttavia, la giustizia
per le vittime è ancora lenta e spesso senza effetto reale: quindi crea di fatto un
pericoloso clima di impunità. Anche se nel periodo preso in esame non si sono verificati
attacchi su larga scala contro le minoranze religiose, gli attacchi ai cristiani e
ai musulmani – e ai loro luoghi di culto – sono continuati, insieme a episodi di intolleranza
contro entrambe le comunità”. L’arcivescovo D’Souza spiega: “La Costituzione indiana
garantisce la libertà religiosa: l’articolo 25 tutela la possibilità di professare,
praticare e propagare il proprio credo, rassicura la libertà di coscienza. I dettami
della Costituzione sono messi in pratica dalla legge: in generale, la nostra Repubblica
deve essere applaudita per la protezione che garantisce alle minoranze, etniche e
religiose. Tristemente, però, la libertà è minacciata da fondamentalisti e forze politiche
estremiste, che propagano ideologie sbagliate e pericolose”. Per il presule, “basta
guardare al recente passato. Siamo stati testimoni di attacchi orchestrati contro
diverse espressioni religiose e culturali, che il più delle volte prendono di mira
le parti più deboli della nostra società. È necessario rinforzare la situazione dei
dalit, dei tribali e delle minoranze. La loro tutela è necessaria per celebrare veramente
la pluralità religiosa e culturale del Paese. Il problema riguarda però la struttura
politica del Paese”. In diversi Stati, conclude mons. D’Souza, “esiste una reale connessione
fra i politici e gli estremisti, di cui sposano le idee. Quelli che dovrebbero garantire
le minoranze diventano discriminatori: anche se ci sono delle leggi precise, alcuni
interventi mirati da parte delle autorità le minano al loro stesso interno: è essenziale
che questa catena si spezzi. Così come è importantissimo che ogni governo statale
metta in pratica le garanzie costituzionali, ad ogni livello”. (R.P.)