La speranza, non la paura sia il sentimento cristiano di fronte alla morte: così il
Papa alle esequie del cardinale Mayer
E’ la speranza, per i cristiani, il carattere distintivo di ogni funerale: così il
Papa nell’omelia pronunciata stamane, durante il rito dell’Ultima Commendatio
e della Valedictio, al termine della Messa funebre per il cardinale Paul Augustin
Mayer, celebrata dal cardinale decano Angelo Sodano, nella Basilica Vaticana. Il servizio
di Roberta Gisotti.
Con parole
commosse Benedetto XVI ha ripercorso l’itinerario di vita dell’anziano porporato tedesco,
spentosi venerdì scorso all’età di 98 anni, nato “nella mia stessa terra” - ha ricordato
il Papa - ad Altötting in Baviera “dove sorge il celebre Santuario mariano”:
“Ogni
nostra celebrazione esequiale si colloca sotto il segno della speranza.” Se
“nell’ultimo respiro di Gesù sulla croce, - ha spiegato il Santo Padre - Dio si è
donato interamente all’umanità, colmando il vuoto aperto dal peccato e ristabilendo
la vittoria della vita sulla morte”, allora “ogni uomo che muore nel Signore partecipa
per la fede a questo atto di amore infinito, in qualche modo rende lo spirito insieme
con Cristo, nella sicura speranza che la mano del Padre lo risusciterà dai morti e
lo introdurrà nel Regno della vita”.
“In un’epoca
come la nostra, nella quale la paura della morte getta molte persone nella disperazione
e nella ricerca di consolazioni illusorie, il cristiano si distingue per il fatto
che pone la sua sicurezza in Dio, in un Amore così grande da poter rinnovare il mondo
intero”. E se “il desiderio più
profondo dell’umanità” - espresso nella visione della nuova Gerusalemme - è “quello
di vivere insieme nella pace, senza più la minaccia della morte, ma godendo della
piena comunione con Dio e tra di noi”. La Chiesa ha indicato Bnedetto XVI è “una prefigurazione
sulla terra di questa meta finale”:
"E’ un anticipo
imperfetto, segnato dai limiti e dai peccati, e dunque bisognoso sempre di conversione
e purificazione; e, tuttavia, nella comunità eucaristica si pregusta la vittoria dell’amore
di Cristo su ciò che divide e mortifica". “L’amore
di Cristo ci ha raccolti nell’unità”: questo è il motto episcopale del defunto cardinale
Mayer, che formatosi alla scuola dei Padri benedettini, a soli 20 anni divenne monaco,
per lungo tempo apprezzato docente e poi rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo,
consacrato vescovo nel 1972 negli anni a venire ha ricoperto prestigiosi incarichi:
tra i quali segretario della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari,
impegnato ad attuare le nuove disposizioni del Concilio Vaticano II, quindi prefetto
della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; creato cardinale
nel 1985 è stato in seguito presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.