Giornata Mondiale della libertà di stampa: il diritto di sapere
Si celebra oggi la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, indetta dall'Onu e incentrata
quest’anno sul tema “La libertà di informazione: il diritto di sapere”. Obiettivo
della Giornata è di ricordare i principi fondamentali da cui scaturisce il diritto
all’informazione rendendo omaggio anche a tutti i giornalisti che hanno perso la vita
nell’adempimento del loro dovere. Secondo dati resi noti dall’Unesco, nel 2009 sono
stati 77 i giornalisti uccisi nel mondo. In uno studio, pubblicato dall’organizzazione
non governativa statunitense “Freedom House”, si registrano inoltre progressi confortanti
in Asia meridionale, ma tensioni in America Latina e segnali contrastanti nell’Africa
sub-sahariana. Quale è oggi la situazione della libertà di stampa nel mondo? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto al costituzionalista, Enzo Balboni, docente all’Università
Cattolica:
R. – La libertà
di stampa, o meglio la libertà del pensiero, va sempre vista da due parti: la libertà
di informare – e qui dentro ci sta la libertà dei giornalisti e degli editori – e
la libertà di essere informati, che è il tipico diritto degli utenti. Un diritto fondamentale
per la democrazia. In questo momento c’è qualche preoccupazione per la salute economica
delle imprese giornalistiche. E' necessario che i governi, i parlamenti diano qualche
aiuto, qualche sostegno. E poi c’è qualche diminuzione di una libertà indiscriminata
per i giornalisti, per gli operatori dell’informazione. Bisogna trovare un punto di
equilibrio tra il diritto di informare e quello di non eccedere rispetto ad alcune
cose che vanno al di là della libertà d’informazione.
D.
– La libertà d’informazione in questo momento sembra cozzare con il diritto alla privacy
…
R. – Sì. Tutti hanno in mente, probabilmente, la
vicenda delle intercettazioni telefoniche nelle quali è garantito il diritto degli
organi inquirenti a raccogliere anche in questo modo informazioni utili per il perseguimento
dei reati; non riterrei che la libertà di informazione venisse conculcata se non si
potessero pubblicare sulla stampa, prima del tempo debito, quelle paginate che sono
emerse in cui si mescolano insieme alcuni elementi utili per la formazione dell’opinione
pubblica ad altri, decisamente lesivi della privacy.
D.
– In generale, possiamo dire che la mancanza di libertà di stampa incide, poi, su
altre prerogative fondamentali...
R. – Certo! Questa
è una delle prime libertà politiche, perché la formazione di un’opinione pubblica
consapevole, quindi i pilastri stessi della democrazia, si regge sul fatto che le
informazioni circolino perché in tutti i regimi che violano le libertà – totalitari
o plebiscitari – la prima cosa che si fa è tarpare la libera informazione.
D.
– L’aumento e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa ha influito positivamente
o negativamente su questo diritto?
R. – La mia impressione
è che abbia contribuito positivamente laddove questo era l’unico modo: nei casi dei
regimi autoritari o non democratici, se non ci fossero stati i nuovi mezzi di formazione
dell’opinione pubblica, tutto sarebbe passato sotto silenzio. Adesso è più difficile
che un dittatore, ovunque esso sia, possa colpire. Però questo alla fine produce una
reazione nell’opinione pubblica e mina anche la credibilità dei regimi stessi. E quindi,
tutto sommato, è stata più utile che dannosa.