Giornata internazionale dei lavoratori: scontri in Grecia per il piano anti-crisi
Diverse le manifestazioni in tutto il mondo in occasione della giornata internazionale
dei lavoratori. Un appuntamento carico di tensione in Grecia, alla vigilia delle nuove
misure di austerità definite dal governo, per accedere al prestito del Fondo Monetario
Internazionale e dell’Unione Europea. Ci sono stati tafferugli durante i cortei ad
Atene e Salonicco. Eugenio Bonanata.
In migliaia
si sono riversati in strada per protestare contro i tagli ai salari e le nuove tasse
contenuti nel piano di austerità, che sarà annunciato con tutta probabilità domani
ad Atene. Tre i cortei nella capitale per il primo maggio. In queste ore ci sono stati
scontri tra polizia e gruppi di anarchici davanti al Parlamento, al Ministero delle
Finanze e a quello degli Esteri. Tensione anche a Salonicco, dove giovani hanno danneggiato
le vetrine di banche e negozi, con gli agenti che hanno utilizzato gas lacrimogeni
contro i cortei. Il Partito Comunista e i sindacati promettono nuove manifestazioni
per i prossimi giorni. Secondo i sondaggi, però, l’opinione pubblica greca è divisa
sulle mobilitazioni. Misure drastiche sono necessarie per il salvataggio del Paese,
che passa attraverso l’arrivo di un prestito di 100-120 milioni di euro per i prossimi
tre anni. Le negoziazioni con il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europea
sono ormai giunte al termine. Superate definitivamente le iniziali divergenze fra
i principali partner del vecchio continente. Oggi il presidente francese, Nicolas
Sarkozy, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, nel corso di una conversazione telefonica,
hanno concordato sulla necessità di ''agire rapidamente''. I lavoratori turchi,
dopo 33 anni, hanno ricevuto il via libera a manifestare sulla Piazza Taksim di Istanbul,
interdetta ai raduni sindacali dopo gli scontri del 1977, costati la vita a 34 persone.
Alcune espressioni di dissenso contro le politiche del lavoro del governo di Ahmadinejad
si sono svolte in Iran. In Italia la manifestazione nazionale si è tenuta a Rosarno,
in Calabria. I sindacati hanno chiesto un piano in favore dell’occupazione con attenzione
ai temi della legalità e della solidarietà. Dal Quirinale il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, ha raccomandato di non mortificare il lavoro, ricordando l’importanza
del primo articolo della Costituzione italiana. Ma a livello mondiale qual è la condizione
dei lavoratori e la considerazione del “valore” lavoro oggi? Gabriella Ceraso
ne ha parlato con Cinzia del Rio, dell’Organizzazione internazionale del lavoro
(Oil):
R. – Il lavoro
è sempre più messo in discussione in quanto lavoro. Con la crisi si sono accentuati
ancora di più gli elementi negativi, che levano al lavoratore la dignità, la stabilità,
il rispetto dei diritti umani. C’è poi tutta una dimensione che si va sempre più accentuando.
Nei Paesi in via di sviluppo il lavoro cosiddetto “informale”, senza cioè nessuna
regola, va aumentando in modo esponenziale. Nei Paesi industrializzati, invece, le
tutele sono messe in discussione per la competitività con Paesi, che non rispettano
le norme fondamentali. D. – La crisi ha inciso soprattutto
sull’occupazione, facendo scendere i tassi in tutto il mondo. Sarà ancora così e per
quanto tempo? R. – Le economie più esposte alla crisi sono le
economie dei Paesi occidentali. Grossi picchi di disoccupazione saranno ancora in
crescita fino a metà del prossimo anno. I Paesi delle economie emergenti, invece,
hanno dati di crescita, comunque, con un segnale positivo. Il rischio è che ci sia,
però, una crescita senza reale occupazione. D. – In merito
alla sicurezza e alla salute, a che punto siamo a livello lavorativo? R.
– I dati dell’Oil sono sempre molto allarmanti. Anche nei Paesi di nuova industrializzazione,
nelle economie emergenti, purtroppo, non ci sono grandi investimenti e controlli efficienti.
E questo perché non c’è una normativa. Per quello che riguarda i Paesi industrializzati,
che si sono dotati di una normativa molto rigida, il problema è che, avendo perso
molti posti di lavoro, i dati sono migliori perché è calato il numero delle “morti
bianche”, ma sono aumentati gli incidenti sul lavoro. Questo vuol dire che c’è una
“sciatteria”, un modo di non utilizzare tutte le norme, che i datori di lavoro ed
anche i lavoratori sono tenuti a rispettare. D. – Alla vigilia
della Festa del Lavoro, il governo italiano ha approvato il piano di interventi per
favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Come vede queste iniziative,
che portano l’Italia un po’ più vicina al Nord Europa? R. –
Sicuramente questi provvedimenti aiutano. E’ ovvio che, avendo risorse economiche
molto limitate, hanno un’incidenza limitata. Noi riteniamo che si possa arrivare meglio
a delle valutazioni positive ed anche a delle soluzioni positive, utilizzando la contrattazione
non solo nazionale, ma anche aziendale. D. – Quali sono le priorità,
secondo voi, a livello internazionale in materia di lavoro? R.
– Noi chiediamo che tutti i Paesi membri del G20 rispettino le otto Convenzioni fondamentali
che riguardano la libertà di associazione, il diritto di contrattazione per i sindacati,
il divieto del lavoro minorile, il divieto del lavoro forzato e la non discriminazione.
Noi chiediamo che in tutti i Paesi ci siano dei sistemi di welfare che tutelino alcune
condizioni minime uguali per tutti. Vorremmo che assolutamente non si vada verso la
precarizzazione del lavoro. Questo porta ad una concorrenza sleale e certamente anche
alla crescita della povertà.