2010-04-30 15:23:11

Convegno scientifico a Roma sulle mielodisplasie


Fare il punto sulle nuove armi terapeutiche nella lotta alle mielodisplasie, malattie del sangue che colpiscono il midollo osseo: questo l’obiettivo del Convegno scientifico ospitato a Roma ieri e oggi a cui partecipano, per la prima volta in Italia, oltre 300 ematologi. L’iniziativa è stata promossa dall’Ail, l’associazione italiana contro le leucemie e i linfomi, che ha fatto precedere al Convegno un incontro tra medici, familiari e pazienti per uno scambio di informazioni ed esperienze volte a migliorare la qualità della vita degli ammalati. Ma che cosa significa avere una sindrome mielodisplastica? Adriana Masotti lo ha chiesto al prof. Sante Tura, direttore dell’Istituto di ematologia all’Università di Bologna e coordinatore scientifico dell'evento:RealAudioMP3



R. - Significa avere una condizione pre-leucemica, cioè un’anticipazione di una leucemia acuta, e poiché colpisce prevalentemente le persone anziane, questo costituisce un problema clinico molto importante.

 

D. – Che cosa comporta in più il fatto che questa malattia, questa sindrome, colpisca persone di età avanzata?

 

R. – Il problema è che la leucemia acuta per essere curata richiede una terapia aggressiva molto tossica, che ovviamente non possiamo utilizzare nelle persone anziane, pena delle complicanze estremamente temibili e gravi.

 

D. – Durante il convegno di questi giorni, s’illustreranno le più recenti novità in termini di strategie terapeutiche nelle mielodisplasie, che cosa ci può dire in merito?

 

R. – Questa patologia relativamente frequente in Italia, si registrano circa cinque mila casi ogni anno, questa patologia era estremamente trascurata perché non avevamo farmaci che fossero in grado di modificare la storia naturale, quindi la prognosi di questi pazienti. Dal 2005 sono stati messi a disposizione vecchi farmaci con nuova indicazione e nuovi farmaci, che hanno e stanno modificando radicalmente la prognosi di questi pazienti. Sono farmaci con poca tossicità e molta efficacia. In altri termini, prima del 2005 un paziente con una mielodisplasia, veniva curato solo con delle trasfusioni, cioè con una terapia incapace di modificare il decorso clinico. Oggi questo non è più cosi, e c’è un fervore notevole d’incontri mirati alla discussione, mirati alla formazione dei medici… Questo interesse è esploso.

 

D. – Dal punto di vista sociale l’accesso a questi farmaci, alle cure, è alla portata di tutti?

 

R. – Si. Pensi che un paziente che vive di trasfusioni è un paziente che ha una qualità di vita pessima. Oggi questi farmaci elevano il livello di emoglobina nel sangue e il paziente non ha più bisogno delle trasfusioni e vive bene, ovviamente. L’Ail ha organizzato qui a Roma in questi giorni un seminario insieme a medici a pazienti e ai loro familiari, proprio per informarli di questi progressi e quindi di quello che può essere un futuro migliore.

 

D. – E anche l’informazione è un’attività che va a beneficio dei malati?

 

R. – Esatto, esatto.








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