2010-04-29 14:55:30

Mons. Celli sui comunicatori della Chiesa: il Papa ci invita ad essere chiari e trasparenti


Essere chiari, precisi, trasparenti e con carità a servizio della verità: sono queste le caratteristiche che devono avere i comunicatori della Chiesa. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio a Roma, alla Pontificia Università della Santa Croce, mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, invitato a concludere l’incontro internazionale dei portavoce della Chiesa sul tema “Mostrare un’identità chiara e definita è un punto di forza comunicativo”. Fra i temi discussi la relazione fra identità e dialogo. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Celli come far funzionare questo binomio nella Chiesa: RealAudioMP3

R. – Credo che la Chiesa in questo momento non facile debba avere una chiara consapevolezza di ciò che siamo. Quindi, oltre una provata professionalità ci vuole anche una chiara e precisa identità. Vale a dire che dobbiamo sapere che cosa portiamo nel cuore: quindi, non infingimenti non camuffamenti ma una chiarezza a tutta prova di ciò che siamo. Bisogna creare una cultura di dialogo, di rispetto e anche di amicizia. Un buon comunicatore non solamente deve avere chiarezza dottrinale e alta professionalità ma deve anche entrare in sintonia con la sua comunità, la sua Chiesa, perché a volte la tentazione è quella della difesa. Abbiamo molto da imparare ancora.
 
D. – Non sempre nella Chiesa c’è una comunicazione concorde. In che modo può emergere allora un’identità chiara e definita?

 
R. – Dobbiamo migliorare le forme di coordinamento tra di noi. Anche in questo momento così doloroso non sempre abbiamo fatto riferimento a una strategia comunicativa, credo che in ogni situazione abbiamo sempre qualcosa da imparare. C’è una grande volontà di servire la verità. Non siamo patrocinatori del nascondimento o del nascondere qualche cosa. Credo che anche nella sua ultima Lettera alla Chiesa in Irlanda, toccando quel tema così delicato e fonte di tanta sofferenza, il Papa ci invita a essere precisi, chiari, trasparenti. Credo che qui dobbiamo camminare un poco tutti insieme e credo che ancora una volta la rete ci aiuti a esprimere ancora di più una vera e più profonda comunione ecclesiale. Non siamo isolati gli uni dagli altri e quindi c’è bisogno di un migliore coordinamento, di un sentire e comprendere l’altro, anche all’interno della Chiesa e nel mondo della comunicazione. Credo che, quindi, questi momenti così difficili ci hanno aiutato a capire ancora di più che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e che oggigiorno quando si affronta il mondo della comunicazione - basti pensare che un episodio in un settore del mondo nel giro di poche ore è conosciuto a livello mondiale - questo ci deve aiutare a capire come questa nostra operatività comunicativa debba essere coordinata, dobbiamo creare delle sinergie per essere annunciatori sereni, obiettivi. Chi opera nei media deve sapere che è a servizio della verità e chi è a servizio della verità sa che non può nascondere, deve essere trasparente sa che è un servitore dell’uomo. Credo che anche nella Chiesa debba sempre più prevalere una cultura di trasparenza e non di nascondimento, anche se alle volte questo ci costa. Ma la verità è momento di crescita per tutti noi, una verità - come ci ricorda anche il Papa con la sua ultima Enciclica - che va vissuta nella carità, come è vero che non esiste vera carità, vero amore, che non abbia una profonda connessione con la verità.

 
D. – Dunque, per lei oggi è necessaria una formazione alla comunicazione nella Chiesa? Cosa sta facendo il Pontificio Consiglio da lei guidato?

 
R. – Il Pontificio Consiglio deve ricordare che questa è una esigenza profonda. Noi siamo chiamati ad animare, a sostenere, a promuovere. Dobbiamo aiutare a capire sempre più cosa significa comunicare e cosa significa comunicare nella Chiesa. Credo che il Pontifico Consiglio in questi anni sia sempre più coinvolto ad aiutare e a riflettere e siamo coinvolti a tutto tondo a far sì che questo messaggio così preciso anche del Papa diventi realtà nel tessuto ecclesiale.







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