Appello del Papa per la Repubblica Democratica del Congo: il Paese lavori per la rinascita
e la legalità, il mondo lo aiuti a ritrovare la pace
Fare il possibile per porre fine ai conflitti che hanno distrutto il tessuto sociale
di un intero Paese. E’ uno degli appelli in favore della Repubblica Democratica del
Congo che Benedetto XVI ha affidato al neoambasciatore presso la Santa Sede del Paese
africano, Jean-Pierre Hamuli Mupenda, ricevuto questa mattina in udienza per la presentazione
delle Lettere credenziali. Il Papa ha sollecitato anche la comunità internazionale
ad adoperarsi per riportare nello Stato africano “pace e legalità”. Il servizio di
Alessandro De Carolis: Il simbolo
dell’inferno sociale attraverso il quale è passata negli ultimi anni la Repubblica
Democratica del Congo balza agli occhi da una descrizione che il Papa fa dopo che
già, in modo più formale e comunque incisivo, ha provveduto a levare appelli alle
autorità nazionali e internazionali. La vostra nazione, dice al nuovo ambasciatore
dello Stato africano, deve cancellare un passato dove per anni i bambini “sono stati
privati dell’istruzione e addestrati a uccidere”. E’ nel quadro di una situazione
simboleggiata da questa immagine di infanzia drammaticamente rubata che Benedetto
XVI colloca la sua insistita esortazione alla pace e al rispetto degli accordi che
dovrebbero assicurarla: “L'impegno siglato a Goma, nel 2008,
e l'attuazione degli accordi internazionali, in particolare il Patto sulla sicurezza,
la stabilità e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi, sono certamente necessari,
ma più urgente è il lavorare sulle condizioni preliminari alla loro applicazione (...)
Invito le autorità pubbliche a fare il possibile per porre fine alla situazione di
guerra, che purtroppo ancora esiste in alcune province, e a dedicarsi alla ricostruzione
umana e sociale della nazione nel rispetto dei diritti umani fondamentali”. Il
vostro Paese, ricorda il Pontefice, ha vissuto “tragici momenti”. La violenza si è
abbattuta “in modo cieco e spietato, contro una parte importante della popolazione,
piegandola sotto il suo giogo brutale e insopportabile e seminando rovina e morte”.
Penso, aggiunge il Papa, “alle donne, ai giovani e ai bambini la cui dignità è stata
calpestata a oltranza dalla violazione dei loro diritti”. E il lungo appello di Benedetto
XVI oltrepassa i confini del Congo: “Invito la comunità
internazionale coinvolta in varia misura nei successivi conflitti che la vostra nazione
ha conosciuto a mobilitarsi per contribuire efficacemente a portare nella Repubblica
Democratica del Congo la pace e la legalità. Dopo tanti anni di sofferenza, il vostro
Paese ha bisogno di intraprendere con determinazione la strada della riconciliazione
nazionale”. Uno dei “modi migliori per farlo”, indica Benedetto XVI,
è quello di “promuovere l'educazione delle giovani generazioni”, consentendogli di
studiare e aiutando le loro famiglie nelle spese di istruzione, che per molti sono
“insopportabili”. E formazione, soggiunge il Papa, vuol dire non solo ricevere cultura
ma anche “solide basi morali e spirituali”, che insegnino ai giovani “a respingere
la tentazione della violenza e il risentimento per scegliere ciò che è giusto e vero”.
Un compito al quale i cattolici, assicura il Pontefice, danno e daranno il loro contributo: “La
Chiesa cattolica, a sua volta ferita in molti dei suoi membri e le sue strutture,
intende promuovere la guarigione interiore e la fraternità (…) E' quindi giunto il
momento di utilizzare tutti i mezzi politici per porre fine alla sofferenza umana.
E si dovrebbe inoltre fare opera di riparazione e di giustizia, come il motto ‘giustizia
e pace’ inscritto sulla moneta nazionale invita a fare”. Invitando
a difendere dall’“avidità” le “importanti risorse naturali che Dio ha donato” al Paese
e ad assicurare cibo e cure sanitarie alla popolazione, Benedetto XVI ha anche apprezzato
la decisione della Repubblica Democratica del Congo di tornare ad avere, dopo anni
di sede vacante, un proprio rappresentante nel Corpo diplomatico accreditato in Vaticano,
in coincidenza con il 50.mo anniversario dell'indipendenza del Paese. “Possa questo
Giubileo – è stato il suo augurio – consentire alla nazione di vivere un nuovo inizio”.