Riconoscere i diritti dei migranti: così il Papa per il Congresso europeo sulle migrazioni.
Mons. Vegliò: no ai continenti blindati
Dare ai migranti “speranza di vedere riconosciuti i loro diritti” ed avere “una vita
degna in tutti gli aspetti”: questo il messaggio del Papa ai partecipanti all’ottavo
Congresso europeo sulle migrazioni, aperto ieri pomeriggio a Malaga in Spagna, promosso
dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Un centinaio i partecipanti, vescovi
direttori ed operatori pastorali, esponenti della società civile e del mondo politico.
Nel titolo del Congresso: “L’Europa delle persone in movimento. Superare le paure.
Disegnare prospettive” il progetto sotteso ai lavori. Il servizio di Roberta Gisotti:
E’
stato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale
dei Migranti, a portare l’incoraggiamento di Benedetto XVI a proseguire nello sforzo
di porre “adeguata attenzione pastorale a tutti coloro che soffrono le conseguenze
di aver abbandonato la loro patria o si sentono senza una terra di riferimento”.
“Sia
la logica della carità a guidare il nostro modo di guardare la realtà e di pensare
al futuro, tenendo conto di tutti gli aspetti della verità delle migrazioni”, ha fatto
eco alle parole del Papa il cardinale Josip Bòzanic, arcivescovo di Zagabria, aprendo
l’incontro. I migranti - ha detto - devono essere accolti come persone e non essere
trattati come cose, schiavi o utensili”. E, stamane mons. Vegliò ha usato espressioni
di severa condanna verso una politica europea difensiva delle frontiere e di rifiuto
degli immigrati, mentre le economie continuano a richiederne l’assunzione. E’ inaccettabile
– ha aggiunto – “la trilogia ‘immigrazione – criminalità e terrorismo – insicurezza’”,
che fa aumentare le “comunità blindate” e forse porterà alla nascita di “continenti
blindati”, dove i migranti sono e sempre più saranno “un esercito di invisibili ricattabile
e sfruttabile”.
Ma quanti sono questi immigrati?
Nei 27 Stati dell’Ue si calcola siano oggi 24 milioni, per lo più provenienti dai
Paesi stessi dell’Unione. Quanto agli immigrati irregolari si stima siano fra i 4
milioni e mezzo e gli 8 milioni. E’ evidente – ha osservato mons. Vegliò – che i flussi
della mobilità siano percepiti negativamente dalla popolazione europea e che gli stranieri
siano avvertiti come “una minaccia alla cultura e all’identità, all’ordine e alla
sicurezza”, oltre che al mercato del lavoro. Si vuole scaricare la causa dell’instabilità
sui migranti, per “creare nell’opinione pubblica l’immagine di uno Stato vigile e
preoccupato della sicurezza dei suoi cittadini, alimentando le paure dell’altro”.
“Nell’attuale situazione di crisi dello Stato-Nazione”, “si pretende di offrire sicurezza
ricompattando il senso identitario nazionale, senza valutare sufficientemente – ha
ammonito il presidente del dicastero vaticano - che le società europee sono diventate
di fatto multiculturali, multietniche e plurireligiose e che bisogna con coraggio
e lungimiranza, affrontare politiche di integrazione sociale, culturale e politica”,
consapevoli che “la diversità, portata dalle migrazioni, è ormai un dato di fatto”.
Del resto “le misure punitive non bastano, spesso nemmeno scoraggiano nuove partenze,
le rendono solo più pericolose e costose”. La Chiesa da parte sua – ha concluso mons.
Vegliò – “continuerà ad accogliere con fraternità i migranti che provengono da Chiese
sorelle”.