Convegno delle Caritas diocesane: aiutare educando a nuovi stili di vita
Proseguono, al Palariviera di San Benedetto del Tronto, i lavori del 34.mo Convegno
nazionale delle Caritas diocesane, promosso dalla Caritas Italiana. I partecipanti
riflettono sul tema “Educati alla carità nella verità. Animare parrocchie e territori
attraverso l’accompagnamento educativo”. Da San Benedetto del Tronto, il servizio
della nostra inviata Antonella Palermo:
Il
2009 è stato un anno “nero” per le famiglie italiane. E’ quanto emerge dall’indagine
che le Acli presentano oggi a San Benedetto del Tronto, realizzata dall’Iref
(Istituto di Ricerche Educative e Formative) su un campione di 1500 famiglie. I dati
dicono che solo il 2,2% di queste ritiene di aver migliorato la propria condizione
economica e che il 67,8% è molto preoccupato dall’idea che nel corso del 2010
un proprio familiare possa perdere il lavoro. Il 65,4% delle famiglie intervistate
pensa che le strutture territoriali della Caritas debbano continuare a concentrarsi
sul dispensare cibo e vestiti alle famiglie bisognose. Ma è sufficiente restare a
questo livello di aiuti? Mauro Magatti, preside della Facoltà
di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano è convinto di no. “Bisogna che la
Caritas resti nella concretezza - ha affermato nella sua relazione di questa mattina
- sapendo però che la materialità non esaurisce il problema. La società odierna –
ha detto - si è concentrata troppo sul ‘fare’, ovvero sul consumare, dimenticandosi
di ‘agire’, di dare cioè una direzione, un senso alla società". Cosa impariamo dunque
dalla crisi?
R. – La lezione che la crisi ci dà è molto
importante: ci dice sostanzialmente che per quanto sia giusto e fondamentale cercare
di sviluppare le nostre capacità tecnologiche, aumentare i livelli di crescita e di
benessere, le cose nel mondo, le cose tra gli uomini, non riescono a funzionare bene
se si dimenticano gli aspetti che riguardano il senso, il significato e la dimensione
spirituale della vita. La crisi ci dimostra che rischiamo sempre di costruire dei
castelli di carta, che poi improvvisamente crollano e producono molti guai. Io credo
che sia una straordinaria occasione, quella della crisi, per cogliere la sfida che
il tempo ci pone - nell’Enciclica di Benedetto XVI è chiaramente indicata – e cioè
che noi siamo di fronte ad un materialismo di nuova natura e che aiutare anche materialmente
le persone ha senso e ha significato solo all’interno di un discorso più ampio sulla
vita e sul significato della nostra esistenza.
D. –
La parola “educare” è al centro di questo Convegno. Quanto è veramente necessaria
e che cosa vuol dire nel concreto del vissuto quotidiano?
R.
– Credo che voglia dire due cose. La prima, è che ci vuole una nuova educazione ad
un nuovo modello di sviluppo e che se non cambiamo i nostri stili di vita, se non
educhiamo a nuovi stili di vita, i problemi sociali che abbiamo di fronte agli occhi
rischiano di esplodere. Dall’altra parte, la seconda dimensione, è che dare una mano
a chi sta peggio, significa certamente aiutare dal punto di vista materiale, ma significa
in moltissimi casi aiutare in un percorso educativo a riprendere posto nella società
degli uomini e a tornare capaci di essere utili al mondo che ci circonda, a dare il
proprio contributo alla costruzione di un mondo migliore.
“Siamo
tutti come ‘balene spiaggiate’ in Europa - ha sottolineato ancora il prof. Magatti.
- che ha posto al centro le ragioni per cui è necessario rilanciare la parola ‘solidarietà’
e il ruolo trainante che la Caritas deve offrire. Il volontariato non restringe la
propria libertà perché il illumina le menti sulle contraddizioni di questo tempo;
il volontariato serve a non nascondere il lato ‘fallimentare’ della nostra società;
ed infine la prossimità a chi ha bisogno aiuta a ritrovare la giusta definizione del
desiderio di infinito che abita ciascun individuo”. (Montaggio a cura di
Maria Brigini)