Afghanistan: rilasciati 5 dei 6 operatori afghani di Emergency. Attentato uccide almeno
6 civili
Sono stati rilasciati oggi per mancanza di prove cinque dei sei operatori afghani
di Emergency arrestati il 10 aprile scorso insieme con gli altri tre medici della
ong italiana. Dunque, non si ferma la violenza in Afghanistan: nel sudest del Paese,
nella provincia di Khost, un rudimentale ordigno esplosivo ha fatto saltare in aria
un pulmino con almeno 12 civili, tra cui donne e bambini: almeno sei i morti. Nella
provincia di Kandahar, dopo l’attentato di ieri sera contro una società di appoggio
logistico alle truppe straniere, che ha causato dieci morti e 30 feriti, un capo tribale
afgano è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco nel distretto di Arghandab. In questi
mesi, si stanno moltiplicando gli episodi di violenza contro i funzionari del governo
e gli anziani leader locali ad opera di ribelli talebani. Intanto, l’Afghanistan celebra
oggi con manifestazioni ufficiali e sfilate a Kabul ed in altri centri del Paese il
18.mo anniversario della fine dell'occupazione sovietica che durò 14 anni, fino al
1992. Come ogni anno, il centro delle celebrazioni del "Mujaheddin's Day" nella capitale
afghana è lo stadio Ghazi, attorno al quale sono state disposte importanti misure
di sicurezza. A quella vittoria di 18 anni fa, tuttavia, seguì un'epoca di lotte fratricide
fra i mujaheddin che provocò, solo a Kabul, 60 mila morti.
Drammatica denuncia
dell’inviato speciale Onu: il Congo “capitale dello stupro” L'inviato speciale
delle Nazione Unite per la violenza su donne e bambini nei conflitti, Margot Wallstrom,
ha drammaticamente definito la Repubblica Democratica del Congo “la capitale mondiale
dello stupro”. Ha rivolto un accorato appello al Consiglio di sicurezza perché si
metta fine alle violenze sulle donne, sottolineando che le leggi ci sarebbero ma non
vengono applicate. Le donne – ha aggiunto – non sono mai al sicuro: nè sotto il tetto
di casa propria, nè dentro i loro letti, quando viene la notte”. l'Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha indicato la settimana scorsa che, nel
primo trimestre del 2010, 1.244 donne hanno denunciato all'Onu di essere state violentate,
“una media di 14 violenze al giorno”.
Il Consiglio d’Europa denuncia maltrattamenti
italiani sui migranti libici e algerini Il Comitato per la prevenzione e la
tortura del Consiglio d’Europa denuncia i “maltrattamenti” subiti dai migranti durante
le operazioni di respingimento condotte dalle autorità italiane con destinazione Libia
e Algeria a luglio 2009. Il Cpt, nel rapporto reso noto oggi, chiede alle autorità
italiane di aprire un’inchiesta. Secondo il rapporto, i migranti sarebbero stati lasciati
con poca acqua, senza cibo né coperte anche per 12 ore. Tra di loro ci sarebbero minori
e donne in stato di gravidanza. Il Comitato esorta il governo italiano a riesaminare
immediatamente in modo sostanziale l'attuale prassi delle intercettazioni di migranti
in mare. Non contesta nè il diritto nè la necessità che l'Italia ha di controllare
i propri confini e i flussi migratori, ma sostiene che l'attuale politica dei respingimenti
è in violazione degli obblighi sottoscritti dall'Italia. Jean-Pierre Restellini, membro
della delegazione Cpt che ha condotto una visita in Italia, afferma che “le basi legali
su cui poggia non possono essere usate come pretesto per dire che è tutto regolare”.
Egitto,
condannate 26 persone per terrorismo e legami con Hezbollah Un tribunale egiziano
ha condannato 26 persone per aver pianificato attacchi terroristici in Egitto e per
legami con il gruppo libanese Hezbollah. Il giudice, Adel Abdel Salam Gomaa, del Tribunale
speciale per la sicurezza dello Stato, ha condannato gli uomini – libanesi, palestinesi,
egiziani e un sudanese – a scontare dai 6 mesi ai 25 anni di prigione. L'annuncio
da parte delle autorità egiziane della detenzione di queste persone ha aumentato la
tensione tra l'Egitto e Hezbollah.
Scontri tra “camicie rosse” e forze di
polizia alla periferia di Bangkok Un soldato morto e almeno altri 16 feriti:
è il bilancio della sparatoria scoppiata dopo le 14 (le 9 in Italia) tra le Forze
di sicurezza thailandesi e un gruppo di circa duemila “camicie rosse”, i sostenitori
dell'ex premier, Thaksin Shinawatra, che chiedono le dimissioni del governo. È successo
alla periferia nord di Bangkok, lontano dal territorio che i manifestanti antigovernativi
occupano da settimane nel centro della capitale. Sembra che il soldato sia stato colpito
da “fuoco amico”. A un checkpoint vicino al National Memorial, non lontano
dall'aeroporto per i voli interni Don Meuang, centinaia di soldati hanno aperto il
fuoco, sparando proiettili di gomma e veri per bloccare i sostenitori di Shinawatra,
che volevano raggiungere un mercato a nord di Bangkok e inscenare una protesta contro
l'arresto di 11 militanti, condannati ieri a 15 giorni di reclusione - ma già liberati
su cauzione - per aver eretto un posto di blocco col quale volevano impedire il transito
di poliziotti e militari.
Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Asia
meridionale Ha preso il via a Thimphu il sedicesimo Vertice dei capi di Stato
e di governo dell’Associazione dell'Asia meridionale per la cooperazione regionale
(Saarc), alla presenza dei massimi responsabili degli otto Paesi membri. Sul tavolo
del confronto ci saranno due documenti riguardanti una strategia comune sul delicato
tema dell'ambiente e misure per favorire il commercio regionale. Saranno presenti
anche osservatori di Cina, Stati Uniti e Unione Europea. A margine della Conferenza,
i primi ministri indiano e pakistano si incontreranno per un colloquio bilaterale.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 118 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.