2010-04-28 15:17:43

Afghanistan: rilasciati 5 dei 6 operatori afghani di Emergency. Attentato uccide almeno 6 civili


Sono stati rilasciati oggi per mancanza di prove cinque dei sei operatori afghani di Emergency arrestati il 10 aprile scorso insieme con gli altri tre medici della ong italiana. Dunque, non si ferma la violenza in Afghanistan: nel sudest del Paese, nella provincia di Khost, un rudimentale ordigno esplosivo ha fatto saltare in aria un pulmino con almeno 12 civili, tra cui donne e bambini: almeno sei i morti. Nella provincia di Kandahar, dopo l’attentato di ieri sera contro una società di appoggio logistico alle truppe straniere, che ha causato dieci morti e 30 feriti, un capo tribale afgano è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco nel distretto di Arghandab. In questi mesi, si stanno moltiplicando gli episodi di violenza contro i funzionari del governo e gli anziani leader locali ad opera di ribelli talebani. Intanto, l’Afghanistan celebra oggi con manifestazioni ufficiali e sfilate a Kabul ed in altri centri del Paese il 18.mo anniversario della fine dell'occupazione sovietica che durò 14 anni, fino al 1992. Come ogni anno, il centro delle celebrazioni del "Mujaheddin's Day" nella capitale afghana è lo stadio Ghazi, attorno al quale sono state disposte importanti misure di sicurezza. A quella vittoria di 18 anni fa, tuttavia, seguì un'epoca di lotte fratricide fra i mujaheddin che provocò, solo a Kabul, 60 mila morti.

Drammatica denuncia dell’inviato speciale Onu: il Congo “capitale dello stupro”
L'inviato speciale delle Nazione Unite per la violenza su donne e bambini nei conflitti, Margot Wallstrom, ha drammaticamente definito la Repubblica Democratica del Congo “la capitale mondiale dello stupro”. Ha rivolto un accorato appello al Consiglio di sicurezza perché si metta fine alle violenze sulle donne, sottolineando che le leggi ci sarebbero ma non vengono applicate. Le donne – ha aggiunto – non sono mai al sicuro: nè sotto il tetto di casa propria, nè dentro i loro letti, quando viene la notte”. l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha indicato la settimana scorsa che, nel primo trimestre del 2010, 1.244 donne hanno denunciato all'Onu di essere state violentate, “una media di 14 violenze al giorno”.

Il Consiglio d’Europa denuncia maltrattamenti italiani sui migranti libici e algerini
Il Comitato per la prevenzione e la tortura del Consiglio d’Europa denuncia i “maltrattamenti” subiti dai migranti durante le operazioni di respingimento condotte dalle autorità italiane con destinazione Libia e Algeria a luglio 2009. Il Cpt, nel rapporto reso noto oggi, chiede alle autorità italiane di aprire un’inchiesta. Secondo il rapporto, i migranti sarebbero stati lasciati con poca acqua, senza cibo né coperte anche per 12 ore. Tra di loro ci sarebbero minori e donne in stato di gravidanza. Il Comitato esorta il governo italiano a riesaminare immediatamente in modo sostanziale l'attuale prassi delle intercettazioni di migranti in mare. Non contesta nè il diritto nè la necessità che l'Italia ha di controllare i propri confini e i flussi migratori, ma sostiene che l'attuale politica dei respingimenti è in violazione degli obblighi sottoscritti dall'Italia. Jean-Pierre Restellini, membro della delegazione Cpt che ha condotto una visita in Italia, afferma che “le basi legali su cui poggia non possono essere usate come pretesto per dire che è tutto regolare”.

Egitto, condannate 26 persone per terrorismo e legami con Hezbollah
Un tribunale egiziano ha condannato 26 persone per aver pianificato attacchi terroristici in Egitto e per legami con il gruppo libanese Hezbollah. Il giudice, Adel Abdel Salam Gomaa, del Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, ha condannato gli uomini – libanesi, palestinesi, egiziani e un sudanese – a scontare dai 6 mesi ai 25 anni di prigione. L'annuncio da parte delle autorità egiziane della detenzione di queste persone ha aumentato la tensione tra l'Egitto e Hezbollah.

Scontri tra “camicie rosse” e forze di polizia alla periferia di Bangkok
Un soldato morto e almeno altri 16 feriti: è il bilancio della sparatoria scoppiata dopo le 14 (le 9 in Italia) tra le Forze di sicurezza thailandesi e un gruppo di circa duemila “camicie rosse”, i sostenitori dell'ex premier, Thaksin Shinawatra, che chiedono le dimissioni del governo. È successo alla periferia nord di Bangkok, lontano dal territorio che i manifestanti antigovernativi occupano da settimane nel centro della capitale. Sembra che il soldato sia stato colpito da “fuoco amico”. A un checkpoint vicino al National Memorial, non lontano dall'aeroporto per i voli interni Don Meuang, centinaia di soldati hanno aperto il fuoco, sparando proiettili di gomma e veri per bloccare i sostenitori di Shinawatra, che volevano raggiungere un mercato a nord di Bangkok e inscenare una protesta contro l'arresto di 11 militanti, condannati ieri a 15 giorni di reclusione - ma già liberati su cauzione - per aver eretto un posto di blocco col quale volevano impedire il transito di poliziotti e militari.

Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Asia meridionale
Ha preso il via a Thimphu il sedicesimo Vertice dei capi di Stato e di governo dell’Associazione dell'Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc), alla presenza dei massimi responsabili degli otto Paesi membri. Sul tavolo del confronto ci saranno due documenti riguardanti una strategia comune sul delicato tema dell'ambiente e misure per favorire il commercio regionale. Saranno presenti anche osservatori di Cina, Stati Uniti e Unione Europea. A margine della Conferenza, i primi ministri indiano e pakistano si incontreranno per un colloquio bilaterale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 118
 
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