2010-04-27 16:18:56

Il dibattito etico sulla "donazione samaritana" degli organi, offerti in vita non a consanguinei ma a sconosciuti


Gli esperti di bioetica dell’Università Cattolica di Milano hanno criticato in una nota il parere positivo offerto in Italia dal Comitato nazionale di bioetica ai cosiddetti “donatori samaritani”. Si tratta di persone che decidono di donare i propri organi a degli sconosciuti, cui non sono dunque legati da vincoli affettivi o di parentela. Questa impostazione, scrive il Centro di Ateneo di Bioetica della Cattolica, oltre a snaturare il concetto di dono sembra avallare l’idea che il corpo “sia un semplice composto di parti” e non “l’espressione dell’identità personale”. Emanuela Campanile ne ha parlato con il prof. Francesco D’Agostino, docente di Filosofia del diritto all’Università romana di Tor Vergata:RealAudioMP3

R. – Si tratta di quella donazione in cui il donatore non dona ad un consanguineo, al coniuge o ad un amico, ma fa una donazione alla cieca: il suo rene potrà andare a chicchessia. Ecco perché si parla di donazione "samaritana", perché nella parabola il Buon samaritano ignora l’identità della vittima dei briganti, che lui generosamente salva e di cui si prende cura. Qui parliamo di introdurre una nuova pratica sociale o addirittura di rimodellare una legge vigente. Quindi, il problema non è più semplicemente etico, bioetico, ma diventa un problema bio-giuridico. Quando riflettiamo sulla donazione samaritana in chiave bio-giuridica, dobbiamo essere molto consapevoli che entriamo in un campo minato: quello del commercio clandestino di organi, che vengono venduti e comprati sotto la maschera di una donazione samaritana.

 
D. – Quindi, c’è il rischio che sia un cavallo di Troia per introdurre la vendita?

 
R. – Di favorire commercializzazioni illecite di organi. Poi, però, c’è anche un altro problema, che è quello della verifica giuridica dell’autenticità della donazione samaritana, perché se il diritto dà un’autorizzazione, la deve dare a ragion veduta, cioè dopo aver verificato la sussistenza dei presupposti che giustificano l’autorizzazione. Nel nostro caso, il presupposto è l’assoluta gratuità samaritana di questa donazione e l’assenza di un commercio illecito.

 
Al prof. Francesco Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica del Policlinico Gemelli di Roma, Emanuela Campanile ha domandato in quale modo vengano allora definiti i criteri per la scelta dei beneficiari di questo tipo di donazione:RealAudioMP3

R. – Effettivamente, in questo caso, ci troveremmo di fronte alla necessità di stabilire dei criteri di priorità. Innanzitutto, il criterio di priorità dovrebbe essere quello della compatibilità. Sostanzialmente, l’idea del donatore samaritano in realtà non è l’idea di donare il sangue o donare il midollo osseo, nel senso che, donandolo, poi il sangue viene immagazzinato, viene conservato per quando serve. In realtà, un primo approccio è quello della tipizzazione del soggetto, di chi si offre per donare un rene: viene identificato qual è il suo gruppo sanguigno e tutte le caratteristiche necessarie per classificare dal punto di vista istologico un organo e poi questo entra in una banca. Quindi, ancora non viene rimosso il rene o l’organo.

 
D. – Quindi, è una specie di schedatura...

 
R. – Una sorta di schedatura nella quale uno comincia con il dare la propria disponibilità e rimane in questa banca. E’ chiaro quindi che il primo elemento di priorità sia legato alla compatibilità.

 
D. – Secondo lei, c’è bisogno, per quanto riguarda le campagne di sensibilizzazione sulla donazione degli organi, della figura del samaritano, del donatore samaritano?

 
R. – Questa dovrebbe essere riservata soltanto a situazioni eccezionali. Forse sul piano metodologico sarebbe più opportuno utilizzare i mezzi “normali”, quindi la donazione dopo la morte: il concetto del dono che diventa attuale e diventa tale nel momento in cui il soggetto è morto, proprio perché l’aspetto del donatore vivente dovrebbe rimanere in quel quadro di eccezionalità di cui abbiamo detto. E’ chiaro che non ci possiamo muovere soltanto con la paura che la cosa possa essere utilizzata male, però certamente dal punto di vista pedagogico-sociale è importante insistere invece su quella donazione, che può essere richiesta quasi come una doverosità morale a tutti. (Montaggi a cura di Maria Brigini)







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