Terremoto in Cina: gli sfollati denunciano disorganizzazione e aiuti inadeguati
A 10 giorni dal sisma in Cina, che ha devastato il Qinghai, i soccorsi – riferisce
l’agenzia AsiaNews - risultano ancora male organizzati e spesso inadeguati, costringendo
gran parte degli sfollati a passare le gelide notti in rifugi di fortuna, a 4 mila
metri di altezza. Nella città di Jiegu, sede della Prefettura autonoma di Yushu, molte
vittime ancora non hanno nemmeno una tenda e molti tra coloro che le hanno ricevute
dicono che sono solo un “ornamento”. Pechino ha evidenziato il grande sforzo organizzativo,
che ha permesso agli autocarri di portare tende, cibo e altri generi di conforto in
breve tempo, passando su strade danneggiate dal sisma. Ma molte volte i generi di
conforto sono poi rimasti ammassati in magazzino, con i responsabili locali spesso
incapaci di poter organizzare una rapida ed efficiente distribuzione ai profughi bisognosi
di tutto. Fonti locali riferiscono che ancora oggi la distribuzione degli aiuti è
così caotica che i profughi si accalcano e persino si accapigliano per avere riso,
farina e altri generi. C’è chi accusa che molti profughi sono ancora privi di tutto,
mentre altri hanno accumulato “aiuti” a casa. Le stesse autorità ammettono di essere
state messe in gravi difficoltà per la gravità del disastro, al punto che più volte
i camion carichi di aiuti sono stati mandati in luoghi errati e molte zone non hanno
ancora ricevuto nulla. Il sisma ha causato grandi danni a circa 90 monasteri, rendendone
molti inagibili, con oltre 8 mila monaci tibetani senzatetto, secondo i dati ufficiali.
Fonti governative dicono che sarà data priorità alla riparazioni dei monasteri. Ma,
intanto, le autorità hanno detto ai monaci di non intervenire nell’organizzazione
dei soccorsi. Nella prefettura di Yushu ci sono oltre 23 mila monaci in centinaia
di monasteri e il loro intervento è stato essenziale per cercare e soccorrere i sopravvissuti,
distribuire i soccorsi, cremare i cadaveri. (R.G.)