Sudan: oltre 50 morti in scontri per il controllo delle risorse idriche
Il presidente sudanese uscente Omar al Bashir ha vinto le prime elezioni multipartitiche
che si sono tenute nel Paese africano dopo quasi un quarto di secolo. Lo ha reso noto
una commissione elettorale sudanese mentre però giunge notizia anche di episodi di
violenza. Oltre 50 persone sono rimaste uccise in combattimenti tra i miliziani dell’Spla,
l’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese, che in base agli ultimi accordi controlla
il sud del Paese, regione semiautonoma, e nomadi arabi del Darfur, la martoriata regione
occidentale. Gli scontri sono avvenuti nella zona al confine tra i due territori.
Gli episodi risalgono a venerdì scorso, ma solo ieri ne è stata data notizia. Sulle
motivazioni di quanto avvenuto, Giancarlo La Vella ha intervistato Enrico
Casale, esperto di Africa della rivista Popoli:
R. – Il
Sudan è uno Stato molto complesso, nel quale si confrontano la cultura araba e musulmana
del nord, con la cultura cristiano animista e africana del sud. A questo confronto
si aggiunge anche quello tra le popolazioni di allevatori di bestiame e le popolazioni
contadine. Gli scontri che si sono verificati in questi giorni sono da inserire in
questa dinamica: per la gestione delle risorse idriche e per la gestione degli allevamenti.
Questo prescinde dal fatto che, per la regione occidentale del Darfur, ci siano buoni
passi avanti nel processo di pace e prescinde anche dal fatto che le elezioni presidenziali
si siano svolte in un clima di sostanziale concordia e di pace.
D.
– Come a dire che per pianificare, per stabilizzare ulteriormente la situazione, occorre
qualcosa in più che non un trattato di pace: è importante cioè che vi sia una divisione
delle risorse...
R. – Una pace solo politica, senza
un accordo che vada in profondità nella gestione delle risorse, sarà un accordo che
non porta a niente. Le risorse sono tante. Innanzitutto le risorse petrolifere, che
possono essere ripartite tra il nord e il sud. Poi, le risorse idriche, importantissime:
il sud è ricco di acqua, il nord no. La gestione quindi delle risorse idriche ed anche
una buona gestione delle acque del Nilo, che attraversa tutto il Paese. E poi una
gestione ottimale dei pascoli, che sono sempre di meno di fronte all’avanzata del
deserto, che, in questi ultimi anni, purtroppo, ha preso sempre più spazio alle coltivazioni,
da una parte, e ai terreni di pascolo, dall’altra.
D.
– La pace sicuramente passa attraverso questi ulteriori aspetti. C’è consapevolezza
di questo?
R. – So che la classe politica sudanese,
come la classe politica di molti Paesi africani, ma non solo africani, gioca molto
sulle distinzioni etniche, e poi sulla gestione delle risorse. Quindi, il tutto passa
da una presa di coscienza del fatto che queste risorse vadano ben gestite e che non
si possa soffiare sull’elemento etnico per risolvere i problemi.