Louisiana: rischio disastro ecologico dopo l'esplosione di una piattaforma petrolifera
L’incendio e il crollo della piattaforma petrolifera giovedì scorso al largo delle
coste della Louisiana, nel Golfo del Messico, rischia di causare un disastro ambientale
senza precedenti. Undici operai su 127 risultano ormai dispersi; 17 i feriti nell’incidente.
Circa 1.000 barili di greggio, ogni giorno, fuoriescono dalla struttura che conteneva
oltre 2,6 milioni di litri di petrolio. La marea nera si sta spostando verso le coste
della Louisiana, nonostante gli interventi di messa in sicurezza. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Masullo, presidente del comitato
scientifico dell’associazione a tutela dell’ambiente, Greenaccord.
R.
– Purtroppo, sono incidenti che, all’attuale ritmo di estrazione del petrolio, sono
fin troppo frequenti. Queste fuoriuscite di greggio lasciano un ambiente devastato,
perché persiste per diverse settimane prima di disperdersi e impedisce anche l’ossigenazione
dell’acqua, quindi lo scambio atmosfera-acqua. Poi, quando si spostano verso le coste,
ovviamente il danno anche sulla terraferma diventa ancora maggiore e, da quanto sembra,
lungo le coste abbiamo addirittura zone umide, zone paludose, dove il danno può essere
la penetrazione dell’acqua. Il danno quindi può essere ancora più devastante.
D.
– Fuoriescono oltre mille barili di petrolio al giorno; sono impegnati dei robot per
contenere questa espansione. Di fatto è possibile arginare i danni?
R.
– Quando si estrae il greggio, la parte più pesante purtroppo precipita sui fondali
e quel danno rimane. E' un danno importante perché le catene alimentari marine dipendono
molto da ciò che avviene sui fondali: sono molto delicate. Mentre la parte leggera,
quella che galleggia, può essere arginata con strutture galleggianti e quindi poi
aspirata. Purtroppo quando l’estensione diventa molto grande – e qui siamo già ad
un’estensione molto vasta – ovviamente un intervento di questo genere diventa molto
più difficoltoso, quasi impossibile o comunque con risultati non sufficienti.
D.
– Cosa serve per evitare catastrofi di questo tipo?
R.
– L’umanità è ad un punto di svolta: bisognerà ridurre sempre di più il consumo di
risorse fossili. Per tutti i motivi di inquinamento, non soltanto per l’inquinamento
marino, ma anche per l’inquinamento atmosferico.
D.
– In sostanza, sta dicendo che bisognerebbe avere il coraggio di cambiare fonti energetiche?
R.
– Assolutamente! E’ una necessità! E’ una necessità dettata dai numeri, perché le
fonti energetiche non rinnovabili si esauriranno comunque; c’è il dibattito su quando
avverrà questo esaurimento. Quello del petrolio è il più imminente. Poi seguirà il
gas metano, il carbone, eccetera. Vista la grande corsa, la grande evoluzione tecnologica
sulle fonti rinnovabili, probabilmente conviene investire in fonti rinnovabili piuttosto
che nel mantenere in vita il più a lungo possibile, esclusivamente per ragioni di
interesse economico di parte, le fonti non rinnovabili, quindi le fonti fossili, nucleare
compreso. Non lasciamo, per il vantaggio della nostra generazione, costi pesantissimi
ai nostri figli e ai nostri nipoti.