2010-04-26 15:43:38

Louisiana: rischio disastro ecologico dopo l'esplosione di una piattaforma petrolifera


L’incendio e il crollo della piattaforma petrolifera giovedì scorso al largo delle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico, rischia di causare un disastro ambientale senza precedenti. Undici operai su 127 risultano ormai dispersi; 17 i feriti nell’incidente. Circa 1.000 barili di greggio, ogni giorno, fuoriescono dalla struttura che conteneva oltre 2,6 milioni di litri di petrolio. La marea nera si sta spostando verso le coste della Louisiana, nonostante gli interventi di messa in sicurezza. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico dell’associazione a tutela dell’ambiente, Greenaccord. RealAudioMP3



R. – Purtroppo, sono incidenti che, all’attuale ritmo di estrazione del petrolio, sono fin troppo frequenti. Queste fuoriuscite di greggio lasciano un ambiente devastato, perché persiste per diverse settimane prima di disperdersi e impedisce anche l’ossigenazione dell’acqua, quindi lo scambio atmosfera-acqua. Poi, quando si spostano verso le coste, ovviamente il danno anche sulla terraferma diventa ancora maggiore e, da quanto sembra, lungo le coste abbiamo addirittura zone umide, zone paludose, dove il danno può essere la penetrazione dell’acqua. Il danno quindi può essere ancora più devastante.

 

D. – Fuoriescono oltre mille barili di petrolio al giorno; sono impegnati dei robot per contenere questa espansione. Di fatto è possibile arginare i danni?

 

R. – Quando si estrae il greggio, la parte più pesante purtroppo precipita sui fondali e quel danno rimane. E' un danno importante perché le catene alimentari marine dipendono molto da ciò che avviene sui fondali: sono molto delicate. Mentre la parte leggera, quella che galleggia, può essere arginata con strutture galleggianti e quindi poi aspirata. Purtroppo quando l’estensione diventa molto grande – e qui siamo già ad un’estensione molto vasta – ovviamente un intervento di questo genere diventa molto più difficoltoso, quasi impossibile o comunque con risultati non sufficienti.

 

D. – Cosa serve per evitare catastrofi di questo tipo?

 

R. – L’umanità è ad un punto di svolta: bisognerà ridurre sempre di più il consumo di risorse fossili. Per tutti i motivi di inquinamento, non soltanto per l’inquinamento marino, ma anche per l’inquinamento atmosferico.

 

D. – In sostanza, sta dicendo che bisognerebbe avere il coraggio di cambiare fonti energetiche?

 

R. – Assolutamente! E’ una necessità! E’ una necessità dettata dai numeri, perché le fonti energetiche non rinnovabili si esauriranno comunque; c’è il dibattito su quando avverrà questo esaurimento. Quello del petrolio è il più imminente. Poi seguirà il gas metano, il carbone, eccetera. Vista la grande corsa, la grande evoluzione tecnologica sulle fonti rinnovabili, probabilmente conviene investire in fonti rinnovabili piuttosto che nel mantenere in vita il più a lungo possibile, esclusivamente per ragioni di interesse economico di parte, le fonti non rinnovabili, quindi le fonti fossili, nucleare compreso. Non lasciamo, per il vantaggio della nostra generazione, costi pesantissimi ai nostri figli e ai nostri nipoti.








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