Convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema "Educati alla carità nella verità"
Al via oggi al Palariviera di San Benedetto del Tronto il 34.mo Convegno nazionale
delle Caritas diocesane, promosso dalla Caritas Italiana, sul tema “Educati alla carità
nella verità. Animare parrocchie e territori attraverso l’accompagnamento educativo”.
Sui temi in agenda Paolo Ondarza ha intervistato don Vittorio Nozza,
direttore della Caritas Italiana.
R. – Il tema
sul quale staremo dentro queste giornate di Convegno è: “Educati alla carità nella
verità”. In pratica, prendiamo avvio dalla terza enciclica di Benedetto XVI, Caritas
in Veritate, ed entriamo in modo particolare dentro quell’intensa azione, che abbiamo
sviluppato soprattutto in questi ultimi anni, sul grande impegno delle Caritas ad
animare comunità e territori, perché crescano nella testimonianza della carità. Bisogna
tenere soprattutto conto e presente la Parola, l’Eucaristia e la testimonianza di
carità.
D. – Carità e verità, due concetti, che
non possono essere disgiunti. E’ questa anche una sfida per chi opera nel settore?
R.
– Carità e verità, a partire proprio da un modo corretto di approcciare il nostro
essere cristiani. Quindi, il riferimento a Cristo, che è Verità, e, a partire da questo,
tradurre nella testimonianza della carità quella grande verità che è Cristo Gesù,
che si è fatto amore, che si è fatto carità dentro la storia e che ci impegna in modo
ordinario, quotidiano, dentro tutti i nostri contesti, ad essere testimoni di questo
suo amore.
D. – Quanto oggi la realtà della Caritas,
nelle singole diocesi, nelle singole parrocchie, è l’anima di questi contesti?
R.
– Il radicamento è grande. Innanzitutto, a livello di Caritas diocesana, le 220 Caritas
diocesane, che saranno presenti in queste quattro giornate, metteranno molto in risalto
questo loro radicamento, questo stare dentro i territori, questo frequentare, abitare
un po’ quelli che sono i luoghi di emarginazione, di disagio, questo recuperare a
dignità tanti volti e tante storie. Nello stesso tempo, viene messo molto in risalto
anche il radicamento legato alle comunità parrocchiali. Una parrocchia capace di grande
solidarietà diventa il luogo più sicuro e il luogo di tutti.
D.
– E ciò che fa la differenza tra un volontario o un operatore Caritas e un volontario
di un’altra organizzazione, è anche la costante attenzione, il costante riferimento
al Vangelo, a Cristo…
R. – Sì, “educati alla carità”,
quindi al servizio, alle persone, alla presa in carico delle persone nella verità,
nella luce del Vangelo, nel sostegno della grazia dei sacramenti, in quel volto che
crocifisso si fa amore per l’umanità. L’operatore, l’animatore, il volontario che
vive di parola, di eucaristia, di testimonianza, di carità, ha Cristo come punto di
riferimento alla Chiesa, come luogo in cui condividere e costruire questa storia a
servizio di tutta l’umanità.