2010-04-26 15:28:41

Convegno Cei sui "Testimoni digitali": il bilancio di mons. Domenico Pompili


La responsabilità di annunciare Cristo anche attraverso i media e, in particolare internet, è stata al centro del convegno intitolato: “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross-mediale”. Le tre giornate di studio si sono concluse sabato scorso con l’incontro dei partecipanti al convegno con Benedetto XVI. Ma quanto è importante, oggi, la comunicazione sociale per la pastorale della Chiesa? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza episcopale italiana:RealAudioMP3

R. – E’ persino decisiva. Credo che Benedetto XVI abbia davvero aiutato a far crescere la consapevolezza di quanti nella Chiesa operano nel mondo della comunicazione, perché in realtà non si tratta di un segmento della pastorale: è la comunicazione e la cura per i linguaggi una delle preoccupazioni fondamentali in qualsiasi azione pastorale. Per questo credo che "Testimoni digitali" sia stato davvero importante per aver ribadito che non siamo di fronte a un aspetto settoriale, ma ad una dimensione che attraversa per intero la pastorale.

 
D. – Mons. Pompili, quanto è importante per la Chiesa imparare i linguaggi e le nuove forme di comunicazione?

 
R . – Storicamente la Chiesa ha sempre mostrato una grande duttilità nella capacità di entrare dentro i nuovi linguaggi, credo che anche a proposito della rete, le parole di Benedetto XVI siano davvero di grande apertura, nonostante la consapevolezza delle ambiguità della rete. Credo che imparare i linguaggi sia assolutamente necessario per poter entrare dentro la cultura che è profondamente modificata da tali linguaggi.

 
D. – Di fatto la rete resta una sfida alla quale la Chiesa non si può sottrarre...

 
R. – La rete è un enorme potenziale grazie alla quale la Chiesa può stabilire e creare contatti e connessioni con tantissime persone che altrimenti non entrerebbero nei circuiti abituali dei percorsi pastorali ed è effettivamente una straordinaria autostrada, perché la Parola del Vangelo, ma ancor prima le domande che l’uomo porta dentro di sé possano tornare allo scoperto e ridare dunque cittadinanza, come dice il Papa, alla questione di Dio in uno spazio aperto come appunto quello della rete.

 
D. – Mons. Pompili, che cosa cambia per la Chiesa italiana dopo il Convegno "Testimoni digitali"?

 
R. – Credo che dopo questo Convegno cresca ancor più la voglia di impegnarsi, di integrare sempre di più il Vangelo dentro la cultura della rete, a non subire perciò questa novità, ma piuttosto ad interpretarla e possibilmente ad orientarla.

 
D. – Senza cambiare però il ruolo della carta stampata, della radio e della televisione...

 
R. – Come più volte è stato detto, la rete non cannibalizza i vecchi media, ma semmai li potenzia e direi che restituisce poi a ciascun media attraverso un’opportuna rimodulazione quello che è il suo specifico. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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