2010-04-25 16:18:55

Il dramma dei rifugiati respinti dall'Italia e dall'Unione europea, in un libro di Laura Boldrini


Il dramma dei richiedenti asilo e dei rifugiati, respinti in mare dall’Italia e dagli altri Paesi ai confini dell’Unione Europea, prosegue nell’indifferenza dell’opinione pubblica italiana e continentale. Si tratta di una situazione che coinvolge migliaia di esseri umani, compresi donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni di ogni tipo. Le frontiere sempre più blindate dell’Unione Europea e le politiche migratorie sempre più severe dei Paesi membri impediscono loro di trovare rifugio e salvezza. Anzi, rappresentano una condanna senza appello per molti di loro, destinati spesso a scomparire nei centri di detenzione libici. Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) denuncia nuovamente questo dramma umanitario in un libro intitolato “Tutti indietro” e pubblicato da Rizzoli. Stefano Leszczynski l’ha intervistata:RealAudioMP3

R. – La scelta di rimandare tutti indietro, fatta dal governo lo scorso anno e quindi di respingere indistintamente, senza sapere per quale motivo queste persone sono fuggite, chi sono, senza sapere se hanno bisogno di asilo, è un modo troppo sommario che rischia di entrare in rotta di collisione con il diritto d’asilo e d’impedire a queste persone, che chiedono solo protezione, di ottenerla. Inoltre, nel fare questo, ritengo che anche noi italiani stiamo andando indietro. Chi in questo Paese oggi plaude al fatto che il centro di Lampedusa sia vuoto non si fa una domanda fondamentale: cosa è successo a queste persone che sono state rimandate indietro, che cosa ne è di loro, dove sono. 
D. – L’Italia è un Paese in crisi, come molti Paesi europei, e l’opinione pubblica ha una rabbia repressa che cerca uno sfogo…
 
R. – La crisi finanziaria – che poi si è tradotta in una crisi economica nella perdita dei posti di lavoro, nella chiusura di molte fabbriche – ha inasprito sicuramente la tensione sociale e quindi c’è da capire che ci sia disagio. Io però dico: di chi è la responsabilità di tutto questo? Di chi ha speculato senza remore, di chi ha fatto si che questo sistema saltasse oppure degli immigrati e dei rifugiati che in questo sistema sono l’ultimo anello della catena e sono disposti a lavorare per pochi soldi? Ecco, bisognerebbe riflettere in questo senso e non reagire sulla base dell’istinto, dell’emotività. Purtroppo ci sono alcune forze politiche che invece su questo mettono benzina sul fuoco ed allora si crea una situazione veramente difficile da gestire.
 
D. – Come si può sintetizzare la storia di una persona che fugge dal proprio Paese per cercare asilo in Italia e viene fermata in mare?
 
R. – Intanto abbiamo visto che negli ultimi anni abbiamo sempre più persone in fuga per le violazioni dei diritti umani, quindi dalle torture e dalle guerre, che si sono avventurate in mare. Rimandare indietro queste persone vuol dire veramente ricacciarle in situazione terribile. E’ un inferno. Tutti coloro che sono passati per quest’esperienza dicono che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di non ritornare in un centro di detenzione in Libia.
 
D. – E’ possibile illustrare com’è cambiato il fenomeno dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Italia dopo che è stata adottata la politica dei respingimenti?
 
R. – Con la politica dei respingimenti c’è stata la diminuzione del 50 per cento circa, mentre in altri Paesi dell’Unione Europea, come la Francia e la Germania, c’è stato un aumento del 20-25 per cento.
 
D. – Mentre l’Alto Commissariato ha la possibilità di sapere ad esempio quante persone sono attualmente detenute nei centri in Libia dopo il respingimento in mare?
 
R. – L’Alto Commissariato è presente in Libia ma ha grandi limitazioni nel mettere in atto il proprio mandato. Intanto noi non siamo ufficialmente riconosciuti dalle autorità libiche, non abbiamo accesso a tutti i centri di detenzione, dove si trovano i richiedenti asilo anche da anni. La Convenzione di Ginevra non è stata firmata dalla Libia e la Libia non ha una legislazione in materia d’asilo.
 
D. – Più o meno quanto rimangono nei centri in Libia?
 
R. – In Libia si sa quando si entra in un centro ma non si sa quando si esce.
 
D. – Lo stesso vale per donne e bambini?
 
R. – Certamente.







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