2010-04-25 14:37:21

Due nuovi beati per la Chiesa universale: sono i sacerdoti Angelo Paoli e José Tous y Soler. Le celebrazioni stamane a Roma e Barcellona


La Chiesa ha due nuovi beati. Sono il sacerdote carmelitano Angelo Paoli, elevato agli onori degli altari a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e il sacerdote cappuccino José Tous y Soler, beatificato a Barcellona nella Basilica di Santa María del Mar. Nella cittadina spagnola ha presieduto la celebrazione il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha trasmesso ai fedeli la benedizione del Papa. Nella sua omelia il porporato ha ricordato la grande fedeltà a Dio che ha caratterizzato la vita irta di prove e difficoltà di José Tous y Soler. Un esempio, quello del religioso cappuccino, ha detto il cardinale Bertone, che invita a vivere la fedeltà a Cristo, nostro Buon Pastore, in questo momento in cui non mancano le difficoltà e in cui l’indifferenza religiosa e il relativismo allontanano tanti dalla ricca identità cristiana trasmessa di generazione in generazione. A celebrare la Messa per Angelo Paoli è stato invece il cardinale vicario Agostino Vallini, mentre l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha pronunciato il rito della beatificazione. Ma quali i tratti distintivi dei due beati? Tiziana Campisi ha intervistato il vice postulatore della causa di beatificazione di José Tous y Soler, padre Alfonso Ramirez, e il postulatore della causa di beatificazione di Angelo Paoli padre Giovanni Grosso:RealAudioMP3

R. – I tratti particolari di questo beato sono la fedeltà a Dio tramite i suoi voti religiosi. Questo lo ha vissuto pienamente per la legge della claustrazione. Lui fu costretto a vivere come sacerdote ma vivendo in famiglia. In ogni situazione, lui fu fedele al Signore, osservando i voti religiosi della penitenza, dell’austerità propri della Regola della vita francescana e della vita cappuccina; mantenne anche una grande devozione alla Madonna “Madre del Divin Pastore”, sotto il cui nome fondò la Congregazione chiamata “Cappuccine della Madre del Divin Pastore” dedite all’educazione cristiana della gioventù.

 
D. – Che cosa imparare oggi dal Beato José?

 
R. – La sua fedeltà. La gente oggi vuole la frutta matura prima che arrivi la stagione. Tutto passa per una relativizzazione delle cose: si vuole sperimentare il matrimonio prima, per sapere se si riesce a convivere. Tutto dev’essere sperimentato prima … Ma la vita è una cosa più seria! Questo ci insegna il nuovo Beato, José Tous y Soler: ad essere fedeli dall’inizio alla fine, in tutte le situazioni difficili della vita, ovunque il cristiano venga a trovarsi.

 
D. – C’è una frase del Beato, che ricorda in particolare?

 
R. – Sì. La sua espressione prediletta era: “Fede e fiducia in Dio”.

 
D. – Ma che cosa ha favorito l’apertura del processo di beatificazione di Angelo Paoli? Ce lo spiega il postulatore della Causa, padre Giovanni Grosso:

 
R. – La grande carità. La grande carità che ebbe verso i poveri, tanto che lo chiamavano “Padre Carità”; e la grande affabilità umana: aveva sempre molto rispetto, molta attenzione per chiunque. Sapeva valorizzare le potenzialità e le possibilità di ciascuno. Cercava di coinvolgere nella sua opera di aiuto e di assistenza anche tante persone a Roma …

 
D. – Quale insegnamento trarre dalla vita del Beato Angelo Paoli?

 
R. – Una grande attenzione a Dio che lui ha sempre manifestato in mille modi, dalla preghiera intensa alla penitenza vissuta con molta serietà; il grande amore per la Croce come segno di vittoria sulla morte, di superamento della morte, ma comunque strumento necessario da saper abbracciare, da saper prendere. Questa capacità di assistere gli ammalati: non si limitava soltanto al servizio più immediato, come dare da mangiare o cambiare la biancheria oppure somministrare qualche terapia; ma si occupava anche del benessere psicologico di queste persone. Uno dei primi giorni dopo essere arrivato a Roma, andò a pregare alla Scala Santa e uscendone vide di fronte a sé l’ospedale e incominciò, da allora, ad andare quotidianamente ad assistere gli ammalati.







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