Il commento al Vangelo della quarta domenica di Pasqua di padre Bruno Secondin
In questa quarta Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo del Buon Pastore.
Gesù dice che le sue pecore ascoltano la sua voce, lui le conosce, esse lo seguono
e Lui dà loro la vita eterna. Quindi aggiunge:
“Il Padre mio, che me le
ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e
il Padre siamo una cosa sola”.
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il
padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Per due volte,
nel breve brano del Vangelo, appare la parola "strappare", accompagnata dalla affermazione
negativa: “Nessuno strapperà le pecore dalla mano”, di Gesù e del Padre. Ma allora
ci sarà chi tenterà di farlo, chi userà violenza e astuzia per impadronirsi e sbranare.
La garanzia della protezione di Dio che difende con le sue mani si scontrerà con altre
mani, con la prepotenza e la cattiveria. È molto bella l’immagine delle mani di Dio
che tengono strette a sé le pecore, cioè i discepoli del Figlio, in mezzo a rischi
e malvagità. Ed è anche molto vera. I cristiani non sono esenti dai pericoli, non
vanno in paradiso in carrozza. Ma se ascoltano la voce e seguono il loro buon pastore,
sono sicuri che Lui non le abbandona. Le sue mani sono forti e il suo sguardo vigile:
il suo cuore è generoso e la sua fedeltà stabile. Gesù, in unità col Padre, ha messo
in gioco la sua vita per proteggerle e guidarle a pascoli di eternità. Non vuole certo
un gregge di "pecoroni", ma un popolo che si sente amato e risponde con amore. Benedette
quelle mani che ci proteggono sempre!