Nuovi sviluppi sulla crisi finanziaria greca, affrontata anche dal G20, riunitosi
a Washington e centrato sull’economia mondiale per la quale, è stato detto, la ripresa
procede meglio del previsto. Rimane però lo spettro della disoccupazione. Atene intanto
ha deciso di chiedere formalmente un piano di aiuti all’Unione europea e al Fondo
monetario internazionale. Bruxelles e Washington hanno fatto sapere che agiranno in
fretta. Ma contro i piani di austerity del governo del premier Papandreou, i sindacati
ellenici hanno annunciato ''un’escalation delle proteste''. Sulla situazione in Grecia,
la riflessione dell’economista Riccardo Moro, intervistato da Giada Aquilino:
R. - E’ stato
chiesto un aiuto al Fondo Monetario, ma soprattutto è stato chiesto un intervento
all’Unione Europea. Secondo me, allora, la questione importante non è quella di rivolgersi
al Fondo monetario, cioè un’istituzione multilaterale esterna all’Unione, di cui l’Unione
è parte, ma che è più grande dell’Unione. Piuttosto è quella dell’attivazione di un
meccanismo di solidarietà all’interno dell’Unione stessa, che è assolutamente appropriato.
Anzi, da questo punto di vista devo dire che molti osservatori condividono l’idea
che i ministri delle Finanze europee e i capi di Stato e di governo europei siano
stati straordinariamente lenti nell’entrare in azione. Vale a dire che bisognava garantire
sei mesi fa la disponibilità, data 15 giorni fa, di acquistare un’emissione riservata
dei titoli greci, per assicurare un afflusso di riserve al governo greco. D.
– Tra l’altro, non c’è un’unanimità nell’Unione Europea nel caso degli aiuti alla
Grecia: per esempio la Germania chiede condizioni più severe… R.
– E’ questo che a me sembra francamente molto grave. La crisi finanziaria - che non
è nata in Europa, è nata in alcuni settori di mercato degli Stati Uniti - ha portato
in tutto il mondo conseguenze economiche. Con una crisi economica i governi, quello
greco come quello italiano, come quelli di tutto il mondo, anche nel Sud del mondo,
si sono trovati ad avere un Pil che si è ridotto: cioè le aziende hanno lavorato di
meno e dunque automaticamente i governi hanno incassato di meno, ma in questa situazione
sono aumentati i disoccupati e, dunque, la domanda d’interventi, come la cassa integrazione
in Italia e i sussidi di disoccupazione. La Grecia, che era più debole economicamente
rispetto ad altri governi europei o extraeuropei, si è trovata così nella posizione
di avere meno raccolta fiscale e più spesa per cercare di sostenere la domanda, di
sostenere l’occupazione e comunque il reddito delle famiglie in difficoltà. Questo,
unito probabilmente anche a una cattiva gestione amministrativa di molti anni, ha
creato evidentemente una tensione forte, fino a una situazione d’insostenibilità.