Usa: una sconfitta e una vittoria sull'aborto in Kansas e in Nebraska
Una decisione che indica che “qualcosa non va nel Kansas e in particolare in chi lo
governa”. È il severo giudizio espresso dai vescovi dello Stato americano sul recente
veto opposto dal Governatore Mark Parkinson a una proposta di legge rivolta a limitare
il ricorso all’aborto a gravidanza avanzata. L’attuale legge statale permette di praticare
aborti anche dopo la 20.ma settimana, quando il feto potrebbe sopravvivere fuori dal
grembo materno, nel caso di pericolo per la vita o la salute della madre. La proposta
di legge – riferisce l’agenzia Cns - introduceva l’obbligo per i medici che praticano
un’interruzione di gravidanza in fase avanzata di specificare il motivo del ricorso
a questa procedura particolarmente cruenta. Il Governatore Parkinson l’ha respinta
in quanto, a suo dire, si tratta di una “decisione privata” che “non può essere imposta
dalle autorità pubbliche”. Forte il commento della Conferenza cattolica del Kansas,
che era scesa in campo a sostegno del provvedimento. “Il Kansas si è conquistato la
fama di essere un luogo particolarmente ospitale per gli abortisti specializzati in
questi raccapriccianti aborti in fase avanzata che altri Stati non permettono”, afferma
una nota. “Esso è diventato la destinazione preferita di tutti coloro che vogliono
praticare un aborto dopo il limite massimo per una ragione qualsiasi: basta affermare
che un aborto a gravidanza avanzata è necessario per motivi medici senza dare ulteriori
spiegazioni”. Di segno opposto alla decisione del Governatore del Kansas è stata la
decisione di quello del Nebraska Dave Heineman che nei giorni scorsi ha invece firmato
due proposte di legge per regolamentare in modo più restrittivo l’aborto. La prima
prevede l’obbligo per i medici di sottoporre a screening preventivo le donne che chiedono
di interrompere la gravidanza per evitare successive complicanze fisiche e mentali.
La seconda proposta vieta di praticare aborti dopo la ventesima settimana dal concepimento,
limitando l’autorizzazione a superare questo limite solo ai casi accertati di rischio
di morte o di gravi danni fisici alla madre. Grande soddisfazione per il felice esito
dei due provvedimenti è stata espressa da Greg Schleppenbach, responsabile per la
pianificazione delle attività pro-vita della Conferenza cattolica del Nebraska che
insieme ad altri movimenti pro-vita ha contribuito alla loro stesura. (L.Z.)