Presentato ai Musei Vaticani l'Evangeliario di San Marco
Un’opera di grande valore artistico, un passo avanti nella conoscenza di uno dei capitoli
della storia della Chiesa. Si tratta dell’Evangeliario di San Marco, presentato ieri
ai Musei Vaticani. Il servizio di Alessandra De Gaetano:
Custodito
oltre il tempo e lo spazio da un rivestimento in argento dorato, che vanta la fattura
dell’oreficeria veneziana, raffigurante scene dell’evangelizzazione di San Marco,
l’Evangeliario del Santo - conteso per lungo tempo tra Venezia e Aquileia, che con
esso voleva attestare la fondazione della propria Chiesa da parte dell'evangelista
- rende testimonianza della venerazione di imperatori, sovrani e principi. Ritenuto
autografo nell’antichità, l’Evangeliario è stato assunto come reliquia dai fedeli,
che hanno apposto, a margine del testo, delle sottoscrizioni, vere e proprie richieste
di preghiere. Ascoltiamo Gilberto Ganzer, curatore dell’opera:
“Non
è solo un Evangeliario del VI secolo, come è stato dimostrato, e quindi non autografo,
non marciano, come la tradizione voleva, ma le sottoscrizioni hanno evidenziato veramente
un approccio con il mondo slavo e il mondo germanico. Ci sono più di un migliaio di
sottoscrizioni di principi cristiani di Bulgaria sia nel contesto della scena del
potere orientale che di quello occidentale”.
Un “liber
vitae”, - ha sottolineato Marco Bonocore, direttore della sezione archivi della Biblioteca
Apostolica Vaticana - che ci parla dell’evangelizzazione di San Marco fino al confine
con l’Oriente. Ascoltiamo il prof. Antonio Paolucci, direttore
dei Musei Vaticani:
“Marco - come sappiamo - muore ad Alessandria d’Egitto,
quindi la sua formazione, la sua presenza di evangelizzatore è soprattutto riferita
al mondo mediterraneo, greco-orientale, la sua lingua era il greco. Il significato
spirituale, di storia religiosa, è proprio questo. In effetti, Marco è stato uno di
quei seguaci di Cristo, di quegli evangelizzatori, che non si sono limitati a rimanere
nella parte mediterranea, asiatico-orientale dell’ecumene, ma hanno tentato come Pietro,
come Paolo, l’incursione fra i gentili”.