I vescovi argentini ribadiscono la loro posizione in difesa della famiglia
In Argentina gli oltre 70 vescovi riuniti in assemblea plenaria, la prima dell’anno
in corso, hanno pubblicato una dichiarazione per ribadire la posizione e gli insegnamenti
della Chiesa sulla questione del progetto di matrimonio fra persone dello stesso sesso,
in discussione al Parlamento. I presuli rilevano che “l’unione di persone dello stesso
sesso non possiede elementi biologici e antropologici che sono propri del matrimonio
e della famiglia”. In questo tipo di unione, proseguono, “manca la dimensione coniugale
e l’apertura alla trasmissione della vita”. Il matrimonio e la famiglia, invece, si
fondano proprio su questi elementi e perciò - osservano i vescovi argentini - si costituiscono
in “focolare per le nuove generazioni”. “Sin dal concepimento – aggiungono i presuli
- i bambini hanno il diritto inalienabile a svilupparsi nel grembo delle loro mamme
e a nascere e crescere nell’ambito naturale del matrimonio”. “Nella vita familiare
e nei rapporti con il padre e con la madre scoprono la loro identità e raggiungono
l’autonomia personale”. I vescovi argentini ribadiscono poi che “spetta alle autorità
politiche tutelare il matrimonio tra un uomo e donna con delle leggi assicurando così
la sua funzione insostituibile e il suo contributo al bene comune della società”.
Sono queste le ragioni che fanno dire ai vescovi argentini che se fosse concesso un
“riconoscimento legale all’unione tra persone dello stesso sesso, o fosse collocato
su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato commetterebbe
un errore entrando in contraddizione con i propri doveri”; alla fine non farebbe altro
che “alterare i principi della legge naturale e dell’ordinamento pubblico della società
argentina”. Nel documento si sottolinea poi che affermare “la differenza reale tra
uomo e donna, non è una discriminazione poiché la natura non discrimina . Perciò lo
stesso Codice civile quando esige il requisito di essere un uomo e una donna si limita
a “riconoscere una realtà naturale”. Poi i vescovi precisano ancora: “Le situazioni
giuridiche d’interesse reciproco tra persone del medesimo sesso possono essere sufficientemente
tutelate dal diritto comune”. Dunque, sarebbe un’ingiusta discriminazione, contraria
al matrimonio e alla famiglia, concedere al fatto privato “dell’unione tra persone
dello stesso sesso, uno statuto di diritto pubblico”. Appellandosi alla coscienza
dei legislatori affinché nelle loro prossime decisioni “tengano conto delle verità
fondamentali per il bene della patria e delle future generazioni”. “Il matrimonio
– concludono i presuli argentini - è un dono della creazione. Non esiste nessuna altra
realtà analoga con quale possa essere omologato”; il matrimonio “non è un’unione fra
due persone qualsiasi: ha le sue caratteristiche proprie e irrinunciabili in virtù
delle quali è la base della famiglia e della società”. (A cura di Luis Badilla)