2010-04-22 15:03:39

Bangkok: in piazza forze dell’ordine contro camicie rosse


In Thailandia, si alza la tensione politica. L’esercito ha ordinato alle camicie rosse, i sostenitori dell’ex premier Shinawatra, di lasciare il centro di Bangkok, occupato con numerosi presidi da tre settimane. Da parte loro i manifestanti hanno chiuso ogni dialogo e hanno minacciato di proseguire la protesta ad oltranza. A questo punto c’è il rischio che le proteste sfocino in violenze ben più gravi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Vecchia raggiunto telefonicamente a Bangkok:RealAudioMP3

R. - Va concretizzandosi, seguendo due filoni: un possibile intervento delle forze di sicurezza, in particolare dei militari, che ormai hanno la possibilità di sparare, e una risposta delle camicie rosse, che hanno trincerato il centro con pali di bambù acuminati, file di copertoni ed hanno armi a loro disposizione, molte armi bianche, ma anche armi convenzionali; il secondo filone è invece quello di un possibile conflitto civile. Già ieri questi tafferugli sono iniziati, quando nel pomeriggio e poi nella notte, alcuni gruppi di cittadini, contrari alle camicie rosse, sono intervenuti. Questo rischio va crescendo. Domani è prevista una manifestazione dei filogovernativi che vorrebbero portare in piazza 100 mila persone.

 
D. – Gli osservatori sperano sempre che il dialogo prenda il posto del confronto di piazza. C’è la possibilità che tra manifestanti e attuale governo riparta un qualche colloquio?

 
R. – E’ estremamente improbabile. Il governo ha chiuso le porte al dialogo, come lo hanno chiuso le camicie rosse. E il governo ha delegato la questione al comandante delle forze armate. Ci sono dei timidi tentativi da parte di gruppi della società civile e di partiti dell’opposizione per coinvolgere il re in una possibile soluzione della disputa. Questa mattina uno dei leader delle camicie rosse ha presentato una petizione alle Nazioni Unite, perché intervengano in funzione di paciere.

 
Sulle ragioni della crisi in Thailandia, la riflessione di Carlo Filippini, docente di Economia dello sviluppo all’Università Bocconi di Milano ed esperto di Asia orientale, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – L’ex primo ministro Thaksin, ora deposto e in esilio, dal 2001 con delle politiche ritenute anche populiste aveva però migliorato il tenore di vita delle classi più povere. Le classi urbane di Bangkok, i militari e i vecchi politici usciti dal gioco hanno preso un po’ la rivincita e da qui l’origine degli scontri.

 
D. – Che cosa rappresenta oggi in Thailandia la monarchia? Quale può essere il ruolo del monarca a questo punto? Il re, lo ricordiamo, è anziano e malato…

 
R. - Questo è il problema. Il monarca è probabilmente la figura più amata e più autorevole in tutta la Thailandia. Certamente una sua parola potrebbe calmare la situazione. Il problema è che ormai ha più di 82 anni ed è stato ricoverato negli ultimi mesi spesso per complicazioni polmonari. Tra l’altro da parecchi anni non vive a Bangkok e, con una certa probabilità, non ha tutte le complete informazioni sulla situazione attuale.

 
D. – Le camicie rosse hanno presentato una petizione all’Ufficio Onu di Bangkok per chiedere di inviare un contingente internazionale di monitoraggio. Che ruolo potrebbe avere e ci sono le basi per una tale missione?

 
R. - Non penso che l’Onu si muoverà in questa direzione. La mossa invece delle cosiddette camicie rosse è chiaramente un tentativo di coinvolgere l’opinione pubblica internazionale e di far pressione sull’attuale governo che è sostanzialmente un governo non eletto dal popolo.







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