Mons. Migliore: la comunità internazionale difenda valori e cultura dei popoli indigeni
La devastante crisi finanziaria ha duramente colpito anche le popolazioni indigene.
Tenendo conto di questo scenario, la Santa Sede ha esteso i propri programmi e progetti
per un globale miglioramento delle loro condizioni di vita. E’ quanto ha sottolineato
ieri l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, arcivescovo
Celestino Migliore, intervenendo a New York alla nona sessione del Forum dell’Onu
sulle questioni indigene. Il servizio di Amedeo Lomonaco: E’
incoraggiante constatare che dopo l’adozione della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli
Indigeni, nonostante la crisi e le difficoltà in alcuni settori, sono stati realizzati
“progressi promettenti" sulle questioni che riguardano queste popolazioni. Lodevoli
sforzi – ricorda l’arcivescovo Celestino Migliore - sono stati compiuti, in particolare,
“per preservare cultura e patrimonio” di tali popoli. Il cambiamento delle
politiche di sviluppo in favore del rispetto delle culture locali, comprese quelle
indigene, è atteso da tempo. Integrando cultura e sviluppo ci saranno indubbiamente
risultati efficaci. La Santa Sede – spiega il presule – sottolinea in particolare
“la dimensione dell’identità culturale” e considera fondamentale avere una visione
integrale “dello sviluppo che comporta il benessere di tutto l'uomo e di tutta la
comunità”. L’obiettivo dello sviluppo è indissolubilmente connesso alla lotta contro
la povertà e a stili di vita sostenibili. La visione tradizionale indigena di sviluppo
– fa notare l’arcivescovo Celestino Migliore - si concentra “sullo sviluppo umano
nella sua interezza” e considera sacri la terra e l’ambiente. Le risorse di cui dispone
l’uomo non devono essere ridotte a mere attività economiche. Oltre alla dimensione
economica, lo sviluppo deve prevedere anche elementi sociali, culturali e spirituali.
Devono essere rispettati – afferma il presule - “il desiderio di vivere in forte simbiosi
con la natura” e “la profonda coscienza religiosa” dei popoli indigeni. Sostenere
la cultura indigena non significa tornare sempre al passato, ma andare avanti mantenendo
valori e principi. Di fronte “alla modernizzazione, all'industrializzazione e all'urbanizzazione,
questi valori non devono essere trascurati”. Questo rende necessario promuovere la
comprensione e il rispetto della cultura indigena. I popoli indigeni – afferma
infine l’arcivescovo Celestino Migliore - devono essere in grado di scegliere la loro
lingua, praticare la loro religione, e partecipare attivamente nel plasmare la loro
cultura. Nel preservare il loro patrimonio culturale, “la promozione delle lingue
indigene e l'educazione interculturale è cruciale”. In questo spirito - conclude il
presule - la Santa Sede promuove centri di studio di lingue indigene, spesso a rischio
di estinzione. Ed è impegnata “nella promozione dello sviluppo culturale”,
finalizzato “all'arricchimento umano e spirituale delle popolazioni”.