La Chiesa cilena riflette sulle nuove sfide per il Paese nel dopo terremoto
I vescovi del Cile, ieri, al termine della loro 99.ma Assemblea plenaria in una dichiarazione
conclusiva hanno ribadito la loro gratitudine a Benedetto XVI per la sua costante
preoccupazione, e per le sue preghiere, più volte espresse, anche nella persona del
suo Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, dopo i luttuosi eventi causati
dal terremoto del 27 febbraio scorso. Al tempo stesso i presuli ringraziano il Papa
anche per il dono della statuetta della Madonna del Carmine, che ora presiede la Missione
continentale e che in queste ore si trova presso l’isola di Juan Fernàndez, la più
colpita dal maremoto. E sempre nel contesto dell’emergenza post-terremoto i vescovi
del Cile si soffermano a riflettere “sui pregi e sulle debolezze” che il popolo cileno
ha espresso in queste circostanze così drammatiche. Si è trattato di un momento, osserva
l’episcopato, che può servire per riflettere “sulla forma con la quale ci rapportiamo
con la famiglia, con le persone vicine” e dunque anche “sull’identità profonda del
Paese”. In linea con il magistero precedente, i vescovi del Cile tornano sul tema
centrale della pastorale di questi anni: fare del Paese una “tavola per tutti” per
affrontare così la grande questione “del debito sociale in sospeso”, in particolare
con i settori sociali più vulnerabili tra cui i poveri e i giovani. Nel ringraziare
tutti coloro che si sono prodigati volontariamente per portare soccorso, aiuto e sostegno
morale alle popolazioni colpite dal terremoto, tra cui i giovani cattolici, i presuli
si rivolgono alle nuove autorità della nazione per chiedere di non dimenticare mai
di “mettere al centro delle loro azioni la centralità della persona”, soprattutto
“coloro meno protetti così come i ceti medi”. Con l’auspico di grandi successi infine
i vescovi lanciano un appello a tutti i partiti, governo e opposizione, “a cercare
sempre, con rispetto, le strade migliori per rendere i sogni una realtà” del Paese.
Nel contesto delle celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza i vescovi cileno
chiedono ancora una volta un “indulto giubilare che benefici i carcerati che hanno
scontato già gran parte della condanna e abbiano dimostrato buona condotta, sono malati,
anziani e patiscono altre condizioni di vulnerabilità”. Con riferimento agli scandali
sugli abusi sessuali da parte di alcuni membri del clero, i presuli, in comunione
con il Santo Padre scrivono: “Vogliamo aderire ai chiari e fermi orientamenti del
Papa Benedetto XVI, al quale esprimiamo la nostra adesione di fronte alle accuse ingiuste
e false che ha ricevuto”. I vescovi dichiarano di voler riflettere continuamente su
questa delicata questione, e di procedere con trasparenza ed efficacia ogni volta
che sia necessario, come d’altra parte si fa già dal maggio 2003, e poi aggiungono:
“nel sacerdozio non c’è posto per chi abusa di un minorenne e non esiste nessun pretesto
che possa giustificare questo reato. Alle persone direttamente colpite e alle comunità
che in Cile hanno visto un proprio sacerdote essere motivo di scandalo, chiediamo
perdono e esortiamo tutti a comunicare questi fatti”. I presuli chiedono infine che
“questi fatti dolorosi non siano ostacolo per apprezzare con immensa gratitudine ciò
che lo Spirito Santo risveglia nel nostro Paese e nella nostra Chiesa: una primavera
di solidarietà e di fraternità e una grande speranza basata sull’incontro con Gesù
vivo, e ci trasforma in discepoli e missionari”. (A cura di Luis Badilla)